
Immagina di scegliere di chiuderti in una stanza e tagliare i ponti con il mondo esterno. Niente scuola, niente lavoro, nessun contatto diretto con amici o familiari, per mesi o addirittura anni. Questa è la realtà degli hikikomori, un fenomeno nato in Giappone che ha superato i confini culturali, diffondendosi un po’ in tutto il mondo e arrivando anche in Italia.
Non è solo una moda o una ribellione adolescenziale, ma un problema complesso che coinvolge principalmente giovani e, sempre più spesso, adulti. Dietro a questa scelta estrema di isolamento si nascondono pressioni, ansie e una società che chiede troppo.
Scopriamo allora che cosa vuol dire essere hikikomori, perché succede e cosa si può fare per affrontarlo.
Che significa essere hikikomori
Il termine hikikomori significa letteralmente “stare in disparte” o “ritirarsi” ed è utilizzato per descrivere chi si isola volontariamente dalla società. Il fenomeno è stato individuato per la prima volta negli anni Novanta in Giappone, un Paese caratterizzato da un’elevata pressione sociale, scolastica e lavorativa. Da allora, il comportamento si è diffuso in altri Paesi, adattandosi alle dinamiche culturali locali.
Gli hikikomori tendono a vivere chiusi nella propria stanza, senza uscire o interagire con il mondo esterno, se non tramite internet o altre attività individuali come leggere, guardare film o giocare ai videogiochi. La durata dell’isolamento varia da alcuni mesi a diversi anni. Una caratteristica distintiva è la scelta volontaria di questo ritiro, che differenzia gli hikikomori da chi è isolato per cause esterne, come malattie o povertà.
L’isolamento sociale volontario è accompagnato da sentimenti di inadeguatezza, ansia e spesso da un senso di fallimento rispetto alle aspettative personali e sociali. Sebbene il fenomeno sia nato in Giappone, oggi è riconosciuto a livello globale come una condizione sociale e psicologica complessa.
Quali sono le cause di questo isolamento estremo
Le cause che portano a diventare hikikomori sono molteplici e spesso intrecciate tra loro. Tra le principali troviamo:
- Pressioni sociali e familiari. In società altamente competitive, come quella giapponese, gli individui possono sentirsi schiacciati dalle aspettative accademiche e professionali. Anche in altre parti del mondo, il timore di non essere all’altezza può spingere alcune persone a isolarsi.
- Bullismo e difficoltà relazionali. Molti hikikomori hanno vissuto episodi di bullismo o esperienze negative nelle relazioni sociali. Questo li porta a sviluppare un senso di sfiducia verso gli altri e a preferire l’isolamento.
- Problemi psicologici. Ansia, depressione, disturbi della personalità o traumi emotivi possono favorire l’adozione di comportamenti di ritiro sociale.
- Ruolo della tecnologia. Internet e i videogiochi, sebbene non siano la causa diretta, possono amplificare il fenomeno. Per molti hikikomori, rappresentano un modo per vivere una realtà alternativa e meno impegnativa rispetto alla vita reale.
Questi fattori, spesso combinati, creano un terreno fertile per il ritiro sociale. È importante sottolineare che ogni caso è unico e richiede un’analisi approfondita delle motivazioni individuali.
Chi ne è principalmente colpito
Il fenomeno degli hikikomori colpisce principalmente giovani e adolescenti, solitamente tra i 14 e i 30 anni. La fase adolescenziale è particolarmente vulnerabile, poiché coincide con un periodo di cambiamenti fisici, psicologici e sociali. Durante questa età, le aspettative familiari e scolastiche possono risultare particolarmente difficili da gestire, favorendo il ritiro.
Tra i giovani, sono spesso i ragazzi ad essere più colpiti rispetto alle ragazze, anche se negli ultimi anni il fenomeno si sta estendendo sempre più a entrambi i generi. Gli hikikomori tendono a provenire da famiglie in cui si riscontra un alto livello di protezione o aspettative molto elevate. Tuttavia, l’isolamento non dipende solo dall’ambiente familiare, ma anche da una combinazione di fattori psicologici e culturali.
Questa fascia d’età è anche quella che maggiormente utilizza strumenti digitali, come videogiochi e social media, che possono contribuire a mantenere il distacco dalla realtà. Nonostante il fenomeno sia ancora associato principalmente ai giovani, l’isolamento sociale volontario si verifica anche in altre fasce d’età.
Esistono hikikomori adulti?
Nonostante il fenomeno sia spesso associato ai giovani, in Giappone e in altre parti del mondo si osserva un numero crescente di hikikomori adulti. In molti casi, l’isolamento iniziato in adolescenza persiste per anni, diventando una condizione cronica. Tuttavia, ci sono anche adulti che iniziano a isolarsi in età più avanzata, spesso in seguito a eventi come la perdita del lavoro, il fallimento di relazioni personali o un senso di alienazione dalla società.
Gli hikikomori adulti sono meno comuni e meno visibili rispetto ai giovani, poiché non sono più inseriti in contesti scolastici o lavorativi. Questo rende più difficile identificarli e intervenire. Alcuni si affidano esclusivamente alla tecnologia per mantenere un contatto minimo con il mondo esterno, mentre altri si isolano completamente.
Per gli adulti, le cause sono spesso legate a fallimenti percepiti, come l’incapacità di raggiungere obiettivi professionali o familiari. L’intervento su questa fascia d’età è particolarmente complesso, poiché richiede un supporto psicologico e sociale mirato per rompere un isolamento spesso radicale.
La situazione in Italia
In Italia, il fenomeno degli hikikomori è in aumento, con decine di migliaia di casi stimati. Le ricerche più recenti indicano che oltre 50.000 giovani potrebbero vivere in isolamento sociale volontario, anche se il dato reale potrebbe essere più elevato considerando la difficoltà nel rilevare questi casi.
Il fenomeno si sta diffondendo soprattutto tra gli adolescenti, ma interessa anche giovani adulti. In Italia, le pressioni scolastiche e le difficoltà relazionali sono tra le principali cause di isolamento. Inoltre, la pandemia di COVID-19 ha contribuito ad aggravare la situazione e ha favorito comportamenti di ritiro sociale.
Le associazioni come Hikikomori Italia lavorano per sensibilizzare l’opinione pubblica e fornire supporto alle famiglie. Tuttavia, il fenomeno rimane sottovalutato dalle istituzioni e poco conosciuto dal grande pubblico, rendendo difficile un intervento efficace su larga scala.
Cosa fare per aiutare un hikikomori
Se vivi con un hikikomori e vorresti fare qualcosa per cercare di aiutarlo, sappi che dovrai procedere in modo delicato e graduale. È fondamentale evitare di forzare la persona a uscire dalla propria stanza o a riprendere bruscamente una vita sociale, poiché questo può peggiorare la situazione.
- Supporto psicologico. Un percorso terapeutico mirato può aiutare a individuare le cause profonde del ritiro sociale e a sviluppare strategie per affrontarle.
- Coinvolgimento della famiglia. I familiari devono essere formati per comprendere il fenomeno e supportare la persona senza pressioni inutili. È importante creare un ambiente familiare sereno e privo di giudizi.
- Reinserimento graduale. Attività sociali o lavorative devono essere reintrodotte in modo lento e rispettoso dei tempi della persona.
- Supporto online. Alcuni hikikomori trovano più facile aprirsi inizialmente tramite internet. Piattaforme di supporto online possono rappresentare un primo passo verso il recupero.
Affrontare il fenomeno richiede tempo e risorse, ma con l’aiuto adeguato è possibile favorire un reinserimento nella società e migliorare la qualità della vita degli hikikomori.