I luoghi più assurdi del mondo: l'Isola dei Serpenti in Brasile

Tra miti e realtà, l'Ilha da Queimada Grande ospita migliaia di serpenti velenosi e un ecosistema prezioso. Accessibile solo ai ricercatori, rappresenta un raro esempio di equilibrio tra pericolo, scienza e conservazione ambientale. L'isola dei serpenti è un patrimonio da proteggere.

I luoghi più assurdi del mondo: l'Isola dei Serpenti in Brasile - immagine di copertina

    Nell’Oceano Atlantico, a circa 35 km dalla costa di Peruíbe, si trova un’isola avvolta da miti, paura e fascino: Ilha da Queimada Grande, meglio conosciuta come Isola dei Serpenti. Questo piccolo lembo di terra, di appena 43 ettari, è uno dei luoghi più pericolosi (e affascinanti) del Pianeta. Non per la sua geografia impervia o per condizioni climatiche estreme, ma per l’incredibile densità di serpenti velenosi che la abitano. Si stima che, in alcune zone, ci sia fino a un serpente per metro quadrato. Ma perché esiste un posto così? E cosa ci insegna questo microcosmo letale ma unico? In questo articolo esploriamo i misteri dell’isola, le sue implicazioni ambientali e il delicato equilibrio tra conservazione e rischio.

    La vipera lanceolata dorata

    isola dei serpenti

    La protagonista indiscussa dell’isola è la Bothrops insularis, una specie di vipera presente solo qui. Si è evoluta in isolamento ed ha quindi sviluppato caratteristiche straordinarie: è più agile dei suoi parenti continentali e il suo veleno è tra i più potenti al mondo, capace di liquefare i tessuti delle prede più piccole in pochi istanti. L’assenza di predatori e l’arrivo occasionale di uccelli migratori hanno reso questi serpenti maestri dell’agguato, sfruttando gli alberi come piattaforme di caccia. La loro letalità non è fine a se stessa: è frutto di una selezione naturale spinta al massimo, in un ambiente dove sopravvivere ha voluto dire essere rapidi, precisi e invisibili. La sopravvivenza della vipera è uno dei motivi per cui l’isola dei serpenti è considerata un tesoro biologico da proteggere.

    L’accesso vietato

    isola dei serpenti

    Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, l’isola non è un’attrazione turistica. Dal 1985, l’accesso è vietato a civili e permesso solo a ricercatori autorizzati, accompagnati da personale medico e militare. Questo isolamento ha alimentato leggende metropolitane: si racconta di faristi scomparsi, di serpenti più intelligenti e di tesori nascosti. Ma la realtà è ben più interessante: l’isola è un laboratorio vivente per studiosi di evoluzione, tossicologia e conservazione. L’ultimo faro è oggi automatizzato, e l’unica presenza umana è quella saltuaria dei biologi e della Marina brasiliana. Anche per questo motivo, l’Isola dei Serpenti è diventata un esempio unico di area off-limits in nome della scienza.

    Il paradosso del veleno

    La vipera lanceolata dorata è classificata come specie in pericolo critico di estinzione dalla IUCNUnione Mondiale per la Conservazione della Natura. La sua sopravvivenza è minacciata dal bracconaggio (alcuni esemplari valgono decine di migliaia di dollari sul mercato nero) e dal cambiamento climatico. Nonostante l’accesso all’Isola dei Serpenti sia vietato, infatti, bracconieri esperti, sfruttando momenti di sorveglianza ridotta e la conoscenza della costa, riescono occasionalmente a sbarcare clandestinamente. La domanda da parte di privati e centri di ricerca non autorizzati alimenta ulteriormente questo traffico.

    Il veleno di questa specie potrebbe contenere la chiave per trattamenti medici innovativi, in particolare per patologie cardiovascolari. Proprio per questo, diversi istituti di ricerca stanno studiando i suoi effetti su cellule umane, con risultati promettenti. Un perfetto esempio di come la natura, anche nei suoi aspetti più estremi, possa offrire risposte preziose alla scienza. L’isola dei serpenti è oggi anche un simbolo di quanto la biodiversità, anche quella più temuta, possa avere un valore terapeutico.

    L’ecosistema da proteggere

    isola dei serpenti

    Il microclima dell’isola e la sua posizione geografica ne fanno un habitat unico, con una biodiversità sorprendente nonostante le dimensioni ridotte. La vegetazione è composta da foreste tropicali, radure e aree rocciose, e l’ambiente marino circostante è altrettanto ricco, ospitando barriere coralline e una fauna ittica diversificata. Sempre dal 1985, inoltre, l’isola è stata designata come Area di Rilevante Interesse Ecologico (ARIE), con programmi di monitoraggio per tutelarne l’equilibrio naturale. La sfida è trovare un punto d’incontro tra tutela ambientale, ricerca scientifica e controllo delle minacce esterne, umane e climatiche.

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