Correre: ecco perché dovresti smettere di farlo nelle ore calde

Correre nelle ore calde compromette la salute e la performance: stressa cuore e muscoli, causa disidratazione e riduce l'efficienza metabolica. Meglio scegliere il mattino presto o la sera per un allenamento sicuro ed efficace.

Nelle stagioni calde, quando il sole è allo zenit e l’asfalto comincia a tremolare come nei miraggi da deserto, l’istinto di molti runner è ancora quello di allacciarsi le scarpe e affrontare la corsa quotidiana. Un gesto apparentemente virtuoso, che incarna disciplina e costanza. Eppure, sotto certi gradi centigradi, la volontà di mantenere il ritmo può trasformarsi in una trappola fisiologica. Correre nelle ore calde della giornata non è soltanto scomodo: è inefficace, stressante per il corpo, e in certi casi anche pericoloso. La convinzione che “più si suda, più si dimagrisce” resta uno dei grandi miti del fitness fai-da-te. La verità, quella che si appoggia su solide basi scientifiche, racconta un’altra storia: correre nelle ore più calde compromette le prestazioni, mina la salute e mette a rischio il nostro sistema cardiocircolatorio.

Il corpo sotto sforzo: cosa succede quando fa troppo caldo

Durante l’attività fisica, il corpo umano attiva una serie di meccanismi complessi per mantenere la temperatura interna entro un intervallo vitale. Quando si corre con temperature esterne elevate, la termoregolazione diventa un’impresa titanica. Il sangue, invece di ossigenare i muscoli, viene dirottato verso la pelle per favorire la dispersione del calore attraverso la sudorazione. Il risultato? Un affaticamento precoce, con una riduzione della performance fino al 30%, secondo diversi studi sullo sport endurance. L’acqua persa con il sudore non porta via solo calore, ma anche sali minerali fondamentali, come sodio, potassio e magnesio. Questo squilibrio può innescare crampi, ipotensione, vertigini e, nei casi più estremi, colpi di calore. Il cuore, da parte sua, è costretto a lavorare il doppio per mantenere la pressione sanguigna e l’ossigenazione: una corsa contro il caldo, letteralmente.

L’illusione della sudorazione: perché non stai bruciando più grassi

È diffusa – e fuorviante – l’idea che sudare di più equivalga a un maggiore dispendio calorico. Il sudore è un indicatore della temperatura corporea, non dell’intensità del metabolismo lipidico. Anzi, durante la corsa ad alte temperature, il corpo innesca un meccanismo difensivo che limita il consumo dei grassi, privilegiando i carboidrati (e l’energia dei muscoli) più immediatamente disponibili ma esauribili in fretta. Risultato: si ha una sensazione di fatica sproporzionata rispetto al lavoro svolto, accompagnata da una minore efficienza energetica. In sintesi, correre nelle ore calde non fa dimagrire di più, ma disidrata più in fretta, peggiora la resa muscolare e mette sotto stress l’intero sistema endocrino. Le condizioni ideali per allenarsi restano quelle in cui il corpo può gestire efficacemente l’equilibrio termico, non quelle in cui si trasforma in una sauna ambulante.

L’ambiente urbano e il microclima: una trappola di cemento

Le città moderne, con le loro distese di asfalto, vetro e cemento, diventano forni a cielo aperto durante le ore centrali della giornata. Il fenomeno dell’isola di calore urbana – ormai ampiamente documentato – comporta un innalzamento delle temperature rispetto alle aree rurali circostanti fino a 5°C in più. Correre in questi contesti non è solo spiacevole: è un insulto alla fisiologia. L’aria rarefatta, spesso intrisa di ozono e particolato fine, ostacola l’ossigenazione e favorisce l’accumulo di radicali liberi. Il respiro diventa più affannoso, il battito cardiaco più irregolare, il senso di spossatezza arriva prima ancora di completare il primo chilometro. In queste condizioni, anche l’allenamento più metodico perde efficacia e può causare danni a lungo termine, soprattutto in soggetti predisposti a patologie respiratorie o cardiovascolari.

Correre al mattino presto o alla sera: una scelta intelligente

Spostare la corsa nelle ore più fresche, come il primo mattino o il tardo pomeriggio, non è solo una questione di comfort. È una scelta che rispetta la cronobiologia umana, ovvero il ritmo circadiano che regola temperatura corporea, vigilanza e performance fisica. Il mattino presto, in particolare, favorisce una partenza graduale del metabolismo e permette di correre in condizioni termiche più favorevoli, mentre la sera il corpo ha raggiunto un picco di forza e resistenza. Entrambi i momenti offrono l’opportunità di allenarsi in modo efficace, riducendo il rischio di disidratazione e sovraccarico cardiaco. Chi sceglie questi orari, secondo recenti studi di medicina dello sport, ottiene migliori risultati in termini di adattamento fisico, capacità aerobica e recupero. Una soluzione semplice, che migliora la performance e rispetta la fisiologia. Correre sì, ma con criterio.

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