
Si estinguono in silenzio. Nessuno li vede sparire, eppure succede: tra i sentieri delle Alpi, nelle risaie della Pianura Padana, sotto le onde del Mediterraneo o nelle nostre spiagge. Parliamo di specie animali uniche, straordinarie, e oggi fragilissime. Alcune contano poche decine di esemplari. Altre vivono solo in un angolo remoto del nostro Paese. Tutte sono minacciate da un nemico comune: l’impatto umano.
Strade, pesticidi, turismo, cemento, cambiamenti climatici: ogni giorno un pezzo del nostro patrimonio biologico si assottiglia. E con lui scompare anche una parte della nostra identità naturale, culturale, ecologica. Questo non è un elenco da enciclopedia: è una lista d’allarme. Dall’orso bruno marsicano al geotritone del Monte Albo, ecco dieci animali a rischio estinzione in Italia che potremmo perdere per sempre, se non agiamo adesso.
In questo articolo raccontiamo solo alcuni casi emblematici tra i molti animali a rischio estinzione in Italia, scelti per la loro unicità biologica e la gravità delle minacce che affrontano. Per la compilazione di questo elenco ci siamo basati sul report Natura selvatica a rischio in Italia 2025 di Legambiente, che aggiorna lo stato delle specie più minacciate, e sui dati della Fondazione UNA, ente specializzato nella tutela della fauna italiana. Entrambe le fonti utilizzano criteri scientifici condivisi con le liste rosse IUCN, fornendo un quadro aggiornato e affidabile sulla crisi della biodiversità.
Orso bruno marsicano
Forse il più simbolico degli animali a rischio estinzione in Italia. L’orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus) è una sottospecie endemica dell’Appennino centrale, considerata una delle più rare al mondo. Vive quasi esclusivamente all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e nelle aree protette circostanti. La popolazione, stimata tra i 50 e i 60 individui, è caratterizzata da una bassa variabilità genetica, sintomo dell’isolamento e della frammentazione del suo habitat.
I principali pericoli per la sua sopravvivenza sono il bracconaggio, gli incidenti stradali, l’urbanizzazione che interrompe i corridoi ecologici e l’intolleranza da parte di alcune comunità locali. L’orso necessita di ampi territori forestali interconnessi per alimentarsi e riprodursi, ma le infrastrutture umane ne ostacolano i movimenti.
Sono attivi diversi progetti – come il Piano d’Azione Nazionale per la Conservazione dell’Orso Bruno Marsicano (PATOM), il progetto europeo LIFE Arctos e varie iniziative di sensibilizzazione pubblica e prevenzione dei conflitti con l’uomo – per ridurre i rischi e garantire la sopravvivenza di questa specie simbolo della fauna italiana.
Aquila del Bonelli
L’aquila del Bonelli (Aquila fasciata) è uno dei rapaci più rari e minacciati d’Italia, con una presenza oggi confinata principalmente alla Sicilia, dove sopravvivono una ventina di coppie. In Sardegna, la popolazione nidificante di questa specie è attualmente estinta; sono presenti solo individui erratici e sono in corso progetti di reintroduzione (tra cui il progetto europeo Aquila a-LIFE), ma la specie non ha ancora una presenza stabile sull’isola.
In Italia è classificata come in pericolo critico a causa della perdita e frammentazione dell’habitat, della diminuzione delle prede naturali, e dell’elettrocuzione causata da linee elettriche non messe in sicurezza. Anche il bracconaggio rappresenta una minaccia non trascurabile.
Questo animale necessita di ampi territori rupestri e boschivi dove cacciare e riprodursi, ma la crescente pressione antropica rende sempre più difficile la sua espansione.
Capovaccaio
Il capovaccaio (Neophron percnopterus), conosciuto anche come “avvoltoio degli egiziani”, è un piccolo avvoltoio migratore che in Italia sopravvive con poche decine di coppie localizzate in Puglia, Calabria e Sicilia.
