
Quando le app meteo falliscono e il barometro si ostina a restare in silenzio, c’è chi alza lo sguardo verso il cielo… e chi lo abbassa verso il gatto. O la rana. O addirittura un bruco. Sì, perché da secoli l’umanità si affida non solo a strumenti scientifici ma anche a una fauna di improbabili meteorologi, capaci — si dice — di anticipare temporali, nevicate e primavere precoci.
Alcuni di questi animali sembrano davvero reagire ai cambiamenti atmosferici in modo sorprendente, altri sono stati arruolati nel grande teatro del folklore rurale più per fantasia che per osservazione empirica. In bilico tra etologia e superstizione, questi interpreti pelosi, piumati o striscianti continuano a solleticare la nostra voglia di trovare segnali nella natura — anche quando ci stanno solo ignorando con olimpica indifferenza.
Le previsioni pelose della marmotta (e del tasso dimenticato)
Il caso più celebre è quello della marmotta americana, che ogni 2 febbraio, nel giorno della Candelora, viene tratta fuori dalla tana per un’improbabile consultazione meteorologica: se vede la sua ombra, l’inverno durerà ancora sei settimane; se non la vede, la primavera è alle porte. Un rito ormai iconico, noto come Groundhog Day, che affonda però le sue radici in Europa, dove il ruolo di profeta spettava al ben meno fotogenico tasso. Questa tradizione — oggi più spettacolo che previsione — rivela la nostra ostinazione nel cercare segni nella natura, anche laddove la scienza ha smesso di cercare conferme.
Grilli che contano i gradi e bruchi con la giacca a vento
Alcuni insetti hanno guadagnato fama di meteorologi per ragioni quantomeno curiose. Il Woolly Bear, un bruco dall’aspetto peloso, è da decenni oggetto di credenze secondo cui la sua colorazione indicherebbe la severità dell’inverno: più scuro, più freddo; più rossiccio, più mite. Peccato che il colore dipenda dall’età e dalla dieta, non dalle previsioni stagionali. I grilli, dal canto loro, sono stati protagonisti di uno dei pochi casi in cui il folklore ha sfiorato la scienza: pare infatti che il numero dei loro canti vari in funzione della temperatura, permettendo — con un po’ di pazienza e una calcolatrice — di stimare i gradi. Certo, sempre che il grillo non decida di prendersi una pausa proprio mentre tentate l’esperimento.
Rospi canterini e uccelli che si consultano a bassa quota
Nel grande teatro dei previsionisti involontari, gli anfibi occupano un posto d’onore. Rane e rospi sembrano diventare più vocali e attivi prima delle piogge, un comportamento che ha una spiegazione fisiologica: l’umidità favorisce la loro mobilità, quindi escono allo scoperto. Nessuna preveggenza, dunque, ma una reazione anticipata a variazioni atmosferiche reali. Anche tra gli uccelli si osservano comportamenti curiosi: stormi che volano bassi prima della pioggia, gazze che gracchiano con foga prima di un temporale, merli insolitamente affamati in vista di giornate uggiose. Sono previsioni? Non esattamente: sono risposte comportamentali a variazioni di pressione e temperatura. Ma questo, in fondo, non le rende meno affascinanti.
Il mistero sensoriale dietro le fughe improvvise
Più inquietanti — e scientificamente intriganti — sono quei casi documentati in cui alcuni animali sembrano anticipare eventi climatici estremi, come tempeste e tornado. È il caso della golden-winged warbler, un uccellino che nel 2014 abbandonò il Tennessee appena prima dell’arrivo di un devastante sistema di tornado. O dei koala che, poco prima del ciclone Alfred, scesero dagli alberi per rifugiarsi vicino agli insediamenti umani. La spiegazione più accreditata? Alcuni animali potrebbero percepire infrasuoni, variazioni elettromagnetiche o cambiamenti pressori che sfuggono ai sensi umani, offrendo loro un vantaggio evolutivo che, a noi, sembra preveggenza.
Quando il gatto prevede tempeste (o semplicemente è infastidito)
E poi c’è lui: il gatto. Protagonista indiscusso dell’ailuromanzia, ovvero l’antica arte divinatoria che cerca presagi nel comportamento felino. Se il gatto dorme con la fronte a terra, si attende un temporale; se si strofina ossessivamente contro le gambe, potrebbe annunciare vento forte; se si acciambella vicino al fuoco mostrando la coda, ecco arrivare il freddo. Inutile cercare fondamenti scientifici: qui siamo nel pieno regno del simbolico. Ma non per questo dobbiamo privarci del piacere di leggere il meteo nel pelo del nostro micio, fosse anche solo per sentirci un po’ druidi in un mondo iperconnesso.