I luoghi più assurdi del mondo: il Lago di Resia e Curon

Il Lago di Resia, in Alto Adige, è un bacino artificiale nato nel 1950 che ha sommerso l’antico borgo di Curon. Il suo campanile è diventato un simbolo di memoria storica e paesaggistica. Oggi il lago è al centro di progetti per un turismo sostenibile e una gestione più integrata del territorio.

I luoghi più assurdi del mondo: il Lago di Resia e Curon - immagine di copertina

    C’è un lago in Alto Adige che ha qualcosa di profondamente surreale. Si chiama Lago di Resia, ed è celebre per un dettaglio fuori dal comune: al centro delle sue acque azzurre spunta un campanile romanico in pietra, l’unica parte visibile di un antico paese, Curon Vecchia, sommerso nel 1950 per far spazio a un bacino artificiale. La sua sagoma emerge solitaria d’inverno tra i ghiacci, mentre in estate si riflette nelle acque calme. Non è solo una meta da cartolina: è il simbolo di una ferita storica, di un’intera comunità costretta a ricominciare da zero, e al tempo stesso di un paesaggio che ha saputo reinventarsi.

    Oggi il Lago Resia è al centro di progetti turistici, culturali e ambientali, ed è diventato un caso emblematico su come gestire la memoria di un luogo in modo sostenibile. In questo articolo, ripercorriamo la storia del lago, i motivi che hanno portato alla sommersione di Curon e le prospettive future per questo territorio al confine tra Italia, Austria e Svizzera.

    La storia del Lago Resia e la sommersione di Curon

    Il Lago Resia, o Reschensee in tedesco, si trova a 1.498 metri di altitudine, in Val Venosta, nella parte occidentale della provincia di Bolzano. Fino agli anni Cinquanta, in questa valle c’erano due laghi naturali più piccoli: il lago di Resia e quello di Curon. In seguito alla decisione di costruire una diga idroelettrica per la produzione di energia, vennero unificati i due bacini e innalzato il livello dell’acqua di oltre 20 metri.

    Questo comportò la sommersione totale del paese di Curon Vecchia. Nonostante le proteste degli abitanti, circa 160 case e 677 ettari di terreni agricoli vennero sommersi. L’unico edificio a resistere fu il campanile della chiesa, costruito nel XIV secolo e oggi simbolo del lago.

    La costruzione della diga fu portata avanti dalla società energetica Montecatini. Il progetto fu avviato già durante l’Impero austro-ungarico, proseguito sotto il Fascismo (con concessione Montecatini del 1939) e ripreso dopo la guerra. La decisione venne calata dall’alto, con poca trasparenza e scarsi risarcimenti. Gli abitanti furono costretti a trasferirsi più a monte, dando vita a un nuovo centro abitato: l’attuale Curon Venosta.

    Oggi il Lago di Resia è un invaso artificiale che produce energia idroelettrica, ma anche un esempio di come un paesaggio possa trasformarsi in una narrazione collettiva. Il campanile affiorante non è solo un richiamo visivo: è un monito contro la cancellazione forzata delle identità locali.

    Turismo, valorizzazione e impatto ambientale

    Nel corso degli anni, questo luogo ha saputo reinventarsi. Oggi è una delle mete più fotografate del Trentino-Alto Adige, frequentata da appassionati di escursionismo, cicloturismo e sport invernali. Attorno al lago si snoda una pista ciclabile panoramica, mentre d’inverno il ghiaccio spesso permette di camminare fino al campanile. Ma l’elemento più interessante è come la località abbia saputo intrecciare turismo e memoria.

    Nel 2020, una temporanea riduzione del livello del lago ha riportato alla luce resti del vecchio paese, suscitando grande interesse mediatico e turistico. Questo ha riacceso il dibattito sulla gestione del territorio e su come valorizzare in modo sostenibile un luogo che ha subito un trauma collettivo. Il Museo Alta Val Venosta, ad esempio, ospita una sezione dedicata alla storia sommersa di Curon, con testimonianze degli ex abitanti e materiali d’archivio.

    Dal punto di vista ambientale, l’invaso ha ovviamente modificato profondamente l’equilibrio idrologico e gli habitat locali. Le acque stagnanti del lago artificiale hanno cambiato la biodiversità della zona rispetto ai due laghi naturali originari. Negli ultimi anni sono stati avviati monitoraggi più puntuali e progetti di tutela della fauna e della flora alpina.

    Un luogo assurdo del nostro Paese, quindi, che necessiterà sempre di più di una corretta integrazione tra produzione energetica, turismo responsabile e memoria. Un equilibrio non scontato, ma che può trasformare una ferita del passato in un esempio compiuto di sostenibilità culturale e ambientale.

     

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