Festival di Sanremo 2025: tra iniziative green e accuse di greenwashing

Il Festival di Sanremo 2025 introduce misure green, ma Greenpeace lo accusa di greenwashing per la presenza di sponsor controversi. Il contrasto tra immagine e realtà solleva dubbi sulla vera sostenibilità dell'evento.

Festival di Sanremo 2025: tra iniziative green e accuse di greenwashing - immagine di copertina

    Il Festival di Sanremo 2025 si presenta con una promessa ambiziosa: diventare più sostenibile. Tra gestione ottimizzata dei rifiuti, energia pulita e mobilità green, il Festival si impegna per ridurre il suo impatto ambientale. Ma basta qualche LED a basso consumo per trasformare l’evento musicale più seguito d’Italia in un modello di sostenibilità?

    A sollevare qualche dubbio (anche quest’anno) è Greenpeace che accusa il Festival di greenwashing per un piccolo, ma non del tutto trascurabile, dettaglio: gli sponsor.

    E dunque viene da chiedersi: il Festival di Sanremo di quest’anno sarà davvero più sostenibile o si tratta solo di un’abile operazione di marketing? Vediamo nel dettaglio le iniziative messe in campo e i punti critici che fanno discutere.

    Le iniziative green di Sanremo 2025

    Quest’anno il Festival di Sanremo ha puntato molto su una serie di misure per ridurre il suo impatto ambientale nel tentativo di costruire un’immagine sempre più green.

    Vediamo alcune delle principali iniziative proposte.

    1. Una migliore gestione dei rifiuti Quest’anno, la raccolta differenziata sarà più rigorosa, con un incremento degli ecopunti e una strategia di riduzione dei rifiuti non riciclabili del 30% rispetto al 2024. L’iniziativa prevede anche un aumento della frequenza degli spazzamenti stradali per evitare accumuli e migliorare la separazione dei materiali. La sfida reale è ovviamente assicurarsi che vengano realmente riciclati. Senza un sistema efficace di smaltimento e recupero, l’impegno rischia di trasformarsi in una semplice operazione di facciata.
    2. Illuminazione e consumo energetico più efficienti. Il Festival utilizzerà esclusivamente luci LED a basso consumo per limitare le emissioni di CO2. Ottima scelta, ma siamo sicuri che l’energia provenga davvero da fonti rinnovabili? Non ci sono dettagli ufficiali sulla provenienza dell’elettricità utilizzata.
    3. Incentivare la mobilità sostenibile. Grazie alla collaborazione con Trenitalia, il Festival incentiva l’uso del treno per ridurre le emissioni da traffico legato ai mezzi privati. Resta da vedere se artisti e ospiti seguiranno l’esempio o continueranno a usare i soliti SUV.
    4. Materiali ecocompatibili. Via la plastica monouso, sostituita da alternative biodegradabili. Una scelta giusta, ma resta da vedere come verrà gestita la logistica degli allestimenti e se verranno adottati criteri realmente sostenibili per tutto l’evento.
    5. Monitoraggio della carbon footprint. Il Festival promette di misurare l’impatto ambientale complessivo per migliorare le edizioni future. Bene, ma i dati saranno pubblici?
    6. Living Garden Hub e Futurae Heroes. Il Living Garden Hub è un’area dedicata alla musica e alla sostenibilità, allestita nei Giardini Vittorio Veneto. Pensato come un punto di incontro per artisti, pubblico e attivisti ambientali, questo spazio utilizza materiali eco-sostenibili e si alimenta con energia rinnovabile. Qui si svolgono attività educative sulla sostenibilità, eventi culturali e iniziative per sensibilizzare il pubblico su temi ambientali. Inoltre, il progetto Futurae Heroes mira a utilizzare la tecnologia per rendere l’industria musicale più sostenibile, coinvolgendo nuove generazioni di artisti e professionisti del settore. L’idea è interessante, il suo impatto reale sul Festival è limitato: un’oasi green all’interno di un evento che, nel complesso, mantiene ancora troppe contraddizioni in termini di sostenibilità.

    Le accuse di greenwashing a Sanremo 

    Il pacchetto di iniziative proposte, sulla carta, sembra ambizioso, ma nasconde più di qualche contraddizione. Perché se da un lato si punta alla sostenibilità (con attività che comunque rischiano di essere troppo generiche e poco verificabili), dall’altro rimangono partnership con alcune delle aziende più inquinanti del Pianeta.

    A sottolinearlo è l’organizzazione ambientalista Greenpeace che accusa il Festival di Sanremo 2025 di puro greenwashing.

    Tra le aziende più controverse, il main sponsor Eni è già stato accusato più volte di fare ambientalismo di facciata promuovendo un’immagine green attraverso Plenitude ed Enilive. Il problema però è che per ogni euro investito in energia pulita, accusa Greenpeace, ne spenderebbe 12,9 in petrolio e gas.

    Tra gli altri sponsor, Greenpeace punta i riflettori anche su Costa Crociere, ricordando che il turismo crocieristico ha un impatto devastante sull’ambiente marino, e poi ancora su Coca-Cola, considerata principale inquinatore globale da plastica, che avrebbe ridotto gli obiettivi di sostenibilità anziché aumentarli.

    Greenpeace ha chiesto alla Rai l’accesso agli atti relativi ai contratti con questi sponsor, denunciando il greenwashing come pratica ingannevole che maschera l’impatto ambientale reale delle aziende coinvolte. Finora, però, nessuna risposta.

    Sostenibilità o greenwashing?

    Un Festival sostenibile con il marchio di aziende legate ai combustibili fossili, alla plastica monouso e al turismo di massa? Il rischio di greenwashing è piuttosto alto. Il Festival di Sanremo 2025 ha messo in campo iniziative ambientali interessanti, ma la presenza di sponsor come questi mette tutto in discussione.

    Dopotutto, possiamo parlare di sostenibilità mentre una nave da crociera mastodontica illumina la costa?

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