
Dimentica l’ennesimo taxi fantasma. Scorda l’attesa infinita del tram notturno. A Milano ora c’è Wayla, una startup che prende la notte sul serio. Non per fare scena, ma per risolvere un buco enorme nella mobilità urbana: quello tra le 19 e le 3 del mattino, quando la città pulsa ma i mezzi scompaiono. Wayla non è un’app per ricchi né una trovata per fighetti digitali. È van pooling notturno, semplice, smart, pensato per chi vive la notte, lavora tardi, esce dopo cena, va a teatro o torna da un turno massacrante. Il servizio è attivo da ottobre 2024, e in pochi mesi ha già fatto capire che la mobilità urbana ha bisogno di dormire di meno e pensare meglio.
Come funziona: algoritmi e umanità
Niente corsa all’ultimo Uber, niente contanti sudati. Scarichi l’app, indichi la tua destinazione, visualizzi il prezzo in tempo reale (niente sorprese), e prenoti. Il van – inizialmente un Fiat Ducato da 16 posti – ti passa a prendere nel punto più comodo, e lungo il tragitto può raccogliere altri passeggeri diretti in direzioni simili. Tutto ottimizzato da un algoritmo che non ha fretta ma ha buon senso. E poi c’è l’elemento umano. I conducenti sono formati, tracciati, non improvvisati. C’è una centrale operativa sempre attiva. E, dettaglio che dovrebbe essere ovvio ma non lo è: l’autista aspetta che tu entri nel portone, soprattutto se sei una donna. Non è cavalleria, è sicurezza civile.
Milano by night: mezzi finiti, bisogni reali
La rete di Wayla copre la zona entro la circonvallazione esterna – cioè il cuore vero della città. Quella dove esci da un locale e non sai più dove sei, o dove torni da una serata con il treno e ti mancano giusto quei maledetti 2 km a piedi nel nulla. Wayla è per quel momento lì, quello in cui ti senti lasciato solo da tutto il sistema pubblico.
La domenica il servizio parte prima, alle 17:30, per accogliere anche famiglie e rientri soft. E i mezzi sono pensati per essere inclusivi: comodi con passeggini, pet-friendly, capaci di ospitare la vita vera, non solo i “commuters modello”.
Startup sì, ma con le ruote per terra
Fondata da cinque italiani – Carlo Bettini, Mario Ferretti, Alessandro Villa, Michele Quagliata e Niccolò Ferrari – Wayla è nata a Milano, per Milano. E lo dice anche il nome, che prende ispirazione da quel “ueilà” milanese che sa di saluto, confidenza e informalità. Ma dietro c’è una visione molto concreta: sostenibilità, grazie alla riduzione dei veicoli privati in circolo; innovazione, con l’arrivo imminente di veicoli elettrici modulari POD NExT; legalità, perché il servizio opera come noleggio autobus con conducente, in piena regola.
Wayla non promette miracoli. Promette trasporto notturno reale, condiviso, tracciato, sicuro. E lo fa già ora, con una flotta che è passata da 3 a 9 mezzi in pochi mesi e quasi 50.000 download dell’app.
Perché importa
In un’Italia dove ancora si considera la notte un problema e non una parte vitale del tessuto urbano, Wayla prende posizione. Offre un’alternativa reale al taxi irraggiungibile, alla passeggiata post-sbronza, alla rassegnazione. E lo fa senza retorica, senza roboanti claim sulla smart city. Solo mettendo ruote dove c’era un vuoto. Non è un’invenzione stravolgente. È solo una buona idea fatta bene. E in questo momento, a Milano, è esattamente quello che mancava.