Animali strani: lo squalo goblin, l’unico superstite di un’antica linea evolutiva

Conosciuto per il suo aspetto alieno e la mandibola che si lancia in avanti come una trappola, lo squalo goblin è un raro predatore degli abissi. L’unico superstite del suo genere, rappresenta una delle forme più antiche e affascinanti dell’evoluzione marina.

Animali strani: lo squalo goblin, l’unico superstite di un’antica linea evolutiva - immagine di copertina

    Tra le creature più strane e affascinanti degli abissi oceanici, lo squalo goblin occupa un posto unico. Si distingue per il suo aspetto inconfondibile — muso allungato, mascella che si proietta in avanti come una trappola, corpo traslucido — e per le sue origini antichissime: appartiene a una famiglia che esiste da oltre 100 milioni di anni, tanto da essere considerato un vero e proprio “fossile vivente”.

    Lo squalo goblin è inoltre un predatore altamente specializzato, capace di cacciare nel buio profondo grazie a sensori elettropercettivi e a un meccanismo mandibolare unico nel regno animale. Pur non rappresentando alcun pericolo per l’uomo, il suo aspetto singolare ha alimentato miti, leggende e fraintendimenti.

    In realtà, il goblin è un capolavoro di adattamento evolutivo: un animale fatto su misura per un ambiente estremo. E proprio per questo merita di essere conosciuto meglio.

    Un corpo molle, un muso affilato e una bocca che si lancia come una trappola

    Lo squalo goblin è riconoscibile per il corpo flaccido, la pelle rosa-grigiastra e il muso allungato e schiacciato, con forma simile a una lama. Questa conformazione ospita le ampolle di Lorenzini, organi sensoriali che rilevano i campi elettrici prodotti da organismi nascosti nel sedimento, e che lo rendono efficace nella caccia in ambienti privi di luce.

    Il tratto più sorprendente è la mandibola protrattile: può proiettarla in avanti a velocità fulminea, fino al 10% della lunghezza del corpo, per afferrare le prede in un attimo. Questo meccanismo a scatto, chiamato “slingshot feeding”, è raro tra gli squali e ha reso celebre il goblin in numerosi video scientifici.

    La pelle è priva di pigmenti intensi e appare traslucida, lasciando intravedere muscoli e vasi sanguigni, motivo per cui in superficie assume quel caratteristico color carne. Può raggiungere i 3–4 metri di lunghezza, ma si muove lentamente e con poca energia: ha un corpo flessibile, privo di potenza esplosiva, perfetto per la vita negli abissi dove la velocità non è una priorità.

    Un abitante delle profondità estreme che resta invisibile

    Lo squalo goblin vive a grandi profondità, tra i 100 e i 1.300 metri, ma può spingersi anche oltre i 1.500, soprattutto nelle fosse oceaniche. Predilige fondali fangosi, pendii continentali e dorsali abissali, in zone dove la luce solare non arriva mai. Si tratta di un ambiente stabile ma estremamente difficile, con pressioni elevate e temperature vicine allo zero.

    È stato osservato nell’oceano Pacifico occidentale, in particolare Giappone, Taiwan e Nuova Zelanda, ma segnalazioni più rare arrivano anche da Brasile, Golfo del Messico e Spagna. Non vive in banchi e non è mai stato osservato con certezza in comportamenti sociali: ogni esemplare è un caso isolato, avvistato per lo più grazie a reti da pesca a strascico o video remoti.

    Proprio perché abita le profondità marine, il goblin rimane un animale poco studiato. La sua biologia riproduttiva, la longevità e il comportamento in natura sono in gran parte sconosciuti. Gli esemplari pescati raramente sopravvivono alla risalita, perché il loro corpo flessibile e adattato alla pressione collassa in superficie.

    Nonostante l’aspetto mostruoso, non rappresenta alcun pericolo per l’uomo. Anzi, è una delle testimonianze più preziose della biodiversità degli abissi. O

    Una dieta fatta di pesci, crostacei e attacchi fulminei nel buio totale

    Predatore lento ma specializzato, lo squalo goblin ive in un ambiente povero di risorse, quindi punta tutto sull’efficienza: non insegue la preda, la aspetta. Grazie al muso sensoriale capta la presenza di pesci ossei, crostacei e cefalopodi nascosti nel fondale, e quando si avvicinano abbastanza, lancia la mandibola in avanti per catturarli in frazioni di secondo.

    Questa tecnica di caccia gli consente di sfruttare al massimo le poche occasioni alimentari a disposizione. La bocca protrattile si apre in un attimo e si richiude come una trappola elastica. Il corpo, flessibile e poco muscoloso, non è adatto alla corsa, ma funziona bene per piccoli spostamenti o per planare lentamente a caccia.

    Non si conoscono nel dettaglio i suoi ritmi alimentari, ma si stima che possa restare anche diversi giorni senza nutrirsi. Il metabolismo rallentato e il comportamento riservato gli permettono di vivere senza competere direttamente con altri predatori più attivi.

    Nonostante l’aspetto mostruoso, il goblin è un animale schivo e silenzioso, che preferisce evitare il contatto e restare mimetizzato nei suoi ambienti profondi.

    Un fossile vivente che ci ricorda quanto poco conosciamo gli abissi

    Lo squalo goblin è l’unico rappresentante vivente del genere Mitsukurina, che compare nel registro fossile da almeno 125 milioni di anni. È un residuo di un mondo perduto, sopravvissuto a ere geologiche e cambiamenti climatici, senza mai cambiare troppo. Per questo viene considerato un “fossile vivente”, termine che descrive specie con caratteristiche primitive ancora presenti in epoca moderna.

    La sua sopravvivenza è legata proprio al fatto di essere invisibile: non ha valore commerciale, non viene pescato intenzionalmente, e non compete con le attività umane di superficie. Le pratiche distruttive come la pesca a strascico, però, profonda possono danneggiare i suoi habitat e mettere a rischio una specie così rara.

    Il goblin resta un testimone silenzioso dell’evoluzione, un pezzo vivente della storia naturale del Pianeta. Ogni volta che un esemplare viene avvistato o studiato, impariamo qualcosa di nuovo non solo su di lui, ma sugli oceani profondi nel loro insieme.

     

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