Kareishu: l'odore dei nonni che si sviluppa dopo i 30 anni

Il kareishu è l’odore legato all’invecchiamento dovuto alla degradazione degli acidi grassi della pelle. Compare dopo i trent’anni e diventa riconoscibile con il tempo. Non è necessariamente sgradevole e la percezione sociale incide più della realtà biologica. Igiene, ambiente sano e stile di vita attivo aiutano a limitarlo.

Kareishu: l'odore dei nonni che si sviluppa dopo i 30 anni - immagine di copertina

    Esistono trasformazioni del corpo che avvengono silenziosamente, eppure lasciano nell’aria una traccia sottile. L’odore che colleghiamo alle persone anziane è proprio uno di questi. Non è un sentore che si manifesta all’improvviso né è necessariamente sgradevole, ma resta impresso nella memoria culturale e personale. In molte lingue esistono parole e modi di descriverlo, ma il Giappone gli ha dato un nome preciso, kareishu, trasformandolo in fenomeno sociale prima ancora che biologico. Questa questione tocca temi profondi, perché coinvolge l’identità, lo scorrere del tempo, il rapporto con chi invecchia e l’immagine di come potremmo trasformarci noi stessi. Prima di addentrarci nell’aspetto scientifico, è utile considerarlo da questo punto di vista, dove ricordi, consuetudini familiari e sensibilità si fondono. L’odore della pelle, dei tessuti, delle case può diventare un segnale emotivo ancora prima che chimico, alimentando percezioni spesso più culturali che reali.

    Cos’è il kareishu

    kareishu

    Kareishu è il termine giapponese che indica l’odore corporeo legato all’età avanzata. Le ricerche hanno collegato questo aroma alla presenza maggiore di una molecola chiamata 2-nonenale, un’aldeide che si forma quando alcuni acidi grassi della pelle si degradano. Questo processo deriva dall’ossidazione degli omega-7, che normalmente proteggono i tessuti cutanei. L’odore che ne deriva viene descritto come misto tra erba secca, umidità e cera, con richiami alla birra invecchiata o ai libri antichi. Non tutti gli scienziati concordano sulla centralità del 2-nonenale, ma diversi studi hanno mostrato che esiste una componente olfattiva riconoscibile negli individui più anziani. Va inoltre considerato che ghiandole sebacee e sudoripare cambiano attività nel corso della vita e questo incide sulla quantità di sostanze disponibili per l’azione dei batteri cutanei.

    Quando inizia e come si misura

    Il cambiamento può iniziare già dopo i trent’anni, ma diventa più evidente tra i quaranta e i cinquanta, intensificandosi con l’età. La percezione non dipende solo dalla quantità di sudore o sebo ma dalla variazione chimica delle sostanze coinvolte. Alcuni studi hanno raccolto campioni di sudore ascellare con tessuti assorbenti indossati durante il sonno e poi valutati da volontari bendati. I risultati hanno mostrato che gli odori delle persone anziane sono meno intensi di quelli dei giovani uomini e delle persone di mezza età, ma più facilmente riconoscibili per la loro specificità. Non esiste una misurazione standardizzata valida per tutti, perché incidono fattori come dieta, microbiota cutaneo, igiene, genetica e stato di salute. L’identificazione olfattiva dell’età appare possibile in modo intuitivo e inconscio.

    Percezione sociale

    L’odore dei nonni viene spesso caricato di significati negativi più per stigma che per realtà sensoriale. In Giappone il termine kareishu è entrato nel linguaggio pubblicitario e alcuni prodotti promettono di contrastarlo come fosse un difetto. In altri contesti la reazione dipende dal luogo e dalla relazione con chi lo emana. Una fragranza neutra o leggermente dolciastra in una casa di riposo può essere percepita come fastidiosa, mentre la stessa nell’ambiente domestico familiare può risultare innocua o addirittura rassicurante. Alcune ricerche hanno mostrato che il giudizio peggiora quando viene dichiarata l’origine anziana dell’odore, mentre diventa neutro quando l’informazione non è data. L’aspetto culturale quindi pesa più dell’intensità reale e va distinto dalla dimensione biologica.

    Cosa si può fare nella pratica

    kareishu

    Non si può eliminare del tutto un processo legato al naturale invecchiamento, ma è possibile ridurne l’impatto. L’attività fisica costante favorisce la circolazione e limita l’accumulo di sostanze ossidate. Una dieta ricca di frutta, verdura e antiossidanti rallenta la degradazione degli acidi grassi. Lavaggi regolari con detergenti delicati e idratazione della pelle aiutano a riequilibrare la barriera cutanea. Arieggiare gli ambienti, lavare indumenti e tessuti domestici anche quando non sembrano sporchi limita la persistenza degli odori. Restare socialmente attivi e in buona salute riduce il rischio che malattie croniche o infiammazioni alterino il profumo naturale del corpo. Mascherare con profumi intensi non è una soluzione efficace perché le molecole responsabili si legano ai recettori nasali anche in presenza di fragranze sovrapposte. Il kareishu non è un marchio sgradevole ma un segno sottile dell’evoluzione del corpo e la sua percezione dipende quanto dalla chimica quanto dal contesto culturale. Comprenderne le cause aiuta a superare tabù e generalizzazioni e offre strumenti concreti per gestirlo senza vergogna. L’odore dell’età può diventare parte di una nuova consapevolezza, non un pretesto di giudizio.

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