Nosferatu di Robert Eggers è nelle sale italiane: la nostra recensione

da | Gen 17, 2025 | I consigli di managaia.eco, vivere green | 0 commenti

Andrò subito al punto: Nosferatu (2024) a me è piaciuto e parecchio. Lo premetto, dato che ho sentito, fino ad ora, pareri piuttosto discordanti e la cosa non mi stupisce. La versione Eggersiana di Nosferatu è un’opera per certi versi straordinaria. Il racconto dell’amore ossessivo del Conte Orlok verso la sua Ellen (Mina nel romanzo) si riverbera in ogni fotogramma. Prospettive che sembrano modificarsi e ingannare gli occhi; colori che scelgono come, quando e sui chi posarsi; fotografia fumosa, ammaliante e gotica così come gotica è l’ambientazione: tutto fa da sfondo al vampiro più famoso della letteratura. Un uomo potente, crudele, orribile ma allo stesso tempo irresistibilmente magnetico. Ognuno di questi aspetti è un metalinguaggio che si esprime magnificamente nella pellicola.

Ad aiutare l’illusione c’è la meticolosa ricostruzione dei dettagli che imbambola lo spettatore allo schermo. Abiti, luoghi, antiche tradizioni, lingue. Le due ore scorrono veloci, con un primo tempo che crea bene le premesse per una seconda parte più in linea con il linguaggio di un horror classico. Una nota di merito a tutti gli attori, in particolare alla bravura della giovane Lily-Rose Depp e al protagonista Bill Skarsgård (Nosferatu) che, nonostante il trucco abbondante, non ci fa mancare la sua carismatica interpretazione, punteggiata di omaggi agli attori che in passato hanno interpretato lo stesso ruolo.

I precedenti Nosferatu e le origini letterarie

Nosferatu deve la sua fama al classico del 1922 diretto da F.W. Murnau, un capolavoro del cinema espressionista tedesco, che trasformò il romanzo Dracula di Bram Stoker in una delle più celebri pellicole horror mute. Nonostante problemi legali con gli eredi di Stoker, il film sopravvisse come un’opera di culto. Nel 1979, Werner Herzog ne offrì una rilettura intensa con Nosferatu il principe della notte, espandendo il mito del vampiro tragico. Nel 1992, Francis Ford Coppola portò sul grande schermo Dracula di Bram Stoker, una sontuosa rivisitazione che rimase fedele al romanzo originale, ma con una forte impronta visiva e narrativa che esplorava il lato passionale e romantico della storia.

Questi film si rifanno indirettamente a Dracula, pubblicato da Stoker nel 1897, e ispirato a sua volta al folklore balcanico e alla figura storica di Vlad l’Impalatore. Tuttavia, l’origine stessa del nome Nosferatu è controversa e si ritiene derivi da una distorsione linguistica della parola greca “nosophoros” (portatore di malattie).

Robert Eggers e il cinema visionario

Robert Eggers si è affermato come uno dei registi più visionari del panorama contemporaneo, grazie a opere come The Witch (2015), The Lighthouse (2019) e The Northman (2022). I suoi film si distinguono per una cura maniacale ai dettagli storici, una fotografia immersiva e un’atmosfera che mescola inquietudine e bellezza. In Nosferatu, Eggers combina il suo stile viscerale con l’eredità di un mito cinematografico, esplorando temi di ossessione, desiderio e orrore gotico.

Il rapporto tra Eggers e gli Skarsgård

Eggers ha già collaborato con Alexander Skarsgård ne The Northman, dove l’attore svedese ha offerto una performance intensa e fisicamente trasformativa. In Nosferatu, Eggers lavora con il fratello minore, Bill Skarsgård, noto per il ruolo del clown Pennywise nei film di It. Bill è stato scelto per interpretare il ruolo del vampiro titolare. La collaborazione tra Eggers e gli Skarsgård sembra consolidarsi come una sinergia creativa di grande impatto.

Gli attori protagonisti

Accanto a Bill Skarsgård e Lily-Rose Depp, il cast include anche attori del calibro di Willem Dafoe, un collaboratore abituale di Eggers, che aggiunge ulteriori sfumature a questa rivisitazione cinematografica. Dafoe ha già interpretato una versione del conte Orlok in L’ombra del vampiro (2000), creando una curiosa sovrapposizione di ruoli e significati. Bravi anche Nicholas Hoult nel ruolo di Thomas Hutter, Emma Corrin (Anna Harding), Simon McBurney (Sig. Knock), Aaron Taylor-Johnson: (Friedrich Harding).

Nosferatu: Conclusioni

Il film è da vedere, un’opera tecnica e di passione che lascia comunque lo spettatore con qualcosa da aggiungere al proprio bagaglio di emozioni cinematografiche, ed è da vedere al cinema.

Tag: cinema

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