È considerato in pericolo critico, e il suo declino è dovuto a diversi fattori concomitanti: la scarsità di carcasse, essenziali per la sua dieta, l’uso diffuso di veleni illegali in ambiente rurale, l’inquinamento ambientale e la perdita di habitat aperti e rocciosi adatti alla nidificazione. A peggiorare la situazione contribuiscono anche le interferenze antropiche nei siti di riproduzione e le collisioni con infrastrutture umane.
Fondazione UNA e altri enti hanno evidenziato l’urgenza di implementare azioni coordinate di conservazione, come il ripristino delle fonti trofiche naturali, la sorveglianza delle aree di nidificazione e la sensibilizzazione delle comunità locali. È in corso anche un progetto di reintegrazione della specie a partire da individui allevati in cattività, ma la sopravvivenza del capovaccaio dipenderà dalla capacità di tutelare in modo efficace gli habitat mediterranei che lo ospitano.
Stambecco alpino
Lo stambecco alpino (Capra ibex) è un simbolo delle Alpi italiane e un caso di successo parziale nella conservazione della fauna montana. Dopo essere stato quasi completamente sterminato per la caccia, è stato reintrodotto a partire dal Parco Nazionale del Gran Paradiso nel XX secolo, e oggi conta diverse popolazioni distribuite lungo l’arco alpino.
Eppure, nonostante l’apparente ripresa numerica, la specie è ancora considerata vulnerabile a causa della ridotta variabilità genetica, dovuta al fondatore comune delle popolazioni attuali. Questa condizione la rende più esposta a malattie e meno adattabile ai cambiamenti ambientali. Tra le minacce più attuali figurano i disturbi causati da attività turistiche e sportive, l’espansione di infrastrutture nei pascoli d’alta quota e, soprattutto, il cambiamento climatico che modifica l’ecosistema alpino e altera la disponibilità di risorse.
Pelobate fosco
Il pelobate fosco (Pelobates fuscus insubricus), noto anche come rospo delle risaie, è un anfibio raro e schivo legato agli ambienti umidi della Pianura Padana, soprattutto nelle zone di risaia e nei prati umidi a bassa quota.
La sua sopravvivenza è minacciata in primo luogo dall’agricoltura intensiva, che ha causato la bonifica e la frammentazione degli habitat acquatici naturali. L’uso massiccio di pesticidi e diserbanti ha un impatto diretto sulle larve e sugli adulti, compromettendo il ciclo riproduttivo della specie. Anche la canalizzazione dei corsi d’acqua e la scarsa attenzione ecologica nei progetti di irrigazione riducono ulteriormente gli spazi vitali.
Classificato come in pericolo critico, il pelobate fosco è diventato simbolo della fragilità degli ecosistemi di pianura e della necessità di una gestione più sostenibile dell’agricoltura. Gli esperti raccomandano la creazione di zone umide artificiali, il ripristino di stagni e l’adozione di pratiche agricole a basso impatto per favorire il recupero della specie.
Fratino
Il fratino (Charadrius alexandrinus) è un piccolo uccello limicolo che nidifica direttamente sulla sabbia, rendendolo estremamente vulnerabile alle attività umane lungo le coste italiane. Negli ultimi decenni, la sua popolazione ha subito un drammatico declino, con numerose colonie scomparse soprattutto lungo l’Adriatico e il Tirreno centrale.
Grossi problemi per la sopravvivenza della specie sono la pulizia meccanica delle spiagge che distrugge nidi e uova, il calpestio da parte di bagnanti inconsapevoli, la presenza di cani liberi e la predazione da parte di gatti, cornacchie e volpi. Inoltre, la frammentazione degli habitat e lo sviluppo turistico impediscono il mantenimento di zone tranquille e idonee alla riproduzione.
Legambiente lo classifica come in pericolo critico e promuove progetti di monitoraggio, delimitazione dei nidi e campagne di sensibilizzazione, soprattutto nei mesi primaverili ed estivi.
