Hai mai sentito parlare di fermo pesca estivo? Durante i mesi più caldi dell’anno, il consumo di pesce fresco aumenta in modo significativo. E, proprio in questo periodo, in alcune aree marine la pesca si interrompe: parliamo di fermo pesca estivo, una misura obbligatoria che prevede la sospensione temporanea delle attività per consentire la riproduzione delle specie più vulnerabili. Non è un divieto di consumo, ma una pausa necessaria per ristabilire un equilibrio biologico.
Eppure, anche durante il fermo, alcune specie continuano ad apparire nei mercati e nei menu dei ristoranti. Conoscerle permette di fare scelte di consumo più consapevoli.
Date, mappe e deroghe: cosa dice davvero la legge sul fermo pesca
Il fermo pesca non è uniforme sul territorio nazionale. Dietro quella che può sembrare una pausa generalizzata, c’è un sistema normativo articolato che divide aree geografiche, tipologie di attrezzi e periodi dell’anno.
Nel 2025, il fermo nel Mar Adriatico Centrale e Meridionale riguarderà le reti a strascico per 45 giorni, dal 16 agosto al 29 settembre. Anche dopo la scadenza del blocco, saranno previste restrizioni sulle giornate di attività per evitare un’immediata saturazione dello sforzo di pesca.
Un altro vincolo riguarda il divieto di pesca entro le 6 miglia dalla costa, valido dal 1° luglio al 31 ottobre, con deroghe limitate solo alle imbarcazioni di piccola taglia.
Il Decreto Fermo Pesca 2025, firmato dal ministro Lollobrigida, conferma il quadro generale ma introduce elementi di flessibilità. Le uscite nel fine settimana saranno consentite, ma solo previo accordo sindacale. Cambia anche il calcolo dello sforzo di pesca, che sarà misurato in base al tempo effettivo trascorso nelle aree di cattura.
Alcune flotte — in particolare quelle a strascico attive nelle GSA 8, 9, 10 e 11, tra le zone più critiche del Mediterraneo — restano sottoposte a fermo continuativo e non derogabile, senza possibilità di anticipo o posticipo, nemmeno in regioni come il Tirreno centrale dove si erano registrati effetti positivi da misure più flessibili.
Il fermo pesca: una sospensione necessaria
Il fermo pesca non è una raccomandazione: è un vincolo. Coinvolge le aree biologicamente più sensibili, come l’Adriatico centrale e meridionale, ed è pensato per limitare l’impatto dei metodi di cattura più invasivi, primo fra tutti lo strascico.
Le specie interessate — merluzzo, nasello, triglia, sogliola, gambero di profondità — sono in molti casi già soggette a stress da sovrapesca. In questo periodo, interrompere l’attività significa offrire loro una possibilità di ripresa.
Eppure, ovviamente, la sospensione della pesca locale non impedisce la circolazione delle stesse specie sul mercato. Pesci pescati altrove, provenienti da flotte non soggette al fermo, o prelevati prima dell’inizio del blocco, continuano ad alimentare un’offerta apparentemente invariata. Il risultato è una filiera che sembra non conoscere pause, ma che in realtà si regge su un equilibrio fragile, spesso a scapito della trasparenza e della sostenibilità.
Il banco resta pieno, ma a che prezzo?
Anche durante il fermo, trovare sogliole o gamberi ad agosto non è raro. Dovremmo quindi chiederci: da dove vengono?
Nel periodo di sospensione, la pesca locale cala, i prezzi salgono, e ad alimentare l’offerta intervengono prodotti congelati o importati, magari da Paesi con minori garanzie di tracciabilità.
Il problema non è solo quantitativo. È culturale. La promessa implicita di un accesso continuo e abbondante al pesce fresco ignora deliberatamente i limiti ecologici. In questo contesto, il consumatore rischia di diventare parte del problema più per omissione che per scelta.
Scegliere cosa non mangiare
La sostenibilità alimentare si esercita anche attraverso l’astensione. Rinunciare a una specie fuori stagione non è una penalizzazione, ma un atto di coerenza.
Evitare determinati pesci nei mesi di fermo significa riconoscere il valore dei cicli naturali, rispettare il lavoro dei pescatori responsabili e contribuire alla salute degli ecosistemi marini.
È sufficiente fare attenzione alla provenienza, chiedere informazioni al mercato, evitare di mangiare questi pesci quando si va al ristorante e diffidare dei piatti sempre disponibili.