
Poche creature al mondo riescono a unire tutti nell’antipatia come le zanzare. Con il loro ronzio incessante e le punture pruriginose, sono tra le presenze più fastidiose delle nostre estati, ma anche tra le più pericolose. Alcune specie trasmettono malattie come malaria, dengue, chikungunya, febbre gialla e West Nile, responsabili ogni anno di milioni di infezioni e centinaia di migliaia di morti. La scomparsa delle zanzare potrebbe sembrare una soluzione ideale per eliminare un fastidio, ma la questione va oltre. Occorre valutare le conseguenze della rimozione di un tassello fondamentale in un equilibrio ecologico costruito in milioni di anni di evoluzione.
Un ecosistema senza pungiglioni

Nonostante la loro numerosità e invadenza, le zanzare non sembrano rivestire un ruolo insostituibile nella maggior parte degli ecosistemi. Molti animali, dai pesci alle rane, dagli uccelli ai pipistrelli, se ne nutrono regolarmente, ma nessuno di essi dipende esclusivamente da queste prede per sopravvivere, potendo facilmente orientarsi verso altri insetti. Anche il loro contributo all’impollinazione appare marginale. Alcune specie visitano i fiori, ma pochissime piante si affidano unicamente a loro per la riproduzione. Per questo diversi biologi ritengono che la scomparsa delle zanzare non causerebbe un collasso ambientale. A differenza di ciò che accadrebbe con api o farfalle, vere colonne portanti della biodiversità vegetale. Detto ciò, non possiamo escludere che la loro assenza possa avere conseguenze inattese.
Gli imprevisti della natura

Eliminare tutte le zanzare significherebbe rimuovere un tassello ecologico con effetti difficili da prevedere. Le loro larve sono un pasto facile e nutriente per centinaia di specie di pesci, anfibi e insetti acquatici, e la loro scomparsa obbligherebbe molti predatori a modificare drasticamente la dieta. Alcuni animali riuscirebbero ad adattarsi, altri, soprattutto quelli più specializzati, rischierebbero invece di non sopravvivere, con conseguenze a cascata lungo la catena alimentare. In alcune regioni, le larve rappresentano anche una risorsa stagionale per gli uccelli migratori, e la loro assenza potrebbe ridurre la disponibilità energetica in momenti critici. Non va poi dimenticato il ruolo delle zanzare negli ecosistemi acquatici, nutrendosi di detriti e microrganismi, contribuiscono al ciclo dei nutrienti e sostengono la crescita delle piante. Eliminare questa nicchia potrebbe persino favorire la diffusione di altri insetti ematofagi, potenzialmente più aggressivi o difficili da controllare. Il quadro complessivo rimane incerto, perché la funzione ecologica delle zanzare non è ancora del tutto compresa, e la loro scomparsa potrebbe innescare effetti inattesi, rivelando quanto sia rischioso immaginare un mondo senza di loro.
L’alternativa alla cancellazione totale nella scomparsa delle zanzare
Invece di immaginare un mondo senza zanzare, la strada più percorribile per evitare gli effetti dannosi è rappresentata dallo sviluppo di strategie mirate. Tra le più promettenti ci sono il rilascio di maschi geneticamente modificati, incapaci di trasmettere malattie, e l’utilizzo del batterio Wolbachia, che riduce la capacità degli insetti di infettare l’uomo. A queste si aggiunge la gestione ambientale delle zone umide urbane. L’obiettivo non è eliminare tutte le specie, ma ridurre drasticamente l’impatto di quelle più pericolose, tutelando al tempo stesso gli equilibri ecologici. La conservazione degli habitat naturali e l’adozione di pratiche agricole sostenibili contribuiscono a mantenere la biodiversità, limitando la diffusione di altri insetti dannosi. La ricerca potrebbe inoltre individuare nuovi organismi in grado di svolgere funzioni simili a quelle delle zanzare nei cicli dei nutrienti, compensando eventuali squilibri. Tra rischi e opportunità, la vera alternativa non sta nell’eliminazione totale, ma in un controllo intelligente e sostenibile che garantisca la salute pubblica senza compromettere la stabilità degli ecosistemi.