Cosa sappiamo sul devastante terremoto che ha colpito l’Afghanistan

Un terremoto ha devastato l’Afghanistan orientale. Le vittime superano quota 1.400, migliaia i feriti. Le operazioni di soccorso affrontano ostacoli enormi. Il governo talebano chiede aiuto alla comunità internazionale per affrontare l’emergenza umanitaria.

Cosa sappiamo sul devastante terremoto che ha colpito l’Afghanistan - immagine di copertina

    Un violento terremoto di magnitudo 6.0 ha colpito la parte orientale dell’Afghanistan, in prossimità del confine con il Pakistan nella notte tra il 31 agosto e il 1° settembre 2025. L’epicentro, localizzato nella provincia di Nangarhar, ha generato una scossa devastante che ha provocato oltre 1.400 vittime e migliaia di sfollati. Le province più colpite sono risultate Kunar e Nangarhar, territori già messi a dura prova da anni di instabilità economica e fragilità infrastrutturale. La profondità ridotta del sisma — appena 8-9 km — ha accentuato l’intensità delle scosse, con effetti devastanti sia sul piano umano sia su quello materiale.

    Le squadre di soccorso stanno operando in condizioni estremamente difficili: il terreno montuoso, le frane e il crollo di ponti e strade stanno rallentando le operazioni, ostacolando anche l’accesso ai villaggi più isolati. Di fronte a una tragedia di tale portata, il governo talebano ha lanciato un appello urgente alla comunità internazionale. Diverse organizzazioni umanitarie stanno cercando di rispondere all’emergenza, nonostante le difficoltà logistiche e operative.

    La faglia del disastro: geologia e vulnerabilità del territorio

    Il sisma è stato registrato alle 23:47 ora locale, a circa 27 chilometri dalla città di Jalalabad. La regione, situata in una zona sismicamente attiva per la collisione tra la placca tettonica indiana e quella eurasiatica, è tristemente nota per eventi tellurici simili. In questo caso, la scarsa profondità dell’ipocentro ha favorito una propagazione delle onde sismiche molto più distruttiva, percepita anche in alcune aree dell’India.

    A peggiorare il bilancio il fatto che molte delle strutture colpite sono realizzate in fango e pietra, materiali incapaci di resistere a forti sollecitazioni. Il crollo diffuso degli edifici ha causato una quantità elevatissima di vittime e feriti, aggravando una crisi già complessa per le condizioni socio-economiche locali.

    La conta dei danni

    Le stime più recenti parlano di oltre 1.400 morti e almeno 3.000 feriti, ma si teme che il bilancio possa aggravarsi ulteriormente con il progredire delle operazioni di soccorso. Più di 8.000 abitazioni risultano distrutte o gravemente danneggiate. Migliaia di persone, costrette a lasciare le proprie case, si trovano ora senza un riparo adeguato.

    In molti villaggi le comunicazioni sono state completamente interrotte, rendendo impossibile l’arrivo tempestivo degli aiuti. Le autorità locali, supportate da volontari e squadre di emergenza, stanno intervenendo ininterrottamente per cercare i dispersi e garantire assistenza sanitaria. L’utilizzo di elicotteri militari ha permesso di raggiungere alcune delle zone più impervie, trasportando aiuti medici e civili verso strutture sicure.

    Una crisi umanitaria che chiede risposte rapide

    Il governo afghano ha dichiarato ufficialmente lo stato di emergenza e ha chiesto sostegno immediato alla comunità internazionale. Il rischio è che alla catastrofe naturale si sommi una crisi umanitaria dalle proporzioni drammatiche, aggravata dalla mancanza di risorse e dalla fragilità delle infrastrutture sanitarie.

    Le Nazioni Unite hanno già risposto con un appello per la raccolta fondi e il Fondo di risposta alle emergenze globali ha stanziato cinque milioni di dollari. Alcuni governi, come quello del Regno Unito, hanno annunciato contributi economici straordinari. Ma le necessità sul campo sono ancora enormi: servono cure mediche tempestive, accesso a cibo e acqua potabile, rifugi provvisori e sostegno psicologico per i sopravvissuti. Il tempo è un fattore decisivo: ogni ritardo può tradursi in nuove perdite.

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