La Corte Europea dei Diritti dell'Uomo condanna l'Italia per la Terra dei Fuochi

La Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha stabilito che l'Italia ha violato i diritti fondamentali degli abitanti della Terra dei Fuochi, esponendoli a gravi rischi per la salute a causa dell'inquinamento. Questa sentenza potrebbe portare a cambiamenti significativi nelle politiche ambientali italiane.

La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo ha emesso una storica sentenza contro l’Italia, condannando il governo per non aver protetto adeguatamente la vita e la salute degli abitanti della Terra dei Fuochi, una regione nota per l’alto tasso di inquinamento e per i gravi problemi di salute pubblica.

Comunicata il 30 gennaio 2025, la decisione si basa su una serie di denunce presentate dai cittadini che vivono o hanno vissuto in quest’area e che hanno subito danni irreparabili a causa dell’inquinamento ambientale legato ad attività illecite di smaltimento dei rifiuti. La Corte ha sottolineato che l’Italia ha violato i diritti fondamentali garantiti dalla Convenzione Europea, in particolare il diritto alla vita e alla salute, lasciando gli abitanti esposti a sostanze tossiche senza adeguate misure di protezione.

La responsabilità dell’Italia

La Terra dei Fuochi, situata tra le province di Napoli e Caserta, è tristemente famosa per i roghi di rifiuti tossici che avvengono frequentemente nella zona. Questi incendi non solo rilasciano nell’aria sostanze nocive, ma contaminano anche il suolo e le falde acquifere.

Secondo un rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), i residenti della zona presentano tassi significativamente più elevati di malattie respiratorie e tumori rispetto alla media nazionale. Questa condizione è aggravata dalla mancanza di interventi efficaci da parte delle autorità locali e nazionali, che hanno spesso ignorato le richieste di aiuto della comunità.

Negli anni, infatti, i cittadini della Terra dei Fuochi hanno denunciato ripetutamente la situazione ambientale attraverso diversi canali, senza ottenere risposte adeguate dalle istituzioni. Le prime segnalazioni sono arrivate già negli anni Novanta da residenti e comitati locali, che hanno documentato la presenza di rifiuti tossici interrati e incendi dolosi. Con il tempo, le denunce si sono moltiplicate, coinvolgendo associazioni ambientaliste, medici e attivisti che hanno raccolto dati sull’aumento delle malattie tumorali e respiratorie.

Molti abitanti hanno presentato esposti alla magistratura, denunciando la connivenza tra criminalità organizzata e aziende nello smaltimento illegale di rifiuti industriali. Le manifestazioni pubbliche, come le marce per la salute e gli incontri con le autorità, hanno acceso i riflettori sul problema, portando a indagini e studi epidemiologici. L’assenza di interventi risolutivi ha spinto alcuni gruppi a rivolgersi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che ora ha riconosciuto le loro ragioni.

Gli effetti dell’inquinamento sulla salute

Come confermano diverse indagini scientifiche, le attività illecite che si tengono da anni nella Terra dei Fuochi sembrerebbero avere un impatto devastante sulla salute degli abitanti.

Ad esempio, uno studio condotto dall’Istituto Superiore di Sanità tra il 2016 e il 2020 ha analizzato 38 comuni delle province di Napoli e Caserta, identificando oltre 2.700 siti di rifiuti, sia controllati che illegali. Secondo i dati raccolti, circa il 37% della popolazione locale vive a meno di 100 metri da un’area potenzialmente contaminata.

I ricercatori hanno elaborato due indicatori per valutare l’impatto dell’inquinamento: l’Indice di Rischio Rifiuti (IRC) e l’Indice di Eccesso di Esiti Sanitari (IES). Le zone con il punteggio IRC più elevato, come Giugliano e Caivano, registrano un’incidenza superiore alla media di patologie come tumore al seno, leucemie, malformazioni neonatali e disturbi respiratori. Tra i contaminanti individuati figurano metalli pesanti, idrocarburi, diossine e furani, sostanze altamente tossiche e persistenti nell’ambiente.

Sebbene lo studio non stabilisca una relazione diretta tra esposizione ai rifiuti tossici e l’aumento di queste malattie, evidenzia una possibile correlazione, considerando la molteplicità dei fattori che influiscono sulla salute.

Affrontare la crisi ambientale

La sentenza della Corte Europea non solo riconosce la responsabilità del governo italiano nel garantire la sicurezza dei suoi cittadini, ma evidenzia anche l’urgenza di adottare misure concrete per affrontare la crisi ambientale in corso. Le autorità italiane sono ora chiamate a rispondere a questa condanna con azioni tangibili, come il rafforzamento delle normative ambientali e l’implementazione di programmi di bonifica.

Diverse ONG e gruppi ambientalisti avevano già proposto soluzioni per affrontare la crisi della Terra dei Fuochi, attraverso la promozione dell’economia circolare e l’attuazione di pratiche di gestione sostenibile dei rifiuti. Ad esempio, il progetto Rifiuti Zero ha dimostrato come sia possibile ridurre drasticamente la produzione di rifiuti attraverso politiche efficaci di raccolta differenziata e riciclo, oppure Bonifica Partecipata, che coinvolge attivamente i cittadini nella pulizia e nel monitoraggio del territorio. Approcci che non solo migliorano le condizioni ambientali ma rafforzano anche il senso di comunità e responsabilità tra i residenti.

Ovviamente questo non basta: è fondamentale investire anche in tecnologie verdi per il trattamento dei rifiuti e il recupero delle risorse.

Terra dei Fuochi: cosa succede ora

La sentenza della Corte Europea potrebbe fungere da catalizzatore per un cambiamento positivo.

L’Italia ha due anni di tempo per attuare misure correttive adeguate per affrontare il fenomeno dell’inquinamento nella Terra dei Fuochi. Ciò implica l’implementazione di politiche più rigorose per la gestione dei rifiuti, il rafforzamento delle normative ambientali e un miglioramento della trasparenza e della comunicazione con i cittadini riguardo ai rischi per la salute.

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