Sean Combs, in arte Diddy o Puff Daddy, è una delle figure più influenti dell’industria musicale degli ultimi decenni. Ha costruito il suo impero come produttore discografico e rapper, lanciando star del calibro di Justin Bieber e The Notorious B. I. G. La sua carriera è anche costellata di controversie legali che hanno attirato l’attenzione dei media e del pubblico. Infatti, negli ultimi mesi, il suo nome ha scatenato una vera e propria tempesta mediatica nel mondo di Hollywood.
Il 16 settembre è stato arrestato in una stanza del Park Hyatt Hotel a Manhattan con le accuse di abusi, stupro, favoreggiamento della prostituzione e traffico sessuale.
Continua a leggere l’articolo per scoprire le cause del suo arresto e tutti i retroscena dietro questo scandalo.
Le accuse contro Puff Daddy
Tutto è iniziato a novembre 2023, quando l’ex fidanzata, Cassie Ventura, lo ha accusato di averla costretta, dal 2005 al 2018, a fare sesso sotto effetto di droghe con uomini a pagamento, mentre lui girava dei video. Nella denuncia si parla anche di costante violenza fisica e sessuale. Questa prima denuncia, però, è stata ritirata in seguito a un accordo extragiudiziale.
Tuttavia, il 18 maggio di quest’anno, la CNN ha diffuso un video di sorveglianza del 2016. Questo video è stato ripreso dalle telecamere di sicurezza dell’InterContinental Hotel di Los Angeles. Nello specifico, mostra il noto rapper americano afferrare la compagna per la nuca, gettarla a terra e prenderla ripetutamente a calci. Ma il filmato, secondo il documento che cita la CNN, sarebbe stato poi consegnato al rapper che avrebbe pagato 50mila dollari all’albergo per averlo.
Ma da lì è partito l’effetto domino. Altre 12 donne, l’ultima Thalia Graves, hanno accusato Puff Daddy per violenza sessuale. Questi episodi hanno fatto sì che si aprisse un’inchiesta da parte delle autorità federali, che stanno ora indagando sulla portata di queste violazioni. Infatti, nel fascicolo di 14 pagine depositato in tribunale sono elencate tutte le accuse contro Diddy. Si parla di minacce, costrizioni sessuali, e di un’organizzazione criminale da lui creata, coinvolta in traffico sessuale, lavoro forzato, rapimenti, corruzione e ostruzione alla giustizia.
Come se non bastasse, proprio ieri (1 ottobre), l’avvocato texano Tony Buzbee ha tenuto una conferenza stampa per annunciare di essere il legale di 120 nuovi accusatori di P. Diddy. Si tratterebbe di 60 uomini e 60 donne: tra questi 25 erano minorenni al momento della presunta molestia. Una vittima ha addirittura affermato di avere 9 anni quando è stato abusato.
Oltre a ciò, il produttore è accusato di abusi fisici e psicologici, in particolare nei confronti di ex collaboratori e membri del suo entourage. Le denunce riguardano anche presunti episodi di corruzione e utilizzo illecito di fondi aziendali, con accuse di appropriazione indebita e di manipolazione di contratti e affari.
Il rapper è attualmente detenuto nel Metropolitan Detention Center senza possibilità di cauzione: la sua influenza è tale che potrebbe compromettere le indagini, magari attraverso la manipolazione delle prove o l’intimidazione dei testimoni. Ad oggi rischia almeno 15 anni di detenzione, addirittura l’ergastolo, se condannato, e il 9 ottobre testimonierà personalmente durante l’udienza per difendersi dalle accuse.
White Party: cosa sono realmente le feste di Puff Daddy?
Come suggerisce il nome, queste feste sono chiamate così per il dress code degli ospiti (esclusivamente in completo bianco). A questi White Party partecipavano personaggi famosi come Paris Hilton, Ashton Kutcher, Leonardo DiCaprio, Justin Bieber, Khloe Kardashian e la sua ex Jennifer Lopez. Proprio per il loro coinvolgimento, il “New York Times” l’ha definito il #MeToo dell’industria musicale.
Sembra però che questi party dopo una certa ora non fossero più tanto white. Infatti, tra i capi d’accusa, è descritto come questi festini estremi, chiamati Freak Off, durassero giorni, e come le sex workers fossero costrette ad assumere droghe e a fare flebo per poter continuare a partecipare.
Secondo quanto riporta un video del “Daily Mail”, Diddy si rivolge al pubblico, spiegando che i bambini sarebbero stati allontanati per far iniziare la vera festa: «Vi abbiamo dato da mangiare, vi abbiamo dato da bere, ora è il momento di godervi la vita. I bambini hanno ancora un’ora e dopo questa cosa si trasformerà in altro. Quindi iniziamo a divertirci, allontaniamo i bambini».
Infine, durante l’arresto, la polizia ha trovato nella villa di Diddy 1000 bottiglie di olio per bambini, un prodotto che potrebbe essere usato come lubrificante e quindi ne suggerirebbe l’uso all’interno di orge. Secondo alcune teorie, quest’olio conterebbe la droga dello stupro utilizzata proprio nei cosiddetti Freak Off.
Chi sono le persone coinvolte?