Salamandra di Aurora
La salamandra di Aurora (Salamandra atra aurorae) è una rarissima sottospecie di salamandra nera alpina, endemica di una ristretta area delle Prealpi Vicentine, in Veneto. Vive esclusivamente in habitat umidi e boscosi d’alta quota, in zone fresche e ombreggiate, ed è estremamente sensibile ai cambiamenti ambientali.
La ridottissima estensione del suo areale la rende particolarmente esposta a rischi come il disboscamento, l’espansione di sentieri e infrastrutture turistiche e, soprattutto, i cambiamenti climatici, che alterano l’umidità e la temperatura dei microhabitat essenziali per la sua sopravvivenza.
Classificata come vulnerabile, è tra le specie di animali più a rischio di estinzione in Italia per la combinazione di isolamento geografico e fragilità ecologica. La sua presenza è un indicatore prezioso dello stato di salute degli ecosistemi forestali alpini.
Rinolofo di Mehely
Il Rinolofo di Mehely (Rhinolophus mehelyi) è uno dei pipistrelli più rari d’Italia e d’Europa, legato a un numero limitato di colonie riproduttive situate principalmente nel sud del Paese. Vive in grotte, cavità e vecchie strutture, ambienti che forniscono riparo e stabilità termica, fondamentali per la riproduzione e il letargo.
La specie è minacciata dalla perdita e dalla modifica di questi habitat, spesso trasformati o chiusi all’accesso umano per motivi di sicurezza, senza valutazioni ecologiche. Anche l’inquinamento chimico, in particolare l’uso massiccio di pesticidi, incide negativamente riducendo la disponibilità di insetti, principale fonte di nutrimento. In più, l’inquinamento luminoso e sonoro disturba i suoi delicati sistemi di eco-localizzazione. Legambiente lo considera una specie prioritaria per la tutela della biodiversità sotterranea.
Delfino comune
Il delfino comune (Delphinus delphis), un tempo tra i cetacei più diffusi del Mediterraneo, è oggi classificato come in pericolo a causa del rapido declino delle popolazioni. Le minacce principali sono l’inquinamento marino, in particolare da microplastiche e metalli pesanti, la pesca accidentale tramite reti derivanti e strascico, e la perdita di habitat costieri dovuta alla cementificazione e al traffico nautico.
Nonostante il nome, oggi è tutt’altro che comune: l’abbondanza di altre specie di delfini, come il tursiope, ha reso ancora più difficile la sua individuazione e monitoraggio. Per salvaguardare la specie sono necessari l’istituzione e il rafforzamento delle aree marine protette, la regolamentazione della pesca e l’attivazione di programmi di citizen science per raccogliere dati e avvistamenti.
Geotritone del Monte Albo
Il geotritone del Monte Albo (Speleomantes flavus), chiamato anche geotritone sardo, è un anfibio endemico della Sardegna, confinato in un’area estremamente ristretta del massiccio calcareo del Monte Albo. Vive in ambienti umidi e ombrosi, come grotte, crepacci e foreste ricche di muschi e acque sorgive.
A renderlo particolarmente vulnerabile è la frammentazione del suo habitat, causata da deforestazioni, incendi boschivi e costruzioni invasive, oltre all’inquinamento delle acque sorgive. Il cambiamento climatico, con l’aumento delle temperature e la riduzione delle precipitazioni, minaccia inoltre l’equilibrio microclimatico di cui questa specie dipende. Legambiente lo segnala come specie a rischio elevato e ne sottolinea l’importanza come indicatore dello stato di salute degli ecosistemi carsici.
Proteggere la biodiversità
Questi dieci esempi non sono casi isolati: rappresentano una crisi più ampia che interessa anche molti altri animali a rischio estinzione in Italia, spesso poco conosciuti ma altrettanto vulnerabili. Le soluzioni esistono, e passano da scelte politiche coraggiose, azioni locali coordinate e una maggiore consapevolezza collettiva. Perché salvare queste specie significa salvare anche un pezzo di futuro.