Siamo in piena estate. Durante la stagione calda, non è raro cercare refrigerio in qualcosa di fresco con cui riempire il bicchiere. Questo periodo e la sua atmosfera ci portano a godere maggiormente degli spazi aperti, a trascorrere più tempo fuori casa – vuoi per la temperatura, vuoi per le giornate più lunghe – e, spesso, ad alzare più il gomito. In questi mesi il consumo di alcolici tende ad aumentare, dal momento che si sorseggiano con maggior frequenza bollicine rinfrescanti.
Non di rado sottovalutiamo l’impatto che l’alcol ha sulla nostra salute. Come specifica con chiarezza il Ministero della Salute, in un bollettino dedicato, l’alcol è una sostanza tossica, potenzialmente cancerogena e in grado di indurre dipendenza. Gli alcolici sono un fattore di rischio per il nostro organismo. Vediamo in questo approfondimento quanto sono nocivi e qual è la quantità giusta che dovremmo consumare.
Spritz e birrette in riva al mare: approcciare con cautela
Nella terra che ha fatto dell’aperitivo un rito, l’estate non può che essere sinonimo di spritz e birrette in riva al mare: un bel tramonto, una buona compagnia, e qualche dissetante sorsata. L’alcol è un importante ingrediente di socializzazione ma anche un fattore di rischio per la salute. Uno dei più rilevanti. Esso espone infatti a pericoli anche in seguito a un solo episodio di consumo.
Sono sufficienti un paio di bicchieri di alcolici per incappare in un considerevole rallentamento della capacità di reagire con prontezza a stimoli acustici, luminosi e spaziali. Ciò significa che, avendo ingerito una modesta quantità di alcol, non si è già più in grado di guidare un automobile o altro mezzo a motore in maniera ottimale. Ricordiamocene, quando al termine di un aperitivo in spiaggia ci mettiamo alla guida.
Cosa intendiamo quando parliamo di alcolici?
Definiamo che cosa si intenda per alcol. Diversamente da quanto si possa pensare, gli alcolici sono in grado di indurre una dipendenza superiore a quella provocata dalle droghe, specialmente su donne, anziani e giovani di età inferiore ai 16 anni. La sostanza apporta circa 7 kilocalorie per grammo ma non può considerarsi un nutriente, dal momento che non si rivela utile all’organismo umano nello svolgimento delle sue funzioni. L’alcol è nocivo per organi come il fegato e il sistema nervoso centrale che soffrono molto dell'(ab)uso di alcolici.
Il 20% dell’inebriante sostanza viene assorbito dallo stomaco mentre il primo tratto dell’intestino è responsabile per il restante 80%. Se lo stomaco è vuoto, l’assorbimento sarà più rapido: ecco perché si sconsiglia di bere senza aver mangiato nulla. L’alcol assorbito passa nel sangue e da esso al fegato, organo che lo metabolizza. Finché la digestione enzimatica (alcoldeidrogenasi) non sarà stata completata, l’alcol continuerà a circolare all’interno del nostro corpo.
Circa il 90%-98% dell’alcol ingerito viene rimosso dal fegato e torna in circolo attraverso il sangue. Il restante 2-10% viene eliminato attraverso urina, feci, respiro, latte materno, lacrime, sudore o traspirazione. Le quantità di alcol metabolizzate dall’organismo oscillano tra i 60 e i 200 milligrammi (di sostanza) per kg (di peso corporeo) all’ora. Dunque un soggetto pesante 70 kg metabolizza circa 7 g di alcolici ogni ora. Dati i tempi fisiologici di metabolismo dell’alcol è bene non concentrare in breve tempo il consumo di bevande alcoliche, onde evitare di saturare, per così dire, il sistema di rimozione dell’alcol dal sangue, determinando così la libera diffusione della sostanza negli organi e nei tessuti dell’organismo.
L’alcol causa danni diretti e indiretti. Questi ultimi sono subdoli e tendono a venire sottovalutati perché non sono immediatamente visibili, come invece avviene per i primi. Per limitare al massimo le criticità, la legge raccomanda un consumo di alcol pari a zero sul lavoro. Limite che addirittura impone, nel caso di alcune professioni nelle quali uno stato di alterazione sensoriale potrebbe mettere a rischio la propria incolumità o quella di terzi. Questa soglia è quella suggerita anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la quale ha lanciato una regola universale legata al mondo degli alcolici: meno è meglio.
Alcolici: quanti possiamo consumarne?
Gli alcolici, oltre ad essere giuridicamente legali, sono parte della cultura e della tradizione – enogastronomica e non solo – del nostro Paese. Pensiamo per esempio al vino.
Nonostante questi antefatti, comuni anche ad altri membri dell’Unione Europea, Bruxelles ha voluto trasmettere ai Ministri delle linee guida comunitarie. Mediando dalle raccomandazioni dell’OMS, sono stati eliminati i termini consumo moderato, consumo consapevole o similari, poiché si è ritenuto che possano indurre a una certa indulgenza nel rapportarsi con la sostanza. La motivazione data è quella che sta alla base di questo intero approfondimento. È impossibile identificare dei livelli di consumo che non comportino alcun rischio per la salute umana.
Le misure italiane determinano una zona definita a basso rischio basata sull’unità alcolica (corrispondente a circa 12 grammi di alcol puro). Essa segnala una soglia che non può essere raggiunta dai minori, superata dalle donne e doppiata dagli uomini. Questi sono i livelli di consumo all’interno dei quali occorre mantenersi per rimanere nel basso rischio.
Se ti stai chiedendo a quanto equivalgano 12 grammi di alcol puro, tieni a mente che il più delle volte corrispondono alla singola ordinazione. Un’unità alcolica equivale a:
- Un bicchiere di vino da 125 millilitri a 12 gradi;
- una lattina di birra da 330 millilitri a 4,5 gradi;
- un aperitivo da 80 millilitri a 38 gradi;
- un bicchierino di superalcolico da 40 millilitri a 40 gradi.
Oltre alle quantità, vanno considerate le modalità di assunzione degli alcolici. In aggiunta al genere di ogni persona e alla sua età, vanno infatti prese in esame la distanza dai pasti e l’intervallo tra una bevuta e l’altra. Di fatto, l’unico parametro che ti garantisce di incorrere in pochi rischi per il tuo organismo è un consumo nullo. Se non ti è possibile rinunciare completamente alle bollicine, impegnati ad assumerne una quantità che tenda allo zero, bevendo in occasioni sparute, e comunque sempre in maniera oculata.
Less is more, il motto ideato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, farebbe bene a diventare anche il tuo, se desideri tutelarti e proteggere il tuo organismo dai principali pericoli correlati all’assunzione di alcol.

Classe 1991, non nasce amante della scrittura. Tutto cambia però quando viene convinto a entrare nella redazione del giornalino d’istituto del liceo: comincia a occuparsi di musica e poi in seguito di sport, attualità, cultura, mondialità e tendenze nel globo, ambiente ed ecologia, globalizzazione digitale. Dall’adolescenza in poi, ha riposto la penna soltanto per sostituirla con una tastiera.
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