
Un ventottenne di Brunico è morto per overdose da nitazeni, una delle droghe più potenti e pericolose mai arrivate in Europa. È il primo caso accertato in Italia e segna l’ingresso nel Paese di un nuovo oppioide sintetico capace di superare di decine di volte la forza del fentanyl. L’indagine della Procura di Bolzano, ha svelato un mercato sotterraneo che si muove attraverso il dark web, con sostanze acquistate in criptovalute e spedite da laboratori esteri. Il giovane, trovato senza vita in un’azienda, sembrava vittima di un malore improvviso, finché mesi di analisi del RIS di Roma non hanno rivelato la causa reale: un composto chiamato n-pirrolidin protonitazepyne, appartenente alla famiglia dei nitazeni, responsabile dell’arresto cardiaco. Dietro quella morte c’è il segnale di un’emergenza che sta assumendo dimensioni globali.
L’evoluzione letale degli oppioidi sintetici
I nitazeni non nascono come droghe di strada. Furono sviluppati negli anni Cinquanta nei laboratori della Ciba-Geigy come analgesici sperimentali, ma mai immessi sul mercato per l’elevato rischio di dipendenza e overdose. Per decenni rimasero dimenticati, finché le restrizioni sulla produzione di fentanyl spinsero i laboratori clandestini a riscoprirli. Alcuni derivati, come l’isotonitazene o l’etazene, risultano fino a sessanta volte più potenti del fentanyl e centinaia di volte più della morfina. Agiscono sugli stessi recettori cerebrali degli altri oppioidi, ma con una rapidità devastante: bastano microgrammi per indurre euforia, sedazione profonda o arresto respiratorio. Questa potenza estrema, unita alla difficoltà di dosaggio, rende i nitazeni imprevedibili e letali anche per chi ha esperienza con altre sostanze.
Il caso di Brunico: quando l’allarme diventa realtà
Il 10 settembre 2024, il corpo del ventottenne viene trovato accanto a frammenti di stagnola, tipici dell’assunzione di sostanze fumate. Gli investigatori scoprono che aveva assunto un oppioide sintetico acquistato online. Le analisi tossicologiche confermano la presenza del n-pirrolidin protonitazepyne, molecola mai rinvenuta prima in Italia. L’operazione condotta dai Carabinieri di Brunico porta all’arresto di un ventinovenne, accusato di aver importato e ceduto la sostanza, acquistata su piattaforme nascoste del dark web. Dalle indagini emergono spedizioni provenienti da Grecia, Polonia e Regno Unito, e la Procura parla di trentacinque segnalazioni legate alla stessa molecola in Alto Adige.
Un pericolo invisibile
I nitazeni rappresentano un incubo per i tossicologi. Non vengono rilevati dai test di laboratorio standard, poiché le loro formule chimiche cambiano di continuo. Questo significa che molte intossicazioni potrebbero passare inosservate, classificate come malori o arresti cardiaci improvvisi. Durante il congresso della Società Italiana di Tossicologia, gli esperti hanno sottolineato come l’abuso di questi composti stia crescendo in tutta Europa e come il naloxone, il farmaco utilizzato per contrastare overdose da eroina o fentanyl, risulti meno efficace contro i nitazeni. Servono dosi molto più elevate per annullarne gli effetti, e spesso il tempo disponibile è troppo breve.
La risposta della scienza e delle istituzioni
Gli esperti parlano di una vera emergenza sanitaria globale. I nitazeni possono essere mescolati ad altre droghe, nascosti in pillole contraffatte o venduti come farmaci, rendendo quasi impossibile riconoscerli. Per affrontare la minaccia servono strategie di riduzione del danno, strumenti di analisi rapida e una rete di centri antiveleni capace di individuare nuove sostanze in tempo reale. In Italia, la Sitox chiede un potenziamento dei controlli e una campagna di sensibilizzazione nazionale. Il caso di Brunico non è solo una tragedia individuale, ma il primo segnale di una crisi che rischia di esplodere silenziosamente. Fermarla richiederà una collaborazione tra scienza, sanità e forze dell’ordine, prima che la prossima dose diventi un’altra notizia di cronaca.