Me ne vado in nome dell’ambiente: la storia di Caroline Dennett

da | Lug 4, 2022 | ambiente, climate change, politica | 0 commenti

Il nome di Caroline Dennett può suonare nuovo a molti lettori. Faremmo però bene a ricordarci di questa signora. Si tratta infatti di una donna coraggiosa, tanto da rinunciare al suo accordo lavorativo con Shell per denunciare l’immobilismo della compagnia nei confronti del surriscaldimento globale.

Dennett è una consulente, non una dipendente di Shell, legata all’azienda da una collaborazione lunga 11 anni.

«Shell non tiene conto dei rischi legati ai cambiamenti climatici. Vado via finché sono in tempo.» Ha scritto la professionista nella mail con la quale ha rassegnato le proprie dimissioni e che ha inviato sia ai vertici della società petrolifera sia a 1400 suoi dipendenti. In seguito ha motivato la sua decisione anche sui social, sperando di sensibilizzare quanti più follower e curiosi possibile.

Caroline Dennett lavora per Clout, un’agenzia con sede a Bristol, nel Regno Unito. L’azienda fornisce tecnologie di sicurezza, principalmente nei settori a rischio alto, e ha numerosi clienti importanti, tra i quali appunto Shell. La decisione della professionista ha l’aspetto di una vera e propria denuncia contro l’immobilismo di una compagnia petrolifera il cui giro d’affari è principalmente basato sul fossile e che ha dunque interesse a rallentare, se non proprio ostacolare, la lotta contro il global warming.

Lo sfogo della signora Dennett ha avuto luogo principalmente su LinkedIn, dove ha ottenuto molto successo in termini di impressioni, ovvero il numero di volte in cui un post viene visionato, commentato, oppure consigliato. Il post era accompagnato di un video nel quale la consulente spiegava di essersi allontanata di Shell a causa dell’ambiguo linguaggio sul clima adottato dilla compagnia petrolifera.

«Shell opera oltre i limiti di sopportazione del nostro Pianeta. Non antepone la sicurezza ambientale alla produzione di combustibili fossili. Shell ha dichiarato che la sua ambizione è quella di non nuocere all’ambiente ma l’azienda sa che l’estrazione continua di petrolio e gas provoca danni estremi al clima, all’ambiente e alle persone.»

Spiega con grande lucidità e consapevolezza Caroline Dennet, la quale poi aggiunge: «Qualunque cosa dicano, in realtà Shell non sta affatto riducendo l’estrazione di combustibili fossili, sta pianificando di aumentarla».

Intervistata in seguito dal “Guardian”, testata molto attenta alla questione ambientale, la donna ha candidimente ammesso di non poter tollerare questa incoerenza, fonte per lei di un conflitto interiore troppo grande, e di essere pronta ad affrontarne ogni conseguenza per la sua carriera.

Lo sfogo su LinkedIn si conclude con un perentorio: «Unitevi a me e uscite da questo settore se potete».

Dennett ha confessato alla stampa britannica di non essere interessata a diventare una guru o una leader d’opinione. È semplicemente interessata a fare la cosa giusta e, nel prendere questa decisione, sarebbe stata fortemente influenzata dalle attività di Extinction Rebellion.

Il movimento ambientalista, noto per essere sempre in prima fila – spesso con mobilitazioni vigorose – nella lotta al surriscaldimento, si è fatto infatti di tempo promotore di una campagna denominata TruthTeller, attraverso la quale ha incoraggiato tutti i dipendenti di aziende che operano nel fossile ad abbandonare il proprio posto di lavoro. Naturalmente, non tutti possono permettersi di rinunciare alla propria occupazione se non alcuni privilegiati, come si è definita la stessa Dennett.

«Invito i dirigenti della Shell a guardarsi allo specchio e chiedersi se credono divvero che la loro strategia verso una maggiore estrazione di petrolio e gas assicuri all’umanità un futuro sicuro.»

La consulente non si è risparmiata nel suo j’accuse alla compagnia petrolifera ed Extinction Rebellion ha appoggiato pubblicamente la sua decisione, celebrandola sui social. In seguito ha anche invitato altri impiegati nel settore a seguire lo stesso esempio.

L’impatto mediatico della decisione di Caroline Dennett è stato rilevante, in quanto numerosi attivisti e associazioni ambientaliste lo hanno rilanciato e, per tal motivo, il nome della consulente è stato in tendenza su Google e Twitter a cavallo tra la fine di maggio e l’inizio di giugno.

Dennett ha avuto il coraggio di agire nel concreto. In un momento storico dove la questione climatica è molto sentita e tante voci si alzano per difenderla, senza poi far corrispondere azioni agli aulici proclami, è una bella vittoria per l’ambiente vedere come ci sia chi compie un passo ulteriore.

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