
Genocidio, tortura, schiavitù, crimini contro l’umanità e maternità surrogata. Ormai non si parla d’altro. Il 16 ottobre 2024, l’Italia ha deciso che portare in grembo un bambino per qualcun altro, volontariamente, è un crimine universale. La maternità surrogata viene ora equiparata a pratiche che da sempre rimandano a orrore e distruzione. Strappare vite, torturare corpi, ridurre esseri umani a merce: ecco i paragoni. Non importa che una madre surrogata non tolga nulla, ma, anzi, dia vita. Il nuovo nemico della società è chi osa condividere il proprio corpo per creare una famiglia.
È ironico, no? Genocidio, tortura, schiavitù e crimini contro l’umanità sono atti di sopraffazione, violenza, morte. Ma la maternità surrogata? Al contrario, genera vita. Paradossale pensare che un gesto di generosità possa essere trattato come un atto di oppressione. Forse è qui che si vede la sottile linea che separa il buon senso dall’ideologia. Tutti gli altri crimini puniscono, distruggono, annullano l’essenza dell’essere umano. Questo, a quanto ne sappiamo, è desiderio di genitorialità, di legami costruiti sulla scelta.
Si dirà: “Ma è una forma di sfruttamento”. Già, perché nulla è più spaventoso dell’idea di una donna che prenda una decisione consapevole sul proprio corpo. Invece di tutelare le donne da veri crimini come il traffico di esseri umani o la violenza domestica, si decide che il pericolo sia proprio la libertà di scelta. Sembra quasi che la classe politica non abbia compreso la differenza tra forzare una donna a fare qualcosa e darle la possibilità di decidere per sé stessa. O forse l’ha capita fin troppo bene.
Le stesse voci che oggi gridano alla schiavitù delle madri surrogate sono spesso le stesse che tacciono davanti alle ingiustizie quotidiane contro le donne, dai diritti negati sul lavoro alla disparità salariale, dall’assenza di politiche per il congedo parentale a sostegno insufficiente per le madri single. Strano come queste battaglie non ricevano lo stesso fervore. Più facile, evidentemente, demonizzare una pratica rara e regolamentata piuttosto che affrontare problemi concreti che toccano la vita di milioni di donne ogni giorno.
Si potrebbe ridere, se non fosse tragico. Invece di migliorare la vita delle persone, di sostenere chi lotta per diventare genitore e chi lo aiuta a realizzare quel sogno, si sceglie di criminalizzare. Non una forma di violenza, ma – SE VOLONTARIA – una forma di amore.
E mentre il mondo si occupa di problemi reali – come il cambiamento climatico, le disuguaglianze economiche, la crisi dei diritti umani – noi, in Italia, abbiamo deciso che la priorità è questa.
Grazie, davvero, per il progresso.