Nonostante gli impegni presi dai leader mondiali, aumenta la deforestazione. Lo dichiara il Global Forest Watch, programma di monitoraggio delle foreste, che fa capo al World Resources Institute.
Nel 2022, abbiamo perso un totale di 4,1 milioni di ettari di foresta primaria tropicale, praticamente l’equivalente di 11 campi di calcio al minuto. Questo ha prodotto 2,7 gigatonnellate (Gt) di emissioni di anidride carbonica: il doppio delle emissioni annuali di combustibili fossili dell’India.
Questo è il bilancio sulla deforestazione a un anno dalla dichiarazione di Glasgow e dalle promesse dei leader di 145 Paesi di arrestare la tendenza entro il 2030.
La Dichiarazione di Glasgow sulle foreste e la terra
Sembra quindi aver decisamente preso la strada sbagliata la promessa fatta dai leader mondiali a Glasgow.
Durante la COP26, nel 2021, è stata firmata la Dichiarazione di Glasgow sulle foreste e la terra, in cui i leader si sono impegnati a lavorare collettivamente per fermare la perdita delle foreste e il degrado del suolo, ponendosi come obiettivo il 2030. Un riconoscimento del ruolo fondamentale che le foreste hanno nella tutela della biodiversità e nella lotta contro il cambiamento climatico. A sottoscrivere la dichiarazione sono stati anche i capi mondiali che governano Paesi che coprono l’85% delle foreste globali.
Già un precedente accordo del 2014 aveva un obiettivo similare, ma non era riuscito ad arginare la decadenza delle foreste.
Deforestazione: come si misura?
La copertura arborea di un determinato luogo può essere monitorata attraverso immagini satellitari, anche se stabilire quando una porzione di foresta è andata perduta non è semplicissimo.
Storia diversa invece è misurare la deforestazione, ovvero la tendenza di rimozione permanente della copertura arborea causata dall’attività umana.
Se la perdita di alberi è legata a incendi, tempeste o malattie degli alberi, non si dovrebbe parlare di deforestazione: ma non è sempre semplice stabilire se, ad esempio, un incendio si sviluppa in modo naturale o se è causato da azioni più o meno dirette dell’uomo.
Nella valutazione dei processi di deforestazione, gli scienziati prendono così in considerazione una serie di fattori: dagli ultimi dati, la deforestazione globale causata dall’uomo sembrerebbe aumentata del 3,6% nel 2022, rispetto all’anno precedente.
In generale, gli incendi sono stati la causa della perdita di un’enorme fetta di copertura arborea negli ultimi decenni. Questa tendenza, anche a causa del sovrasfruttamento e del degrado del suolo, è soggetta a peggioramento.
Quanto sta crescendo la deforestazione?
Un’area grande quanto la Svizzera e una quantità di emissioni pari a quelle dell’India: ecco quindi il bilancio del primo anno dopo la dichiarazione firmata a Glasgow.
Ci stiamo avvicinando all’obiettivo prefissato? Decisamente no.
I dati riportati dal World Resources Institute parlano di un totale di 4,1 milioni di ettari di foresta tropicale andati distrutti, il 10% in più rispetto al 2021. Capofila di questa tendenza distruttiva il Brasile: nel 2022, la perdita di foresta tropicale è aumentata del 14%. Negli ultimi 3 anni, il tasso di deforestazione dello Stato di Amazonas è raddoppiato.
Chi ha fatto peggio
La perdita delle foreste tropicali ha un impatto significativo nella conservazione della biodiversità e nel controllo del riscaldamento globale.
Una perdita che, come fanno sapere gli scienziati, non è possibile compensare piantando alberi altrove: le antiche foreste pluviali accolgono biodiversità e popolazioni, oltre ad avere una capacità notevole di stoccaggio naturale del carbonio.
Le foreste più grandi e antiche come quelle in Brasile, Repubblica Democratica del Congo e Indonesia sono fondamentali per assorbire i gas serra. E sono proprio queste quelle più compromesse.
In Brasile sono andati perduti 1,8 milioni di ettari di foresta primaria. Conseguentemente sono state emesse 1,2 Gt di carbonio, 2,5 volte le emissioni annuali di combustibili fossili del Paese.
Anche il Congo ha registrato altissimi tassi di deforestazione: la causa principale è il disboscamento tramite incendi di terreni per la coltivazione a breve termine di raccolti.
In controtendenza, invece, la situazione in Indonesia, dove c’è stata un’importante riduzione nella perdita di foresta tropicale, più di qualunque altro Paese. Questo si deve sia ad azioni governative che alle politiche delle aziende locali.
Fondamentali, sicuramente, una moratoria sul disboscamento del 2019 e diverse azioni per monitorare e limitare gli incendi.

Nata a Roma nel 1993, si è laureata in Lettere, con specializzazione in Storia Contemporanea. Attenta al mondo che la circonda, crede fortemente nel potere della collettività: ognuno, a modo suo, può essere origine del cambiamento. Amante del cinema e della letteratura, sogna di scrivere la storia del secolo (o almeno di riuscire a pensarla).
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