
Nella terza serata del Festival di Sanremo 2025, mentre la competizione scorre senza particolari sorprese, il Teatro Patologico irrompe sulla scena, rompendo il ritmo della gara e conquistando il pubblico con un’esibizione fuori dagli schemi.
Sul palco dell’Ariston arriva un potente messaggio di inclusione: il progetto, fondato da Dario D’Ambrosi, utilizza il teatro come strumento di espressione e terapia per attori con disabilità fisiche e psichiche. Durante l’intervento, D’Ambrosi ha sottolineato l’importanza di questa forma d’arte, capace di migliorare non solo la vita dei partecipanti, ma anche quella delle loro famiglie. “Quando sta bene un ragazzo disabile, stanno bene migliaia di persone” ha detto presentando il Teatro Patologico.
Il pubblico ha tributato una standing ovation alla compagnia dopo la presentazione di un estratto dallo spettacolo Il sogno di Simon Boccanegra, un momento che ha messo in evidenza il talento e la passione degli attori.
Questa è stata un’occasione per vedere come l’arte in generale e il teatro nello specifico abbia la capacità di abbattere le barriere della disabilità, trasformandosi in un potente strumento di cambiamento sociale. D’Ambrosi ha annunciato che presenterà alla sede dell’ONU un progetto per riconoscere la teatroterapia come forma di cura psichiatrica, per rafforzare il valore di questa disciplina nel contesto della salute mentale.
Il Teatro Patologico: quando l’arte diventa terapia
Dario D’Ambrosi, attore e regista milanese, ha fondato il Teatro Patologico con l’obiettivo di abbattere i pregiudizi sulla disabilità attraverso il teatro. Sin dagli anni Novanta, la compagnia si è affermata come un laboratorio sperimentale in cui attori con disabilità possono esprimersi liberamente, utilizzando la teatroterapia non solo come forma artistica, ma anche come percorso di cura e inclusione sociale.
D’Ambrosi ha sempre sottolineato come il teatro offra ai partecipanti la possibilità di esplorare ed elaborare le proprie emozioni, anche quelle più profonde e legate alla loro condizione. L’iniziativa ha ottenuto riconoscimenti internazionali, con spettacoli presentati in sedi prestigiose come il Parlamento Europeo e le Nazioni Unite.
Il metodo del Teatro Patologico e il suo impatto
Il Teatro Patologico si distingue per un approccio innovativo che unisce arte e terapia. La compagnia organizza laboratori teatrali in cui le persone con disabilità possono sviluppare le proprie capacità espressive e relazionali. Le produzioni teatrali, rappresentate in festival e istituzioni, sensibilizzano il pubblico sul tema della disabilità e della salute mentale.
Di recente, ha ampliato il proprio raggio d’azione, portando il suo impegno oltre il teatro e debuttando al cinema nel 2024 con il Io sono un po’ matto e tu?, film interpretato da un cast d’eccezione e già premiato in festival internazionali e in programma al LA – Italia Festival di Hollywood.
Il Teatro Patologico collabora anche con l’Università di Roma Tor Vergata per il primo corso universitario di “Teatro integrato dell’emozione”, dedicato a persone con disabilità fisiche e psichiche.
Nel giugno 2025, D’Ambrosi presenterà all’ONU una ricerca sul metodo del Teatro Patologico con l’obiettivo di ottenere il riconoscimento ufficiale della teatroterapia come pratica terapeutica da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Questo passaggio rappresenta un momento chiave per il futuro della disciplina e per la sua validazione scientifica.
La teatroterapia: uno strumento di espressione e guarigione
La teatroterapia è una disciplina che utilizza il teatro come mezzo per esplorare emozioni, pensieri e comportamenti, offrendo un’opportunità di crescita personale e inclusione sociale. Non si tratta solo di recitazione, ma di un percorso che permette ai partecipanti di prendere consapevolezza di sé e di elaborare le proprie esperienze attraverso l’arte.
Questo approccio viene utilizzato in contesti clinici, educativi e riabilitativi, con l’obiettivo di migliorare la consapevolezza emotiva, rafforzare l’autostima e favorire l’integrazione sociale. La teatroterapia aiuta le persone a esprimere vissuti complessi in un ambiente protetto, offrendo loro uno spazio sicuro per comunicare e interagire con gli altri.
Il Teatro Patologico a Sanremo: un messaggio che lascia il segno
La presenza del Teatro Patologico al Festival di Sanremo 2025 ha rappresentato molto più di una semplice esibizione: è stata una testimonianza di come l’arte possa essere un motore di cambiamento e di inclusione. Portare sul palco dell’Ariston attori con disturbi mentali ha dimostrato che il talento non conosce barriere e che il teatro può diventare uno strumento di trasformazione sociale.
In un’edizione del festival che sta scorrendo rapidamente senza particolari momenti di impatto, il messaggio del Teatro Patologico ha spezzato il flusso abituale, portando una riflessione profonda sul valore dell’inclusione e del cambiamento attraverso l’arte.
“Siamo più forti e più potenti di una bomba atomica, perché riusciamo a farvi cambiare le idee. Pensate in Siria, in Libia che non fanno che buttarsi sempre più bombe e perché lo fanno? Perché non hanno la forza di guardarsi negli occhi e noi questa forza qui ce l’abbiamo” ha detto uno degli attori della compagnia. Un vero messaggio di pace che ci ricorda che il vero cambiamento nasce proprio dalla capacità di guardarsi, comprendersi e accettarsi.