Lo SMART Cable è un cavo di circa 21 km, installato a 2000 metri di profondità nel settore occidentale del Mar Ionio, al largo della Sicilia orientale. L’acronimo sta per Science Monitoring And Reliable Telecommunications. Si tratta di una tecnologia che permetterà l’acquisizione di informazioni in tempo reale per lo studio della struttura della Terra, dei disastri naturali, degli oceani e delle aree marine in profondità, oltre a fornire supporto per le ricerche sul clima.
Il prototipo dello SMART Cable è stato realizzato nell’ambito del progetto InSEA, coordinato dall’Ingv (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) e finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca. Ha preso vita all’interno della Joint Task Force (JTF) formata da International Telecommunications Union (ITU), World Meteorological Organization (WMO) e Intergovernmental Oceanographic Commission (IOC) dell’UNESCO.
Guralp Systems, che sviluppa tecnologie per una rete di cavi sottomarini estesa in tutto il mondo, si è occupata della sue realizzazione, mentre la società italiana Elettra Tlc si è occupata della logistica per l’installazione.
Lo SMART Cable: che cos’è e come funziona
Una nuova fase di sperimentazione ha preso avvio nel Mar Ionio, il bacino più profondo dell’intero Mediterraneo. L’obiettivo: riuscire ad avere una più approfondita comprensione della struttura della Terra.
L’innovativo cavo sottomarino, lungo 21 km e posizionato a una profondità di 2.000 metri, è stato installato al largo di Catania, a circa 30 chilometri dalla costa.
Ma come funziona?
Lo SMART Cable, che di fatto è un cavo sottomarino comunemente utilizzato per le telecomunicazioni, è dotato di 3 ripetitori posizionati a 6 km l’uno dall’altro, capaci di misurare variabili ambientali e sismologiche. Il funzionamento del cavo coinvolge un misuratore di pressione e un misuratore di temperatura, integrati con sismometri e accelerometri. I dati raccolti dalla rete futura di SMART Cables saranno integrati con le reti osservative terrestri e spaziali, ampliando e intensificando la rete di osservazione globale.
A che cosa serve?
Come spiega Giuditta Marinaro, responsabile dell’unità funzionale Ricerche multidisciplinari sulle interazioni Geosfera-Oceano-Atmosfera dell’Ingv, l’utilizzo di cavi sottomarini innovativi, equipaggiati con strumentazione geofisica e ambientale, rappresenta una soluzione per estendere le osservazioni a zone marine precedentemente inesplorate. Tali osservazioni approfondiranno e sosterranno gli studi su clima, oceani, struttura della Terra e disastri naturali.
Lo strumento fa parte di un’infrastruttura di ricerca, gestita congiuntamente da Ingv e Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, in ambienti marini profondi. Le stazioni di monitoraggio di questo progetto costituiscono i nodi osservativi del programma europeo EMSO (l’Osservatorio multidisciplinare europeo dei fondali marini e delle colonne d’acqua).
Come sottolinea Angelo De Santis, ricercatore dell’Ingv e Coordinatore scientifico del Progetto InSea: «L’applicazione di questa nuova tecnologia al monitoraggio dell’ambiente marino profondo del bacino occidentale dello Ionio contribuirà a migliorare le conoscenze sui cambiamenti climatici, gli effetti antropici e i rischi naturali che possono interessare quell’area».
La strumentazione hi-tech aprirà quindi le porte a un viaggio nelle profondità del mare e nei misteri della natura attraverso un approccio multidisciplinare che avrà importanti implicazioni economiche, sociali ed etiche.
Nata a Roma nel 1993, si è laureata in Lettere, con specializzazione in Storia Contemporanea. Attenta al mondo che la circonda, crede fortemente nel potere della collettività: ognuno, a modo suo, può essere origine del cambiamento. Amante del cinema e della letteratura, sogna di scrivere la storia del secolo (o almeno di riuscire a pensarla).