Ecco i Paesi che soffrono maggiormente la fame nel mondo

Dal Sudan a Gaza, passando per Yemen, Afghanistan e Haiti, la fame colpisci ancora milioni di persone, alimentata da conflitti, instabilità e disastri climatici. Il quadro globale impone uno sguardo profondo sulle fragilità sistemiche che negano l’accesso al cibo, e una riflessione concreta sulle prospettive di giustizia e resilienza.

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    Nonostante il turismo spaziale, i robot umanoidi e l’intelligenza artificiale che quasi decide da sola, ancora oggi, la fame nel mondo resta una crisi silenziosa ma devastante e milioni di persone sopravvivono al margine, prive di accesso costante a cibo e acqua. In molte aree dell’Africa subsahariana, del Medio Oriente e dell’Asia meridionale, l’insicurezza alimentare non è il risultato di un singolo fattore, ma l’esito di una molteplicità di crisi convergenti: conflitti armati prolungati, shock climatici sempre più frequenti e disuguaglianze economiche che accentuano la vulnerabilità delle popolazioni rurali e urbane.

    Ecco perché oggi più che mai capire dove la fame è più grave vuol dire guardare in faccia le fragilità di un sistema mondiale fondato sulla disuguaglianza e la distribuzione iniqua delle ricchezze e che deve quindi essere ripensato alla radice. In questo articolo, parleremo delle aree del mondo in cui la fame assume le forme più gravi, cercando di restituire voce alle comunità colpite.

    Sudan e Sud Sudan

    Nel Sudan, la fame ha superato le soglie d’allarme, trasformandosi in una crisi che l’OMS definisce “catastrofica”. Oltre metà della popolazione affronta insicurezza alimentare acuta, mentre oltre 637.000 persone sono ormai in condizioni di carestia. Il conflitto armato esploso nell’aprile 2023 ha devastato il Paese: decine di migliaia di morti, milioni di sfollati, rotte commerciali spezzate e sistemi agricoli cancellati. A questo scenario già gravissimo si aggiunge un’epidemia di colera che ha colpito oltre 100.000 persone.

    Anche il Sud Sudan si confronta con una crisi alimentare di proporzioni estreme: qui, il clima ostile, la violenza diffusa e la povertà cronica spingono oltre 2 milioni di bambini sotto i cinque anni verso la malnutrizione acuta. Mentre i fondi per l’assistenza si riducono, l’accesso umanitario viene compromesso da una violenza onnipresente. Il lavoro di realtà come il World Food Programme e Save the Children resta vitale, ma il contesto richiede una risposta globale che non sia solo emergenziale, ma capace di affrontare la frattura sistemica che ha reso il cibo un bene inaccessibile per milioni di persone.

    Nigeria

    fame nel mondo

    Oltre 31 milioni di persone in Nigeria vivono in condizioni di insicurezza alimentare, con un dato allarmante che riguarda 5,4 milioni di bambini a rischio di malnutrizione acuta. Tra questi, quasi due milioni potrebbero sviluppare la forma più grave, capace di compromettere il sistema immunitario e rendere letali anche le infezioni più comuni. Il nucleo della crisi si concentra nel nord-est del Paese, dove violenze jihadiste, scontri armati e bande criminali minano ogni forma di stabilità economica e sociale. Le inondazioni del 2024 hanno aggravato il quadro, provocando milioni di sfollati e danneggiando raccolti già fragili.

    Nonostante la Nigeria sia tra i maggiori produttori petroliferi dell’Africa, vaste fasce della popolazione vivono senza accesso a infrastrutture essenziali, mentre l’inflazione alimentare spinge i prezzi oltre la soglia della sostenibilità. In un contesto segnato da conflitti interni e instabilità strutturale, l’intervento di organizzazioni umanitarie è cruciale per arginare una crisi che coinvolge in modo diretto donne, bambini e comunità rurali già provate.

    Repubblica Democratica del Congo

    Con quasi 28 milioni di persone colpite dalla fame acuta nel 2025, la Repubblica Democratica del Congo si conferma tra i Paesi con la crisi alimentare più estesa al mondo. Nelle province orientali – Nord Kivu, Sud Kivu, Ituri e Tanganica – i conflitti armati e la presenza di gruppi ribelli come M23 hanno forzato milioni di civili ad abbandonare terre coltivate e villaggi, generando un flusso costante di sfollati interni che oggi supera i 6,9 milioni.

