
Che cosa c’entra Donald Trump con uno scoiattolo e un procione?
In queste ore, l’opinione pubblica americana è divisa tra due grandi questioni: le elezioni presidenziali e la soppressione di uno scoiattolo. Due argomenti distanti anni luce, che si sono però trovati insieme in un curioso incrocio di politica e animalismo.
Ma procediamo con ordine.
Il Dipartimento per la conservazione ambientale dello Stato di New York (DEC) ha sequestrato e soppresso Peanut, uno scoiattolo orfano diventato famoso sui social media, insieme a Fred, un procione, per il rischio che potessero diffondere la rabbia. Gli animali erano ospitati dal custode Mark Longo, che li aveva adottati e accuditi per anni nel suo santuario.
Il sequestro è avvenuto a seguito di denunce anonime, in cui si segnalava un possibile rischio sanitario. Secondo il DEC, l’eutanasia era necessaria per effettuare i test per la rabbia e garantire la sicurezza pubblica. Il Dipartimento, inoltre, ha invitato chiunque fosse entrato in contatto con gli animali a consultare un medico.
La vicenda ha risvegliato l’opinione pubblica che sui social ha duramente criticato l’attivazione di misura così violenta e dato un nuovo argomento allo staff di Trump, a poche ore dalle elezioni, per promuovere il candidato come difensore della libertà e dei diritti degli animali.
Chi era Peanut, lo scoiattolo social
Peanut non era uno scoiattolo qualunque. Mark Longo lo aveva trovato sette anni fa, dopo che la madre era stata investita da un’auto a New York, e lo aveva accudito insieme al procione Fred. Con il tempo, Peanut era diventato una star del web: Longo condivideva sui social la vita quotidiana dello scoiattolo e del suo compagno, il procione Fred.
Seguito da oltre 2 milioni di follower su Instagram e TikTok, nei video Peanut indossava piccoli cappelli, saltava sulle spalle del custode e si esibiva in acrobazie che hanno conquistato il pubblico.
Per sostenere Peanut e altri 300 animali, in gran parte capre e cavalli, Longo aveva creato un santuario in una comunità rurale, finanziato dalle donazioni dei follower. Peanut era l’anima della fattoria di Longo e la sua fama ha trasformato la vicenda del sequestro e della soppressione dei due animali in un caso mediatico.
Detenzione illegale
Purtroppo, infatti, la legge dello Stato di New York non è flessibile. Solo i riabilitatori di fauna selvatica, che hanno completato un lungo percorso di abilitazione, possono detenere animali selvatici come gli scoiattoli. Chi possiede questa licenza, inoltre, deve registrare ogni animale presso le autorità. Mark Longo, senza il patentino, si trovava quindi in una posizione irregolare.
Di fronte a queste accuse, Longo ha affermato di voler regolarizzare la situazione e di essere in attesa di supporto dal DEC.
Ma non è stato sufficiente. Secondo il Dipartimento, rimanendo molto alto il rischio sanitario derivante dalla stretta convivenza di animali selvatici con esseri umani, l’unica azione possibile era l’attivazione del protocollo sanitario e la soppressione di Peanut e Fred.
Le reazioni dell’opinione pubblica
Com’è facile immaginare, la notizia della morte di Peanut e di Fred ha scatenato una reazione fortissima tra i follower, con migliaia di commenti in poche ore. Nel frattempo, è stata lanciata anche una petizione online per chiedere giustizia per Peanut vittima di una misura giudicata eccessiva. Mark Longo ha pubblicato un appello ai suoi sostenitori, chiedendo supporto economico per proseguire le attività del santuario e avviare una causa contro il DEC.
A nome dello scoiattolo star dei social, il parlamentare Jake Blumencranz ha proposto una legge, la Peanut’s Law: Humane Animal Protection Act, per tutelare i santuari (i luoghi che accolgono animali in situazioni delicate) e sottolineato quanto sia importante garantire un sistema di protezione per evitare che casi simili si ripetano in futuro.
La campagna elettorale di Trump
Ma in che modo si inserisce Trump in questa vicenda?
La questione ha rapidamente superato i confini dei social. Prima ha attirato l’attenzione di Elon Musk che, già noto per le sue dichiarazioni contro l’ingerenza governativa, ha definito l’intervento come un esempio di abuso di potere, sostenendo che i cittadini dovrebbero poter tenere animali come Peanut senza interferenze. In diversi post, Musk ha espresso la sua contrarietà al sequestro e alla soppressione dello scoiattolo, suggerendo che sarebbe stato più umano liberare l’animale in natura.
E poi è stata usata nella campagna elettorale di Donald Trump. Con lo slogan “Peanut for Trump”, lo staff del tycoon ha voluto rappresentare il candidato come difensore delle libertà personali e dei diritti degli animali, criticando duramente le autorità di New York e chiedendo che le loro risorse fossero meglio spese su questioni più importanti.
Adesso, in un’America divisa tra urne e scoiattoli, attendiamo i risultati delle presidenziali.