Perché l’alluvione in Emilia Romagna è così disastrosa

da | Mag 18, 2023 | ambiente, climate change, news | 0 commenti

Cosa sta succedendo in Emilia Romagna? Per quale motivo proprio in questa regione si stanno verificando eventi estremi di questa portata?

La situazione non accenna a migliorare: 13 morti, 10 mila sfollati, 23 fiumi esondati, 280 frane, 400 strade interrotte. Rimane l’allerta rossa sul fronte idrogeologico per tutta la Romagna.

Capiamo meglio perché l’alluvione in Emilia Romagna sta causando effetti così devastanti.

Il bollettino dell’ARPAE

Il bollettino dell’ARPAE (Agenzia Regionale Protezione Ambientale dell’Emilia Romagna) conferma una situazione complessa. Proseguono le operazioni di salvataggio: il numero di persone evacuate è ancora in corso di verifica, sicuramente si tratta di più di 10 mila persone, oltre 4 mila solo nel bolognese.

Si registrano 23 fiumi e corsi d’acqua esondati in più punti, mentre 13 sono i corsi d’acqua che hanno superato il livello 3 della soglia idrometrica in alcune stazioni di rilevamento.

Si sono verificati oltre 50 allagamenti in 42 comuni: 15 nel bolognese, 13 nel ravennate, 12 nel forlivese-cesenate, 2 nel riminese.

Oltre 280 le frane, tra queste 120 particolarmente importanti in 58 comuni: le aree più colpite la provincia di Forlì-Cesena, con oltre 100 crolli e la provincia di Ravenna con circa 90 episodi.

Chiuse oltre 200 strade comunali e provinciali, 160 chiuse parzialmente. 34 mila utenze elettriche disalimentate tra le province di Forlì-Cesena e Ravenna.

Quali sono le cause?

Si è parlato di tempesta perfetta, di cambiamento climatico e di gravi carenze negli interventi di prevenzione e di gestione del rischio: ma quali sono le cause reali del disastro in Emilia Romagna?

Forse proprio la concomitanza di tutti questi elementi.

Sì, c’entra il riscaldamento globale

Una primavera così fredda e piovosa è un evento insolito e non sembra collegato col fenomeno del riscaldamento globale. Eppure il contesto è proprio quello: se l’atmosfera è più calda, si carica di grandi quantità di vapore acqueo e i fenomeni temporaleschi che ne derivano hanno naturalmente una deriva più violenta.

Esattamente quello che è capitato in Romagna: nei primi 3 giorni di maggio sono scesi 230-240 millimetri di pioggia. Negli ultimi giorni, la situazione si è ripresentata con una portata simile. Consideriamo che la media annuale è di 750 mm a Ferrara e 1.200 sull’Appennino. Non è difficile immaginare perché la situazione sia stata così disastrosa.

A precipitazioni decisamente superiori alla media stagionale, si somma poi una situazione di consolidata siccità.

In una situazione ottimale, un terreno irrorato costantemente diventa una spugna, assorbendo e rilasciando acqua gradualmente. La quantità di acqua deve essere costante appunto: se troppo poca, il terreno si secca, riducendo la sua capacità di assorbire liquidi (tecnicamente parliamo di percolazione); se è troppa invece, c’è il rischio che il terreno diventi impermeabile, proprio perché la capacità di percolazione è inferiore alla quantità di acqua che riceve.

Se poi la capacità di percolazione è stata fortemente compromessa a causa di una prolungata siccità e questo stesso terreno riceve enormi quantità di acqua come quelle che stanno cadendo in questi giorni in Romagna, ecco che l’acqua non viene assorbita ma scivola sul terreno secco come su una superficie solida.

Se il terreno è in pianura, in questo modo, si verificano le alluvioni, se invece è scosceso frane e smottamenti (che trascinano alberi, massi e persino edifici, come è successo a Ischia).

Terreni con scarsa capacità di assorbimento causata anche e soprattutto dalla siccità dei mesi scorsi, una quantità di pioggia superiore alla media, venti forti che hanno incrementato le precipitazioni e ingrossato i fiumi e il vento dal mare che ha reso difficile, ai corsi d’acqua, lo scarico: tutti fenomeni, che sovrapponendosi tra loro, hanno causato effetti così violenti.

Ma anche la geografia

Ma non solo. A contribuire alla situazione è stata anche la stessa conformazione geografica di questa zona. Quando si parla di alluvioni, l’Emilia Romagna è la regione più a rischio, come confermano i dati ISPRA.

Nella metà occidentale della regione, si sviluppa infatti un esteso reticolo di corsi d’acqua, naturali e artificiali, che percorrono le valli, arrivano nella pianura e sfociano nel fiume Po o nei principali corsi idrici.
Sempre secondo i dati ISPRA, considerando la superficie a rischio allagamento in situazioni di alluvioni di media pericolosità, l’Emilia-Romagna è la regione più colpita con il 45,6%. Seguono la Calabria con il 17,2%, il Friuli-Venezia Giulia con il 14,6% e il Veneto con il 13,3%.

Non dimentichiamo infine un ultimo punto.

L’Italia è un Paese geologicamente giovane, costituito da montagne e colline con terreni argillosi e tra i più soggetti a smottamenti. In territori come questi, è stata applicata molte volte una politica edilizia poco lungimirante, che ha reso distruttivi fenomeni di questo tipo.

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