Nel tempo in cui tutto accade all’istante, dove la velocità non è solo una virtù ma una specie di condanna quotidiana, qualcuno ha deciso di rifiutare l’accelerazione perpetua. Non si è limitato a rallentare: ha scelto di camminare. E lo fa sul serio. Nessuna metafora: Nicolò Guarrera, ideatore del progetto Pieroad, ha imboccato la strada del mondo a piedi, armato solo di scarpe da consumare e idee da seminare.
La sua impresa non è una vacanza alternativa né un’esperienza di self-branding travestita da viaggio solidale. È, piuttosto, un atto politico: lento, ostinato, profondamente disarmante. Mentre il pianeta si consuma al ritmo degli aerei low cost e degli slogan greenwashed, Pieroad si consuma, passo dopo passo, per attraversare i continenti e riconnettere le persone ai territori, alle storie e alla propria umanità.
E proprio in questi giorni, il 31 agosto 2025, il suo viaggio ha toccato la meta più simbolica: il ritorno a casa. Dopo cinque anni e oltre 35.000 chilometri, è tornato in Italia passando per Trieste, accolto da un bagno di folla in piazza Unità, tra abbracci, applausi, commozione e — manco a dirlo — spritz.
L’equazione impossibile tra lentezza e contemporaneità
Il progetto nasce da una scintilla surreale — l’immagine di Nicolò in vestaglia, intento a fantasticare in un appartamento universitario — e si trasforma in un cammino epico che attraversa geografie, lingue, climi e mentalità. Ma non è la solita favola del ragazzo che molla tutto per ritrovare sé stesso. Pieroad è la negazione attiva del culto della performance. È la prova vivente che rallentare non significa restare indietro, ma piuttosto tornare a vedere. Ogni tappa, ogni incontro restituisce profondità a ciò che la frenesia digitale ha ridotto a superficie. Qui la lentezza è un’arma gentile ma letale, che disinnesca la propaganda dell’efficienza e riscrive la relazione con lo spazio e il tempo.
Numeri che pesano come chilometri
I numeri di Nicolò: 35.000 chilometri percorsi, più di 37 milioni di passi, 20 paia di scarpe sfinite e decine di nazioni attraversate a velocità d’uomo. Ogni cifra è un monumento alla perseveranza. Ma il vero capitale di questo viaggio si misura in relazioni: 148 famiglie lo hanno ospitato, centinaia di incontri fortuiti si sono trasformati in legami duraturi. La tappa triestina, con oltre 200 persone accorse da tutta Italia, non è stata solo una meta geografica, ma un ritorno simbolico alla comunità, alla condivisione, al riconoscersi parte di qualcosa che va oltre il singolo percorso. Da qui, da piazza Unità, il viaggio riparte per l’ultimo tratto: la camminata verso Malo, sua città natale, dove l’arrivo è previsto per metà settembre.
Un viaggio che include senza vendere
A differenza dei grandi influencer di viaggio, Pieroad non vende corsi di lifestyle né promuove snack bio sponsorizzati. L’unica offerta è un invito a partecipare. Come? Ospitando Nicolò lungo la sua rotta, condividendo un pasto, scrivendogli, oppure sostenendo il progetto su Patreon. Niente glamour, niente esclusività. Solo una comunità in cammino, fatta di persone comuni che decidono di aprire la porta a un viaggiatore che non promette nulla se non un incontro autentico. È una forma di crowdfunding relazionale, dove il capitale non è il denaro, ma il tempo e la cura. Qui la partecipazione non è un clic distratto, ma un gesto concreto. E in questo gesto si rivela il vero cuore del progetto: la ricostruzione di un tessuto umano disgregato, un passo alla volta.
Ma quale ecologia
Sarebbe fin troppo facile etichettare Pieroad come un progetto green. Eppure la sua forza sta proprio nel non dichiararlo. Il viaggio a piedi è, per definizione, a impatto minimo. Ma Nicolò non lo esibisce come medaglia ecologista. Il suo gesto ecologico è implicito, radicale proprio perché sobrio. Non ci sono proclami, solo una pratica quotidiana che interroga il nostro modo di occupare il mondo. Ridurre l’impronta ecologica camminando non è una posa, è una necessità. E così Pieroad ci interroga senza parole: davvero abbiamo bisogno di spostarci sempre più velocemente, sempre più lontano, sempre più scollegati da ciò che attraversiamo?