Bottiglie di plastica: perché ora il tappo è legato alla confezione?

da | Mag 16, 2024 | ambiente, inquinamento | 0 commenti

Negli ultimi mesi, chi ha acquistato una bevanda in bottiglia di plastica se ne sarà sicuramente accorto: il tappo ora è legato alla bottiglia e non si può separare dalla stessa confezione. Una misura che ha sollevato una certa sorpresa fra i consumatori, i quali si sono poi sfogati sui social network o, ancora, si sono lanciati nella produzione di divertenti meme online. Eppure, divertimento a parte, questa iniziativa risponde a specifiche esigenze ambientali. Quali sono e da quale normativa scaturiscono?

Come facile intuire, l’idea di non permettere la separazione del tappo dalla sua bottiglia deriva dal preciso intento di ridurre l’inquinamento ambientale da plastica. Ancora, la misura è utile per favorire il riciclo di questo materiale.

Perché le bottiglie hanno il tappo legato

Bottiglie di plastica con tappo

Le bottiglie di plastica con tappo legato alla confezione sono apparse sul mercato relativamente da poco – l’obbligo sarà ufficiale dal 3 luglio 2024 – eppure la loro introduzione a livello normativo ha già qualche anno. La necessità di dotarsi di questi nuovi tappi è stata infatti prevista dalla Direttiva SUP (Single Use Plastic), ovvero la Direttiva Europea 2019/904, la medesima che ha messo al mando parte della plastica monouso come stoviglie, piatti, bicchieri, cotton-fioc e molti altri oggetti ancora. Questa prevede che tutti i contenitori di plastica dotati di apposito tappo, purché entro i tre litri di capienza, siano dotati di un tethered cap. Di che si tratta?

Semplicemente, con il termine tethered cap – letteralmente cappuccio legato – si indica il tappo non separabile dal contenitore. Questi tappi, in generale:

  • sono collegati all’anellino presente sul collo della bottiglia da una piccola striscia di plastica;
  • possono prevedere una soluzione di blocco e sblocco tramite avvitamento, come avviene più frequentemente sulle confezioni in Tetra Pak;
  • possono includere uno scatto a clip, con chiusura ermetica del contenitore.

L’obiettivo della norma inclusa nella normativa è, come già visto, ridurre l’inquinamento da plastica e favorirne il riciclo. Ma in che modo i tappi non rimovibili tornano utili a livello ambientale?

I danni dei tappi di plastica sull’ambiente

Non è di certo un segreto: la plastica rappresenta oggi una delle maggiori minacce ambientali a livello globale, tanto che si stima che entro il 2050 vi saranno negli oceani più rifiuti in plastica che pesci. E se si considera come nel bel mezzo del Pacifico si è venuta a formare un’estesa isola artificiale fatta solo di plastica trasportata dalle correnti, cosiddetto il Pacific Trash Vortex, è facile rendersi conto dell’enormità del problema che si deve affrontare. Ma che c’entrano i tappi, in tutto questo?

Purtroppo, i tappi delle bottiglie rappresentano uno dei rifiuti di plastica più diffusi nell’ambiente, poiché di piccole dimensioni e anche molto facili da perdere. E il tappo è anche uno degli oggetti che più frequentemente danneggia la flora marina, insieme ai vecchi cotton-fioc: i cappucci di bottiglie e confezioni vengono ingeriti da tartarughe, delfini, uccelli marini e molte altre specie, perché confusi con piccole prede.

Non è però tutto, poiché la gestione degli stessi tappi in plastica è molto difficile:

  • a differenza di bottiglie o confezioni per alimenti, è difficile identificarli: si mimetizzano facilmente all’interno della vegetazione o vengono nascosti da terriccio e sabbia. Il loro recupero è difficoltoso, per non dire impossibile;
  • date le piccole dimensioni, e il profilo zigrinato, i tappi sono più soggetti al rilascio di microplastiche nell’ambiente. Queste ultime sono ormai ubiquitarie – sono state trovate addirittura sulla cima dell’Everest, nelle profondità delle Fosse delle Marianne e anche sulle nuvole – e finiscono nella catena alimentare di tutti gli esseri viventi, si pensa agendo come interferenti endocrini;
  • il corretto recupero e smaltimento dei tappi è indispensabile per riciclare quanta più plastica possibile.

Se si pensa che nel Mediterraneo finiscono ogni anno 570.000 tonnellate di plastica – pari a 34.000 bottigliette di plastica al minuto compresi i relativi tappi – è ben chiaro perché si è resa necessaria una misura come quella del tethered cap.

Tappi di plastica e riciclo

Tappi di plastica

Ma come avviene il riciclo dei tappi di plastica? È una domanda che molti si saranno certamente posti, anche data la credenza comune che gli stessi debbano essere separati dalle bottiglie. D’altronde, fino a pochi anni fa diversi Comuni richiedevano una raccolta disgiunta proprio tra i tappi e loro confezioni. Cosa è cambiato?

Spesso, bottiglie e tappi vengono realizzati in plastiche diverse: il PET per le prime, l’HDPE per i secondi, data la maggior resistenza e durata di questo materiale. Di conseguenza, una raccolta separata ne favorisce di certo un riciclo ottimale, su linee specializzate per il recupero di quanto più materiale plastico possibile. Tuttavia, l’esperienza sul campo ha dimostrato che, mentre per le bottiglie la porzione riciclata è in aumento di anno in anno, sui tappi ancora si fatica, proprio poiché vengono facilmente persi o abbandonati nell’ambiente. Per questa ragione, si sono scelte diverse strategie:

  • produrre sempre più bottiglie con tappo anch’esso in PET;
  • per i tappi in plastica diversa, delegare in sede di smaltimento l’eventuale separazione, poiché raramente viene fatta a monte dal consumatore.

In altre parole, è preferibile un processo di riciclo più complesso di plastiche diverse – ad esempio, con la separazione diretta a livello di impianto di smaltimento o il riciclo unito al PET – che la raccolta disgiunta, proprio poiché le quantità di tappi correttamente conferiti dagli utenti finali sono ridotte.

Consigli per ridurre la plastica monouso

In definitiva, il ricorso a tappi legati alle bottiglie è di grande utilità per preservare l’ambiente, per quanto queste soluzioni non siano sempre comodissime da usare. Tuttavia, per ridurre ulteriormente il nostro impatto ambientale, è quantomai urgente ridurre il più possibile il ricorso a plastica monouso. Ma come fare? Le idee di certo non mancano:

  • preferire le borracce alle bottiglie per le proprie necessità quotidiane;
  • ridurre l’acquisto di acqua in bottiglia, preferendo invece quella del rubinetto – nella maggior parte dei Comuni italiani è del tutto potabile – oppure rivolgendosi agli erogatori comunali – la cosiddetta acqua del Sindaco – ormai sempre più diffusi sul territorio;
  • preferire bevande gasate o zuccherate in brick o, ancora, in bottiglie di vetro.

Si tratta di piccole abitudini, che non vanno a modificare le proprie comodità quotidiane, ma dal grandissimo impatto sull’ambiente.

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