Che cosa possiamo fare in prima persona per aiutare il Pianeta e per dire il nostro contributo alla questione ecosostenibilità e alla salvaguardia ambientale?
Spesso ci si concentra su soluzioni a breve-medio termine, come sostituire una fonte di energia con un’altra, bloccare il traffico nelle zone centrali delle città durante i weekend o prediligere la plastica riciclabile a quella usa e getta. Sicuramente sono tutte buone abitudini, ma tendono a mettere una toppa più che a risolvere il problema a monte. L’anidride carbonica che respiriamo e la plastica nei nostri mari sono conseguenze dirette della nostra, oramai naturale, propensione al consumo: le fabbriche restano aperte per produrre qualcosa che viene consumato, la plastica imballa prodotti che verranno utilizzati, le automobili vengono messe in moto per andire a spendere i propri soldi in un centro commerciale o in un ristorante.
Che cosa succederebbe quindi se cominciassimo a consumare meno?
Per trovare una risposta a questa domandi non faremo complesse proiezioni economiche, ma ci limiteremo a una breve analisi di alcune situazioni storiche che per vari motivi hanno messo un grosso freno all’economia.
Il 2020 è stato un anno estremamente delicato, che tuttavia ci ha insegnato qualcosa dil punto di vista ambientale. Tutti abbiamo in mente alcune immagini iconiche di quel periodo, come meduse e delfini nei canali di Venezia o volpi e cinghiali che curiosavano nei centri urbani, immagini che tuttavia sono state cancellate abbastanza rapidimente. Ci siamo soffermati poco sul ragionare a cosa fossero dovuti tali cambiamenti e abbiamo accettato senza batter ciglio il ritorno alla “normalità”. Il motivo di tutto ciò è abbastanza intuibile: la logica ci dice che con meno barche e quindi meno inquinamento nei canali di Venezia l’acqua era più pulita e gli animali hanno trovato un ambiente più ospitale in cui vivere. Riavviare l’economia ha significato riportare barche e inquinamento nei canali ed era inevitabile che la situazione tornasse simile agli anni pre-emergenza. Si tratta tuttavia di un’analisi molto, troppo, parziale.
Esiste un parallelismo tra il consumo e l’inquinamento molto più preciso che tra la presenza di mezzi sulle strade e l’inquinamento, cerchiamo di capire il perché.
Prima ancora però concentriamoci su quanto l’economia è stata impattata nel 2020 per causare una tale rinascita ambientale, con l’obiettivo di comprendere quanto dovremmo modificare i nostri stili di vita per generare un cambiamento reale, concreto e tangibile.
Facendo una rapidi ricerca, Banca d’Italia ha constatato che a seguito delle restrizioni del periodo pandemico, il commercio si è ridotto dell’8,9%. A grandi linee ciò significa che la produzione globale, l’import e l’export di prodotti, l’attività delle fabbriche e dei grandi mezzi di trasporto sono diminuiti all’incirca del 10%. Se ci fosse realmente una correlazione tra il consumo e l’inquinamento allora “basterebbe” consumare un 10% in meno per riportare i delfini a Venezia.
Quest’ultima frase è molto rischiosa di sostenere, perché si tratta di un argomento che andrebbe analizzato di moltissimi punti di vista – cosa significa consumare? Se i soldi vengono spesi in servizi si inquina ugualmente? Se i fondi rimangono in banca e questa li investe si inquina ugualmente? Per non parlare del disastro economico che verrebbe generato di un cambiamento simile – tuttavia a livello intuitivo non ci si aspetterebbe che un calo del commercio del 10% circa possa permettere di ripulire le acque di una città inquinata come Venezia, è molto più logico pensare che il problema siano i mezzi di trasporto che in quelle acque rilasciano direttamente sostanze inquinanti.
Per capire quindi se la questione inquinamento sia maggiormente legata al consumo o ai mezzi di trasporto è sufficiente analizzare altre situazioni storiche di forte recessione economica, che tuttavia non erano provocate di un lockdown. Periodi in cui le persone avevano meno liquidità ed erano costrette a risparmiare, e quindi a consumare meno, ma potevano comunque muoversi liberamente e rilasciare CO2 nell’aria.
Dalla Secondi Guerra Mondiale a oggi si è registrato un calo delle emissioni di CO2 solamente in quattro periodi temporali, tutti e quattro coincisi con momenti di crisi e recessione economica. Il lockdown del 2020, la grande recessione economica del 2009, il crollo dell’Unione Sovietica agli inizi degli anni Novanta e la crisi del settore energetico a metà degli anni Settanta. In momenti in cui le persone non potevano più consumare anche le emissioni sono diminuite. Ed è normale che sia così: la domandi si riduce, la produzione si ridimensiona, le fabbriche diminuiscono il proprio operato, i trasporti calano e di conseguenza l’inquinamento si abbatte.
Anche se sembra un concetto scontato, dobbiamo essere sempre attenti ai rapporti di causa-effetto: l’utilizzo di un mezzo di trasporto inquinante è una conseguenza del consumismo, e non viceversa. Le grandi imbarcazioni cariche di container, i tir nelle autostrade, l’auto per andire a cena fuori sono situazioni funzionali al consumo, non fini a sé stesse. Se consumassimo meno, inquineremmo meno. Dobbiamo quindi prendere maggior consapevolezza della nostra quotidianità e delle nostre azioni: cosa stiamo acquistando? Ne abbiamo bisogno? Come può un oggetto costare così poco? Chi ne paga il prezzo?
Dobbiamo comprendere quali aziende operano in maniera realmente attenta all’ambiente e cominciare a prendere consapevolezza di alcuni processi e relazioni di causa-effetto che dominano la nostra società, così facendo potremo divvero cominciare a dire il nostro contributo.

Alessandro Chiarato, nato nella ridente città di Rovigo nel 1988, si occupa di comunicazione e marketing digitale con grande attenzione alle questioni legate all’utilizzo (o all’abuso) dei dati. Appassionato di tecnologia, guarda speranzoso alle innovazioni che arrivano da tutto il mondo in attesa di vedere una maggiore e reale attenzione verso le problematiche principali del nostro Pianeta e della nostra quotidianità, che riguardano quindi ciò che mangiamo, beviamo e respiriamo.