
Per decenni, la pelle di canguro ha rappresentato il non plus ultra per le scarpe da calcio: leggera, resistente, flessibile. Un materiale che ha vestito i piedi di campioni e dilettanti, diventando sinonimo di qualità e performance. Dietro tutto questo, però, si nasconde una realtà ben più cruda perché, ogni anno, milioni di canguri vengono abbattuti in Australia per soddisfare la domanda dell’industria dell’abbigliamento (sportivo e non). Ora, anche Adidas ha deciso di voltare pagina, annunciando lo stop all’utilizzo della pelle di canguro nelle sue scarpe da calcio entro la fine del 2025. Un passo che segue quelli già compiuti da Nike, Puma, Diadora e altri marchi, segnando una svolta epocale nel mondo dello sport e della moda.
Una lunga battaglia per i diritti degli animali
La decisione di Adidas non è arrivata dal nulla. È il frutto di anni di pressioni da parte di attivisti e organizzazioni per i diritti degli animali. Campagne come Kangaroos Are Not Shoes di LAV hanno portato alla luce le atrocità legate alla caccia commerciale dei canguri, con proteste in tutto il mondo e azioni legali contro i rivenditori. Alcune celebrità, come l’attore James Cromwell (premio Oscar in Babe) hanno dato voce a questa causa, entrando nei negozi Adidas (in particolare, quello di Soho nel caso dell’attore californiano) per denunciare pubblicamente l’uso della pelle di canguro. Le immagini di cuccioli orfani e madri uccise sono riuscite a scuotere l’opinione pubblica rendendo, in fin dei conti, insostenibile per quasi la totalità dei brand ignorare la questione.
L’industria risponde: alternative cruelty-free
Di fronte a questa crescente consapevolezza, molte aziende hanno iniziato a cercare alternative sostenibili. Puma, ad esempio, ha introdotto il materiale K-BETTER, completamente animal-free e realizzato con il 20% di componenti riciclate, per le sue iconiche scarpe da calcio KING. Nike, invece, aveva già annunciato l’eliminazione della pelle di canguro dalle sue linee di scarpe sportive entro la fine del 2023. Anche Decathlon ha dichiarato che diventerà interamente kangaroo-free dal 2027, in seguito allo smaltimento delle scorte esistenti. Queste mosse dimostrano che è possibile coniugare performance e sostenibilità, senza compromettere la qualità del prodotto e, soprattutto, dando costantemente importanza alla tutela ambientale e del mondo animale.
Da citare assolutamente è il caso Diadora. L’azienda veneta è stata la prima a rispondere concretamente alla campagna #SaveTheKangaroo: nel 2020, il brand ha annunciato l’eliminazione totale della pelle di canguro da tutta la sua produzione, segnando un primato nel settore e confermando il proprio impegno verso uno sviluppo sostenibile e responsabile. Un gesto pionieristico, soprattutto considerando che l’Italia era, all’epoca, il primo importatore europeo di questo tipo di pelle, usata prevalentemente per scarpe da calcio e abbigliamento sportivo di fascia alta.
Adidas: da resistenza a cambiamento

Inizialmente, Adidas aveva difeso l’uso della pelle di canguro, sostenendo che rappresentava meno dello 0,5% dei materiali utilizzati e proveniva da fornitori certificati dal governo australiano. Probabilmente, le continue pressioni e le proteste globali hanno portato l’azienda a rivedere la sua posizione. Nel 2024, la compagnia tedesca ha, di fatto, smesso di acquistare pelle di canguro e ha annunciato che entro il 2025 terminerà la produzione di prodotti contenenti questo materiale. Una decisione che segna un cambiamento significativo nella politica aziendale e risponde alle richieste di consumatori sempre più attenti all’etica e alla sostenibilità.
Un futuro senza pelle di canguro
La svolta di Adidas rappresenta un punto di non ritorno per l’industria delle calzature sportive. Con i principali marchi sportivi che abbandonano l’uso della pelle di canguro, si apre la strada a materiali innovativi e cruelty-free. Questo cambiamento non solo risponde alle esigenze etiche dei consumatori, ma contribuisce anche alla conservazione di una specie simbolo dell’Australia, spesso vittima di una caccia indiscriminata. La moda e lo sport possono – anzi devono – essere alleati della sostenibilità. Esiste, però, ancora una piccola nicchia di aziende che continua a utilizzare la pelle di canguro, appellandosi alla tradizione artigianale e alla presunta superiorità tecnica del materiale. Fortunatamente, si tratta di scelte sempre più marginali e isolate, destinate con ogni probabilità a perdere rilevanza in un mercato che, a dir il vero, si muove compatto verso soluzioni etiche e rispettose degli ecosistemi.
