
Rimandata a data da definirsi l’approvazione della Legge sul Ripristino della Natura: quella che doveva essere una semplice formalità, in realtà è finita con un nulla di fatto.
In questi mesi, tra discussioni e compromessi pesanti che avevano distorto il testo e reso meno efficaci le misure per la biodiversità e gli ecosistemi, la legge attendeva ora l’approvazione dei Ventisette. Eppure, ieri, nella riunione dei ministri dell’Ambiente il voto sulla Legge sul Ripristino della Natura non è nemmeno apparso tra gli ordini del giorno, cancellato all’ultimo momento e rinviato senza una data precisa.
L’iter complesso della Legge sul Ripristino della Natura
Al fine di raggiungere gli obiettivi e gli impegni internazionali su clima e biodiversità, a proporre la Nature Restoration Law era stata, a giugno del 2022, la Commissione Europea. L’anno dopo, il Consiglio aveva trovato un accordo per l’approvazione, nonostante il tentativo del Partito Popolare Europeo (appoggiato anche dall’Italia) di bocciarla completamente. Poi, a luglio 2023, il Parlamento aveva dato il suo primo via libera alla bozza del testo, avviando così gli ultimi passaggi del processo.
Il mese scorso, il 27 febbraio 2024, era stato dato il via libera definitivo dal con 329 voti a favore, 275 contrari e 24 astenuti. E proprio in questi giorni si attendeva l’ok finale con l’adozione della Legge del Consiglio europeo e la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Il passaggio finale infine sarebbe stato l’attuazione dei vari piani nazionali, strategicamente pensati dai vari governi.
E invece, il sì definitivo è stato rimandato a data da definire. E con le elezioni europee alle porte, diventa sempre meno probabile l’approvazione, nella legislatura attuale, di questa strategia pensata all’interno del Green Deal.
Ma cosa prevede la Legge sul Ripristino della Natura?
Questa nuova legge impegna l’intera UE a ripristinare almeno il 20% delle aree terrestri e marine entro il 2030 e il 100% degli ecosistemi che necessitano di ripristino entro il 2050. Ogni Paese è tenuto a rigenerare foreste, praterie, zone umide, fiumi, laghi e fondali corallini, presentando a Bruxelles piani nazionali dettagliati e con obiettivi intermedi.
Con la Legge sul Ripristino della Natura, entro il 2030 almeno il 30% degli habitat attualmente degradati dovrebbe passare a uno stato di conservazione buono, arrivando poi al 60% entro il 2040 e al 90% entro il 2050.
Compromessi e proteste
Proprio il compromesso raggiunto lo scorso febbraio aveva rafforzato le clausole di flessibilità per i Ventisette, permettendo loro di attivare un freno di emergenza in caso di circostanze eccezionali che non permettessero di rispettare la tabella di marcia prevista. Tra queste circostanze vi era la salvaguardia della sicurezza alimentare, una richiesta forte dell’agribusiness che da anni si oppone sia a questa legge che alla politica agricola comune.
A guidare le decisioni del Partito Popolare Europeo e di molti Stati membri dell’UE sono stati proprio gli interessi dell’agricoltura e dell’allevamento intensivi. Sensibili a questi settori per motivi elettorali, rapporti storici o timore legati alle proteste dei trattori, già a febbraio, il PPE aveva tentato senza successo di bloccare la Legge sul Ripristino della Natura.
Durante la riunione del Coreper (Comitato dei rappresentanti permanenti) in cui gli ambasciatori dei Ventisette presso l’UE hanno cercato di trovare un accordo e preparare la ratifica finale del Consiglio, non è stata raggiunta la maggioranza qualificata necessaria per il sì (almeno il 55% dei Paesi rappresentanti del 65% della popolazione europea).
Austria, Belgio e Finlandia si sono astenuti, mentre a votare contro sono stati Olanda, Italia, Svezia e Polonia. In questa situazione precaria, il disegno di legge godeva ancora di una risicata maggioranza: ma è stata poi l’Ungheria a fare da ago della bilancia.
I leader dell’UE hanno cercato di placare le preoccupazioni degli agricoltori, puntando sui ritardi delle norme applicabili ai terreni inutilizzati e sul sostegno alla catena di approvvigionamento.
Europa e ambiente
Rimandare la Legge significa colpire nel vivo l’agenda ambientale dell’Ue: il colpo più basso degli ultimi mesi, mentre i governi fronteggiano le proteste degli agricoltori. Le manifestazioni continuano e, forse proprio come strategia alle elezioni di giugno, molti provvedimenti green sono stati indeboliti.
Come ha ribadito il commissario europeo per l’ambiente, mettere da parte il disegno di legge a tempo indeterminato distruggerebbe la reputazione dell’UE a livello globale.
“Rischiamo di andare alla Cop16 assolutamente a mani vuote”, ha detto Virginijus Sinkevičius. Questo solleverebbe una “serie domande e preoccupazioni sulla coerenza e la stabilità del processo decisionale dell’UE”.