Perché l’Africa chiede di correggere la mappa del mondo?

L'Unione Africana lancia la campagna "Correct The Map" per sostituire la distorsiva proiezione di Mercator con la più fedele Equal Earth, restituendo all'Africa il suo giusto posto sulle carte geografiche.

Perché l’Africa chiede di correggere la mappa del mondo? - immagine di copertina

    Che forma ha il mondo? E soprattutto: chi ha deciso come rappresentarlo? Per secoli, la nostra percezione geografica è stata modellata dalla proiezione di Mercator, una mappa tanto comoda per i navigatori del XVI secolo quanto fuorviante per chiunque oggi voglia comprendere la reale grandezza dei continenti. Al centro della controversia: l’Africa. Rimpicciolita, deformata, marginalizzata. Una ferita cartografica che oggi l’Unione Africana intende sanare con la campagna Correct The Map. Non si tratta solo di coordinate e proporzioni, ma di simboli, di rappresentazione, di dignità. In questa battaglia apparentemente topografica si gioca un confronto molto più profondo: quello tra storia coloniale e autodeterminazione, tra immaginario globale e realtà geografica. Correggere la mappa del mondo diventa quindi un gesto di giustizia storica.

    L’illusione di Mercator

    Correggere la mappa del mondo

    La proiezione di Mercator è stata per secoli lo standard mondiale. Ideata nel 1569 dal cartografo fiammingo Gerardus Mercator, questa proiezione cilindrica ha il merito di conservare angoli e forme, rendendola ideale per la navigazione. Ma lo stesso principio che l’ha resa famosa la rende oggi controversa: le dimensioni dei continenti sono profondamente distorte. L’Africa, ad esempio, appare di dimensioni simili alla Groenlandia, quando in realtà è quattordici volte più grande. Una distorsione che ha consolidato per secoli una gerarchia implicita tra le nazioni, ponendo il Nord globale al centro e relegando il Sud alla periferia. Ecco perché correggere la mappa del mondo è oggi un’esigenza culturale e politica.

    Equal Earth: la mappa della verità

    Dal 2018, esiste una valida alternativa: la proiezione Equal Earth. Ideata da un trio di cartografi (Jenny, Patterson, Šavrič), questa mappa rispetta le proporzioni reali delle masse terrestri, offrendo una visione più fedele del nostro pianeta. L’Unione Africana ha fatto sua questa visione, sostenendo ufficialmente la sua adozione nelle scuole, nei media e nelle istituzioni. Equal Earth non è solo una mappa: è una dichiarazione d’intenti. Rimettere l’Africa al suo giusto posto sul planisfero è un gesto di riscatto, un invito a rivedere la narrazione globale a partire dai simboli più diffusi.

    La forza della rappresentazione

    Correggere la mappa del mondo

    “Non è solo una mappa”, ha dichiarato Selma Malika Haddadi, vicepresidente della Commissione dell’Unione Africana. E ha ragione. Le mappe non sono strumenti neutri: sono manifesti politici, sociali, culturali. Indicano non solo dove siamo, ma anche chi siamo. Minimizzare l’Africa su una cartina significa minimizzare la sua importanza nel mondo. Invertire questa prospettiva significa riconoscerne il valore, l’estensione, la ricchezza. Per molti africani, vedere il proprio continente rappresentato nella sua reale grandezza significa riconoscere finalmente un’identità fino a oggi negata.

    Un cambiamento globale

    La campagna Correct The Map ha già trovato eco in istituzioni come la Banca Mondiale e la NASA, che utilizzano proiezioni alternative per le loro mappe statiche. Google Maps ha già adottato Equal Earth nella versione desktop. Ora l’obiettivo è portare questa rivoluzione nei manuali scolastici, nelle infografiche dei telegiornali, nei globi terrestri. Un cambiamento apparentemente piccolo, ma dal potere simbolico enorme. Non si tratta di riscrivere la geografia, ma di raccontarla con onestà. E correggere la mappa del mondo diventa così un passo necessario per restituire centralità a chi è stato troppo a lungo marginalizzato.

    tags: attualità

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