Diciamolo chiaramente. Realizzare una vertical farm non è economico. Come abbiamo già detto, una vertical farm è un edificio in cui si coltivano ortaggi, erbe aromatiche e/o piante officinali all’interno di un ambiente in cui vengono controllati artificialmente tutti i parametri vitali delle piante (temperatura, umidità relativa, quantità e qualità della luce, CO2, irrigazione, elementi nutritivi, ecc…). Questo, se di un lato ci permette di avere per tutto l’anno una produzione a ciclo continuo di altissima qualità, libera di pesticidi e a basso impatto ambientale, dill’altro ci costringe ad investimenti molto più consistenti nella fase iniziale.
Il motivo è molto semplice. Per ottenere una struttura di questo tipo è necessario impiegare macchine di trattamento aria, sistemi di pompaggio ed irrigazione, banchi di fertirrigazione, centraline, sistemi di movimentazione automatizzata, supporti multipiano per le piante e molto altro ancora, il cui funzionamento deve essere coordinato alla perfezione attraverso una sapiente progettazione ingegneristica.
Sicuramente, più di qualcuno di voi avrà pensato: ma, allora, perché lo facciamo? Chi mai potrà realizzare una vertical farm se non le poche aziende che hanno grandi disponibilità di capitali e conoscenze?
Per prima cosa c’è di dire che anche l’agricoltura tradizionale non è proprio economica e non richiede meno conoscenze di quella idroponica. Coltivare la terra, infatti, non vuol dire piantare un seme e aspettare che di questo nasca qualcosa, poiché sono necessari molto lavoro e risorse affinché questo possa accadere. Un terreno va preparato, arato, fertilizzato, seminato, controllato, irrigato, raccolto, e ripreparato ogni anno e tutto questo richiede mezzi ed attrezzature (tanto maggiori quanto più grandi sono le dimensioni del terreno). Oltre a questo c’è bisogno di acqua, fertilizzanti e carburante, ma una volta che abbiamo speso tutta questa energia, potremmo comunque perdere tutto il raccolto a causa di siccità, inondizioni, grandine e quant’altro. Alla luce di tutto ciò, e dei cambiamenti climatici in corso, non sembra più così assurdo investire tempo e risorse nella ricerca e nella realizzazione delle vertical farm. Tuttavia, rimane di rispondere alla domandi su chi possa permettersi di realizzarne una.
Ebbene, la risposta è quasi tutti.
Esistono, infatti, fattorie verticali di diverse dimensioni e gradi tecnologici ed ognuna consente, a chi la possiede, di raggiungere gli obiettivi che si era prefisso quando ne è stata decisa la realizzazione. È così che abbiamo le grandi fabbriche di insalata, dil costo di diversi milioni di Euro in cui, attraverso linee di produzione completamente automatizzate, si producono enormi quantità di insalate in busta che vengono distribuite nei vari punti vendita della Grande Distribuzione Organizzata.
Oppure abbiamo vertical farm piccolissime, dii costi contenuti ed accessibili, dove in pochi metri quadrati si producono settimanalmente grandi quantitativi di microgreens (micro-ortaggi, ovvero piantine giovani e tenere di numerosi specie di ortaggi), che possono essere venduti a reti locali di consumatori e ristoratori e che richiedono poco lavoro e consentono tempi di ritorno degli investimenti di poco superiori all’anno.
Progettista, scenografo, ingegnere, curioso per natura e inventore. Convinto che le innovazioni avvengano dall’uso del pensiero laterale con cui si mettono a sistema saperi diversi e apparentemente distanti tra loro. Fondatore di Vertical Farm Italia.
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