
Immerse nel silenzio degli abissi, le foreste sottomarine sono tra gli ecosistemi più vitali e affascinanti del Pianeta. Queste distese verdi che popolano i fondali marini svolgono un ruolo cruciale nella regolazione del clima, nella protezione delle coste e nella conservazione della biodiversità. Paragonabili per struttura e funzione alle foreste terrestri, ospitano migliaia di specie marine e rappresentano un autentico baluardo contro gli effetti del cambiamento climatico.
In questo articolo, scopriremo che cosa sono le foreste sottomarine, quali sono le tipologie principali, i benefici ecologici che offrono e le minacce che le stanno mettendo in pericolo.
Cosa sono le foreste sottomarine e perché sono importanti
Le foreste sottomarine sono ecosistemi complessi e stratificati, costituiti da macroalghe o piante marine che si sviluppano su fondali sabbiosi o rocciosi. La loro importanza è legata a molteplici funzioni ecologiche: producono ossigeno, assorbono CO2, offrono rifugio e nutrimento a una moltitudine di organismi marini e proteggono le coste dall’erosione. Come le foreste terrestri, anche queste “giungle subacquee” presentano una struttura stratificata, con specie più alte che formano la chioma e organismi più piccoli nel sottobosco.
Una delle loro funzioni più preziose è la capacità di agire come pozzi di carbonio, assorbendo grandi quantità di anidride carbonica atmosferica e contribuendo così a mitigare il riscaldamento globale. Inoltre, la produzione di ossigeno attraverso la fotosintesi è un contributo essenziale per la salute degli oceani e dell’atmosfera.
Kelp e posidonia: le principali tipologie
Le due tipologie di foreste sottomarine più emblematiche sono le foreste di kelp e le praterie di Posidonia oceanica.
Le foreste di kelp, costituite da grandi alghe brune come Macrocystis e Laminaria, si trovano prevalentemente nelle acque fredde e temperate degli oceani. Questi ecosistemi possono crescere rapidamente (anche decine di centimetri al giorno) e si sviluppano su fondali rocciosi ricchi di nutrienti. La loro struttura ricorda quella di un bosco terrestre: la chioma in superficie, un sottobosco di alghe più piccole e una base ricca di invertebrati e alghe rosse. Ospitano una moltitudine di specie, tra cui pesci, crostacei, echinodermi e mammiferi marini.
Le praterie di Posidonia oceanica, diffuse nel Mar Mediterraneo, sono formate da una vera pianta marina dotata di radici, rizoma e foglie lunghe fino a un metro. Ogni ettaro può ospitare fino a 350 specie diverse, tra cui pesci, tartarughe e molluschi. Oltre a fornire habitat essenziali, queste praterie stabilizzano i fondali, attenuano il moto ondoso e proteggono le coste dall’erosione. Un solo metro quadro di Posidonia può produrre fino a 20 litri di ossigeno al giorno.
Altre tipologie di foreste sottomarine
Accanto al kelp e alla Posidonia, esistono altre forme di foreste sottomarine, meno conosciute ma altrettanto importanti dal punto di vista ecologico.
Le barriere coralline, pur non essendo foreste vegetali, sono assimilabili per struttura e funzione: composte da coralli (animali coloniali), creano habitat tridimensionali ricchissimi di vita e offrono protezione costiera.
Altre fanerogame marine, come le specie dei generi Zostera e Cymodocea, formano praterie nei mari temperati e tropicali. Anch’esse producono ossigeno, assorbono CO2 e fungono da nursery per numerose specie marine.
Esistono inoltre foreste di altre macroalghe come il Sargassum, che forma vere e proprie “masserie galleggianti” nell’Atlantico, oppure comunità di Fucus e Ascophyllum lungo le coste fredde. In alcune regioni tropicali, tappeti di alghe rosse e verdi (come Caulerpa e Halimedia) creano habitat complessi e produttivi.
Infine, le scogliere e le grotte sommerse ospitano foreste “animali” composte da gorgonie, spugne e alghe fotofile, formando ecosistemi intricati e di grande valore per la biodiversità.
Perché sono in pericolo e come possiamo salvarle
Negli ultimi decenni, le foreste sottomarine sono state gravemente minacciate da attività umane, cambiamenti climatici e inquinamento. Le praterie di Posidonia, ad esempio, hanno perso circa il 29% della loro estensione nel Mediterraneo negli ultimi 50 anni. Tra le cause principali ci sono la cementificazione costiera, l’ancoraggio selvaggio delle imbarcazioni, la pesca a strascico, la diffusione di specie invasive e l’aumento della temperatura dell’acqua.
L’acidificazione degli oceani, dovuta all’assorbimento di CO2 atmosferica, minaccia la sopravvivenza di molte specie marine e indebolisce la capacità delle foreste di assorbire carbonio. Il riscaldamento globale, con l’innalzamento della temperatura delle acque, sta già causando la regressione di molte foreste di kelp in aree come la California e l’Australia.
Per contrastare questa crisi, sono necessari interventi urgenti di protezione e ripristino, come la creazione di aree marine protette, la regolamentazione delle attività turistiche e di pesca, l’educazione ambientale, la reintroduzione di piante marine in zone degradate e il monitoraggio scientifico degli habitat. Progetti pilota in varie parti del mondo stanno già mostrando risultati incoraggianti: dalla riforestazione marina in Spagna, al trapianto di fanerogame negli Stati Uniti, fino all’uso di tecnologie satellitari per il monitoraggio delle praterie.
Un patrimonio naturale insostituibile
Le foreste sottomarine sono alleate preziose nella lotta contro il cambiamento climatico e rappresentano un patrimonio naturale da custodire. Investire nella loro tutela significa garantire un futuro più sano e sostenibile agli oceani e a tutte le forme di vita che ne dipendono, inclusi noi esseri umani.