    Le ripercussioni logistiche della violenza, come la chiusura dell’aeroporto di Goma, ostacolano la distribuzione degli aiuti, aggravata dalla diffusione di epidemie come colera, malaria e Mpox. I bambini sotto i cinque anni restano tra i più colpiti, 4,5 milioni soffrono di malnutrizione acuta. Il World Food Programme segnala un fabbisogno urgente di fondi per proseguire le operazioni, mentre le organizzazioni umanitarie sollecitano una risposta internazionale ampia e coordinata.

    Afghanistan

    Oltre 23 milioni di afghani necessitano di assistenza umanitaria, mentre più di 12 milioni vivono in condizioni di insicurezza alimentare acuta. La crisi è aggravata da un’economia in collasso, da eventi climatici sempre più frequenti – tra cui siccità e alluvioni – e da un sistema agricolo fragile, su cui si basa la sussistenza di gran parte della popolazione. Ospedali e centri sanitari, come quelli gestiti da Emergency, offrono spesso l’unico pasto completo disponibile per donne e bambini colpiti da malnutrizione.

    Le importazioni di beni essenziali come farina, riso e zucchero sono diventate sempre più difficili da sostenere, a causa dell’aumento dei prezzi e della scarsità di risorse. Intanto, i tagli ai fondi internazionali hanno ridotto drasticamente la capacità di risposta delle agenzie umanitarie. L’economia locale mostra timidi segnali di attività attraverso piccole esportazioni agricole e tessili, ma il divario tra offerta e necessità resta enorme. In un Paese dove la povertà è la condizione prevalente, l’accesso al cibo continua a essere questione di sopravvivenza quotidiana.

    Yemen

    fame nel mondo

    Lo Yemen resta intrappolato in una crisi alimentare che, dopo otto anni di guerra, ha assunto caratteri strutturali. Oltre 16 milioni di persone vivono in insicurezza alimentare acuta, mentre il sistema pubblico, ormai al collasso, non riesce più a garantire i servizi minimi. I continui blocchi alle importazioni e le restrizioni sull’accesso agli aiuti internazionali impediscono una distribuzione regolare di cibo e medicinali, aggravando una situazione già fragile.

    Le fasce più vulnerabili – in particolare bambini e donne – affrontano livelli di malnutrizione sempre più gravi, mentre l’inflazione alimentare rende inaccessibili anche i beni più essenziali. In molte regioni, le organizzazioni umanitarie operano in condizioni estreme, costrette a ridurre gli interventi per mancanza di fondi o sicurezza. In un contesto in cui la sopravvivenza quotidiana è legata alla possibilità stessa di ricevere aiuti, la crisi yemenita continua a rappresentare uno dei drammi umanitari più trascurati del nostro tempo.

    Gaza

    Gaza si trova in uno stato di carestia riconosciuto ufficialmente dall’Integrated Food Security Phase Classification, segnando un punto di non ritorno in una crisi alimentare senza precedenti. Oltre 640.000 persone vivono in condizioni catastrofiche, mentre l’80% della popolazione affronta un’emergenza continua legata alla mancanza di cibo. A Gaza Nord e Rafah, il cibo è diventato inaccessibile per la maggior parte delle famiglie: intere aree restano isolate a causa dei blocchi e dei bombardamenti.

    Sempre più adulti rinunciano a mangiare per sfamare i figli, in un contesto in cui quasi il 40% delle persone riferisce di restare digiuno per giorni. I servizi sanitari sono collassati, i mercati alimentari svuotati, la malnutrizione infantile in rapido aumento. Nonostante il recente accordo di cessate il fuoco, Israele continua a bloccare il flusso di aiuti umanitari, che resta comunque insufficiente a coprire i bisogni della popolazione.

    Haiti

    Nel 2025, circa 4,5 milioni di haitiani affrontano una condizione di insicurezza alimentare acuta, in un contesto segnato da violenza diffusa, paralisi istituzionale e disastri ambientali ricorrenti. La presenza capillare delle gang armate, che controllano porzioni sempre più ampie del territorio, rende estremamente pericoloso l’accesso agli aiuti umanitari e limita la circolazione delle merci.

    L’economia agricola, da sempre fragile, è stata messa in ginocchio da uragani, inondazioni e lunghi periodi di siccità, con un impatto devastante sulla sicurezza alimentare delle comunità rurali. La povertà strutturale e la mancanza di infrastrutture aggravano una crisi già profonda. In questo scenario, numerose organizzazioni stanno cercando di mantenere attivi programmi di nutrizione e supporto agricolo, ma l’assenza di stabilità politica e sicurezza concreta impedisce ogni prospettiva di ricostruzione duratura.

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