Lo scandalo che ha travolto Puff Daddy non si limita solo a lui, ma coinvolge una rete di altre figure di spicco del mondo dello spettacolo. Tra i principali nomi emersi nelle indagini c’è Shawn Carter, meglio conosciuto come Jay-Z. Egli è stato citato come testimone chiave in diverse delle accuse rivolte al 54enne americano. Secondo alcune fonti, Jay-Z avrebbe avuto conoscenza diretta di alcune operazioni illecite condotte all’interno della Bad Boy Records, l’etichetta discografica di Puff Daddy.
Anche altri personaggi importanti di Hollywood e dell’industria musicale sono stati tirati in ballo. Sono stati menzionati anche produttori come Harvey Mason Jr., direttore della Recording Academy, e Jimmy Iovine, noto magnate dell’industria discografica. Il motivo è la loro presunta complicità su comportamenti scorretti all’interno delle loro rispettive aziende. La rete di coinvolgimenti si estende anche a registi e star di primo piano, molti dei quali erano legati a Puff Daddy per affari o collaborazioni professionali, ma che ora si trovano sotto lo scrutinio delle autorità federali.
Ultimo, ma non per importanza, Justin Bieber. In un video del 2009 tornato a galla in questi giorni, Diddy, scherzando con il ragazzo ancora minorenne (aveva solo 15 anni all’epoca), promette al giovane cantante una Lamborghini per il suo 16° compleanno e gli organizza una serata con delle ragazze. Secondo alcuni rumor, Justin Bieber potrebbe essere stato vittima di manipolazioni da parte di Diddy o di altri influenti protagonisti dell’industria musicale.
Le ripercussioni su Hollywood
Le accuse contro Puff Daddy stanno provocando una vera e propria crisi a Hollywood, con ripercussioni che potrebbero modificare profondamente l’industria dell’intrattenimento. Tra i partecipanti ai celebri White Party ci sarebbero stati anche Beyoncé e suo marito Jay-Z, stretti amici di lunga data di Combs, oltre a Travis Scott, Chris Brown e persino l’attrice Demi Moore, mettendo in cattiva luce la loro reputazione nel mondo dello spettacolo.
Inoltre, l’impatto di queste accuse si riflette anche sul piano economico. Le azioni di alcune aziende associate a Puff Daddy hanno subito un calo significativo nei mercati finanziari, e diverse partnership commerciali sono state interrotte. In particolare, le aziende che avevano legami diretti con Bad Boy Records stanno affrontando gravi perdite a causa della sospensione di progetti e contratti milionari. Inoltre, tale scandalo sta sollevando preoccupazioni riguardo alla cultura del potere e al sistema di protezione: ciò ha consentito a figure influenti come Puff Daddy di operare impunemente per anni.
Teorie complottiste e reazioni delle celebrità
Con l’esplosione dello scandalo Puff Daddy, non sono mancate le teorie complottiste che si sono rapidamente diffuse sui social media e nei talk show. Alcuni sostengono che le accuse contro Puff Daddy facciano parte di un piano orchestrato per minare il potere di determinate figure nell’industria musicale e cinematografica, in particolare quelle nere. Altri ipotizzano che il crollo dell’impero di Puff Daddy è stato programmato da rivali di lunga data, desiderosi di vedere la sua caduta dopo anni di dominio nella scena dello spettacolo. Infine, alcuni complottisti più estremi arrivano a suggerire che lui sia il mandante delle morti di Micheal Jackson, Tupac e Lisa Lopes.
Nel frattempo, le celebrità non sono rimaste in silenzio. Molti artisti e attori hanno espresso la loro incredulità e il loro shock per le rivelazioni. Star come Rihanna e Drake hanno pubblicato dichiarazioni sui loro profili social, dichiarando di essere sconcertati dagli sviluppi. Mentre altri, come Kanye West, hanno scelto di rimanere più ambigui, lanciando frecciatine criptiche che lasciano spazio a interpretazioni diverse. Al contrario, 50 Cent si è proprio schierato contro Diddy, prendendolo in giro su X per la questione baby oil. Per di più, il cantante ha annunciato che produrrà una serie documentario su Netflix, la quale esplorerà le accuse contro Sean “Diddy” Combs e destinerà i ricavi alle vittime di violenza sessuale.
Riassumendo
La vicenda di Puff Daddy getta una luce inquietante sui retroscena di Hollywood, rivelando dinamiche di potere che scuotono l’industria dello spettacolo. Pertanto, le conseguenze di queste rivelazioni potrebbero influenzare il futuro dell’industria cinematografica, costringendola a riflettere su temi come l’abuso di potere e la trasparenza. Anche le star più influenti non sono immuni da responsabilità.
Classe 1998, ha conseguito la laurea magistrale in Marketing & Digital Communication. Amante dello sport e della comunicazione, si dedica alla promozione di pratiche eco-friendly e alla diffusione di uno stile di vita sano. Durante il suo percorso accademico, ha approfondito il potenziale della comunicazione per sensibilizzare su temi ambientali e sociali. Convinto del ruolo trasformativo della sostenibilità, mira a ispirare un cambiamento positivo verso un futuro più verde e inclusivo attraverso il suo impegno e la sua passione.