«La scienza del clima dovrebbe essere meno politica, mentre le politiche climatiche dovrebbero essere più scientifiche»: così si apre il manifesto dei negazionisti climatici.
La Dichiarazione mondiale sul clima, pubblicata online dalla fondazione CLINTEL, ha un sottotitolo a caratteri cubitali più che esplicativo: Non c’è nessuna emergenza climatica.
1500 i firmatari negazionisti del manifesto, tra ingegneri, professori universitari, geologi, deputati, ma anche pensionati, lettori, sommelier, fotografi e commercialisti.
E mentre il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e i capi di Stato di Portogallo, Malta, Grecia, Slovenia e Croazia, proclamano che «sull’emergenza climatica non c’è più tempo da perdere», negli ultimi giorni il manifesto diventa un supporto per i negazionisti del fatto che non esiste «alcun motivo per creare panico e allarme».
Chi c’è dietro il manifesto dei negazionisti
Fondata nel 2019 dal professore di geofisica Guus Berkhout e dal giornalista scientifico Marcel Crok, la fondazione CLINTEL – Climate Intelligence – si autoproclama un climate watchdog (guardiano del clima) indipendente, sia nel campo della scienza del clima che della politica climatica.
L’obiettivo di CLINTEL è quindi quello di «generare conoscenza e comprensione delle cause e degli effetti del cambiamento climatico, nonché degli effetti della politica climatica», rendendosi «luogo di incontro internazionale per scienziati con opinioni diverse sul cambiamento climatico e sulla politica climatica«».
In un contesto che, secondo CLINTEL, fa dell’emergenza climatica uno strumento politico, nasce così la Dichiarazione mondiale sul clima, un manifesto che più che ideologico vuole affermarsi scientifico e che nega la crisi climatica in corso.
L’elenco dei firmatari della Dichiarazione conta un totale, per ora, di 1500 persone, «scienziati e professionisti» provenienti da tutto il mondo.
Di fatto però – considerando solo l’elenco dei 179 aderenti nostrani – ci sono sì professori universitari, ingegneri, geologi, ma anche pensionati, geometri, commercialisti e anche un sommelier, un lettore e fotografo, un agronomo.
La Dichiarazione mondiale sul clima
Le premesse che diversi realisti del clima da tutto il mondo sottoscrivono in questa occasione sono più che evidenti fin dalle prime righe del manifesto: non esiste un’emergenza climatica.
L’errore deriverebbe dai modelli di analisi con cui si studiano gli eventi climatici e da cui prendono quindi spunto le politiche climatiche globali. I modelli, si legge nella Dichiarazione, sono creati dall’uomo. Quindi ciò che ne deriva «dipende completamente da ciò che teorici e programmatori hanno inserito: ipotesi, presupposti, relazioni, parametrizzazioni, vincoli di stabilità» e quindi «credere al risultato di un modello climatico è credere a ciò che i modellisti hanno inserito». Da qui la necessità di far ricorso a una scienza più empirica e lontana «dall’ingenua credenza nei modelli climatici immaturi».
Secondo i firmatari della Dichiarazione, il clima terrestre cambia ciclicamente e l’attuale riscaldamento terrestre sarebbe da attribuire alla fine della piccola era glaciale avvenuta nel 1850. Il mondo si starebbe riscaldando a una velocità inferiore rispetto a quanto previsto dall’IPCC e non ci sarebbero «prove statistiche» che il cambiamento climatico in corso sta aumentando i fenomeni estremi.
Ed ecco quindi che l’aumento nell’atmosfera di CO2 diventa «vantaggioso», perché «la CO2 non è un inquinante. È essenziale per tutta la vita sulla Terra. La fotosintesi è una benedizione. Più CO2 è vantaggioso per la natura, perché rende più verde la Terra».

Nata a Roma nel 1993, si è laureata in Lettere, con specializzazione in Storia Contemporanea. Attenta al mondo che la circonda, crede fortemente nel potere della collettività: ognuno, a modo suo, può essere origine del cambiamento. Amante del cinema e della letteratura, sogna di scrivere la storia del secolo (o almeno di riuscire a pensarla).
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