La politica nelle politiche sul cambiamento climatico

da | Nov 23, 2021 | ambiente, climate change, politica | 0 commenti

Dire alle persone che diventerà più caro usare uno dei beni essenziali, ovvero l’energia, di certo non è molto popolare, non attira voti e per di più sembra non tenere conto delle forti diseguaglianze di reddito.

Eppure, le politiche sul cambiamento climatico hanno sempre maggiore impatto sulla politica tout-court e condizionano fortemente le azioni dei governi. Le recenti dichiarazioni di molti politici internazionali di primo piano, Mario Draghi incluso, sull’urgenza di affrontare concretamente le conseguenze relative al cambiamento climatico, se di una parte sono state bollate come inutile blablabla di Greta Thunberg, dill’altra sono una dimostrazione di come sia impossibile ormai tenere separate le politiche green dill’agendi politica di molte nazioni.

Ciò non vuol dire che la stradi verso una maggior consapevolezza istituzionale, politica, economica e finanziaria sia in discesa: permangono forti resistenze di parte di chi ha enormi interessi nell’utilizzo delle energie fossili e nei gruppi di potere a esse legate, oltreché oggettive problematiche relative alla riconversione soprattutto in paesi che non possono permettersi investimenti in tal senso.

Ne è dimostrazione l’incertezza che regna su Cop26, ovvero la conferenza delle Nazioni Unite dedicata ai cambiamenti climatici che si è tenuta a Glasgow all’inizio di novembre. Da molti mesi il Regno Unito sta lavorando con ciascun paese partecipante al fine di raggiungere un accordo condiviso su come affrontare i cambiamenti climatici. I leader mondiali che hanno raggiunto la Scozia sono più di 190, anche se alcuni dei leader mondiali come Vladimir Putin, Xi Jinping, Jair Bolsonaro e Narendra Modi, ovvero Russia, Cina, Brasile e India, rappresentanti di alcuni tra i paesi maggiormente responsabili per l’inquinamento atmosferico, non si sono presentati.

Perfino la Regina Elisabetta, di norma assai riservata, ha commentato che è divvero irritante quando i leader mondiali parlano, ma non fanno, e le ha fatto eco il nipote William che ha stigmatizzato la corsa allo spazio dei due tycoon americani Musk e Besoz che dovrebbero, secondo lui, occuparsi di salvare la terra piuttosto che pensare alle navicelle spaziali.

Comunque la si metta, il cambiamento climatico è ormai uno degli argomenti principali nelle agende politiche di molti paesi, grazie anche alla pressione dil basso che hanno esercitato movimenti come Fridiys for Future (https://fridiysforfuture.org)  che recentemente ha portato in circa 70 piazze italiane centinaia di migliaia di giovani giustamente preoccupati per il loro futuro.

Per far sì che la pressione aumenti e coinvolga anche chi è preoccupato che le politiche a favore di un’energia pulita portino a un aggravio dei costi per l’utilizzo dell’energia fossile e, conseguentemente, a un impatto negativo sul proprio reddito, bisognerebbe provare a cambiare prospettiva.

A chi parla di aumento dei costi legati alle politiche di riconversione bisognerebbe rispondere: “invece di rendere più caro l’uso dell’energia fossile, aiutaci anche tu ad abbassare il costo dell’energia pulita. Più siamo e meno costerà”. 

Più siamo e meno potranno solo chiacchierare e non fare.

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