Approvato il PNACC, Piano Nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici

Che cosa prevede il PNACC, il Piano Nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, approvato in questi primi giorni del 2024.

Approvato il PNACC, Piano Nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici - immagine di copertina

     Dopo sei anni dalla prima bozza, l’Italia ha approvato il PNACC, il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici: un documento importante che si propone come strumento di attuazione della Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici.

    Sono 361 le azioni rivolte ai sistemi naturali, sociali ed economici per affrontare il cambiamento climatico e mitigarne gli effetti sul nostro territorio, particolarmente vulnerabile per la sua posizione geografica.

    Italia, hotspot del cambiamento climatico

    Il nostro Paese si trova in un’area estremamente vulnerabile: il Mediterraneo, infatti, è considerato uno degli hotspot del cambiamento climatico, risentendo, per la sua particolare posizione, di forti ondate di calore e di eventi climatici estremi.

    Le sfide che l’Italia dovrà affrontare nei prossimi anni diventeranno sempre più impegnative. Le previsioni parlano di un aumento fino a 2,3°C della temperatura dell’acqua del mare che minaccerà gli ecosistemi naturali e intensificherà gli eventi climatici, e di un rischio di innalzamento del livello del mare fino a 19 centimetri entro i prossimi 40 anni che metterà a rischio le coste italiane.

    Ma non solo: preoccupano la siccità e le condizioni dei ghiacciai che hanno già perso il 30-40% del loro volume, con una riduzione della copertura nevosa nei fondovalle e sui versanti meridionali.

    Il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC)

    Il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici, approvato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica guidato da Gilberto Pichetto Fratin, si presenta come lo strumento con il quale fronteggiare le sfide legate al cambiamento del clima.

    Il PNACC si inserisce nel contesto della Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici del 2015, il programma volto a ridurre la vulnerabilità dei sistemi naturali, sociali ed economici davanti all’impatto climatico e ad aumentarne la resilienza.

    Come si struttura il PNACC

    Dopo aver illustrato i tre scenari possibili per il futuro (uno ad elevate emissioni, uno intermedio e uno in cui si verifichi una mitigazione delle emissioni fino a dimezzarle nel 2050), Il PNACC dedica il quarto capitolo alle 361 misure per fronteggiare il cambiamento climatico.

    Vediamo questo documento per punti.

    I settori coinvolti

    Divise in 18 settori, le 361 misure del PNACC riguardano vari ambiti: acquacoltura, agricoltura, dissesto geologico, idrologico e idraulico, desertificazione, ecosistemi delle acque interne e di transizione, ecosistemi marini, energia, ecosistemi terrestri, foreste, industrie e infrastrutture pericolose, insediamenti urbani, patrimonio culturale, pesca marittima, risorse idriche, salute, trasporti, turismo, zone costiere.

    Azioni di tipo A e B

    Le misure si distinguono in due categorie principali: azioni di tipo A (soft) e di tipo B (green o grey).

    Le azioni soft, non comportano interventi diretti di natura strutturale, ma agevolano comunque tali interventi. Le azioni grey e green, al contrario, prevedono interventi e azioni materiali dirette su impianti, tecnologie o infrastrutture.

    La maggior parte delle misure, il 76% del totale (274 su 361), sono di tipo non strutturale (soft) e sono distribuite in tutti i settori. Gli interventi strutturali sono invece 87: quelli basati su un approccio ecosistemico, le misure green, sono 46, concentrate nei settori delle foreste e delle zone costiere; quelli invece basati su tecnologie e infrastrutture, le misure grey, sono 41 e riguardano il settore energia e quello delle zone costiere.

    Il piano sottolinea che, sebbene le azioni soft siano urgenti per precedere e agevolare le azioni green e grey, i criteri di valutazione sono più facilmente applicabili a queste ultime che hanno effetti più tangibili.

    Le priorità del PNACC

    Analizzando settore per settore, il settore delle foreste è quello con il maggior numero di misure previste (35 in totale: 15 soft, 17 green e 3 grey). Al secondo posto c’è il settore del dissesto geologico, idrogeologico e idraulico, con 29 misure tutte di tipo soft, sebbene sia uno dei settori più a rischio del Paese. Il terzo posto è occupato dai settori dell’agricoltura (23 soft, 4 grey e una green) e dell’energia (16 grey e 12 soft), entrambi con 28 misure.

    Il piano dedica 27 misure alle risorse idriche, di cui 24 soft, e 26 al settore delle zone costiere, con interventi bilanciati tra azioni green (10), grey (9) e soft (7).

    Passando ai settori più trascurati: venti misure (tutte soft) sono previste per il settore della salute, nonostante studi indichino gli impatti significativi dei cambiamenti climatici sulla salute e sulle strutture ospedaliere.

    Solo otto misure (tutte soft) riguardano la desertificazione, nonostante sia un problema critico. Il turismo, uno dei settori più a rischio secondo studi nazionali e internazionali, è coperto da dieci misure (sei soft).

    Per consultare il documento completo, clicca qui.

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