Durante la Ocean Race, la celebre gara di vela intorno al mondo, si è verificato un evento ormai non troppo inusuale. Nelle acque dello Stretto di Gibilterra alcune orche hanno attaccato due barche della competizione, Team JAJO e Mirpuri Trifork Racing.
L’attacco, documentato attraverso alcuni video dei membri dell’equipaggio e delle telecamere subacquee, sembra seguire uno schema consolidato.
Solitamente, le orche non sono particolarmente aggressive con le barche, eppure da qualche anno un gruppo di cetacei al largo della costa iberica sta attirando l’attenzione su di sé per i ripetuti attacchi, e a volte affondamenti, ai danni di alcune imbarcazioni che navigano quest’area.
Lo skipper di Team JAJO, poco dopo l’accaduto, ha dichiarato: «Tre orche sono venute dritte verso di noi e hanno cominciato a colpire la barca. Sono animali meravigliosi, ma è stato un momento pericolosissimo. Abbiamo ammainato le vele, abbiamo rallentato e per fortuna le orche sono andate vie. È stato un momento spaventoso».
Le orche: animali sociali e intelligenti
Incredibilmente intelligenti e note per le loro tecniche di caccia con cui riescono ad avere la meglio su squali e balene: sono le orche, cetacei bianchi e neri appartenenti alla stessa famiglia dei delfini (come loro, sono infatti dotate di denti).
Stanziali o migratorie, le orche popolano tutti i mari e gli oceani del mondo, dalle acque più fredde alle regioni tropicali. Nel Mediterraneo, ad esempio, si possono avvistare soprattutto nel bacino occidentale, nel quale arrivano passando per lo Stretto di Gibilterra.
Le orche stanziali tendenzialmente vivono in gruppi familiari (pod) stabili, dai 10 ai 50 individui imparentati tra loro, di entrambi i sessi e di diverse età. Proprio all’interno di questi gruppi si consolidano un particolare tipo di linguaggio e schemi di comportamento che caratterizzano un gruppo e lo distinguono da un altro. Durante l’accoppiamento, i vari pod possono incontrarsi per brevi periodi.
I pod si caratterizzano anche per il tipo di caccia e per tipo di prede: le orche, infatti, sono animali sociali e compiono questa attività in gruppo. Possono predare mammiferi, uccelli, tartarughe e alcuni pesci, tra cui squali e razze, e anche i capodogli e le balenottere non ancora adulti.
Gli esseri umani non rientrano sicuramente nella dieta delle orche: è documentato solo un attacco compiuto da un’orca ai danni di un surfista californiano.
Cosa succede nello Stretto di Gibilterra?
Come dicevamo, le orche non mangiano né attaccano gli esseri umani, ma ultimamente sembrano particolarmente attratte dalle barche.
Nello specifico, si tratterebbe di un gruppo al largo della Penisola iberica che da tre anni spaventa le imbarcazioni di quest’area. La dinamica è sempre più o meno la stessa: un piccolo gruppo si scaglia contro il timone di piccole barche a vela, per poi allontanarsi.
Dopo una prima segnalazione nel maggio 2020 nello Stretto di Gibilterra, seguono decine di altri casi. Alcuni più gravi di altri, perché le barche, fortemente danneggiate, sono poi affondate.
La barca a vela Champagne, il 4 maggio, passando per Gibilterra nel suo viaggio tra le Canarie e le Baleari è stata attaccata da tre orche. Colpito il timone, l’imbarcazione è infine affondata e l’equipaggio è stato messo in salvo dalla Guardia Costiera Spagnola.
Perché le orche attaccano le barche?
Tali eventi, seppur particolari, non sono affatto rari in queste acque e alcuni scienziati stanno provando ipotizzare una spiegazione. Sembrerebbe che una singola orca ferita abbia cominciato ad attaccare le barche per difendersi, azione che anche altre orche avrebbero iniziato a imitare, colpendo anche loro le barche.
A rivelarlo, un articolo della rivista Marine Mammal Science che ritiene che ad essere coinvolte negli attacchi potrebbero essere nove orche, appartenenti a due gruppi. Il primo gruppo costituito da 3 o 4 esemplari giovani, il secondo da individui di varie età e capeggiato da una femmina adulta, chiamata White Gladis. Potrebbe essere stata proprio White Gladis, dopo un incidente, a iniziare ad attaccare le imbarcazioni, imitata poi da altri esemplari.
Si tratterebbe però di un’imitazione, più che un insegnamento. Inoltre, osservando meglio le azioni delle orche, in molti contestano la matrice vendicativa di questi attacchi. Le orche infatti colpiscono le imbarcazioni, ma non sembrano interessate alle persone a bordo, né alle scialuppe di salvataggio utilizzate dall’equipaggio per mettersi in salvo quando affonda la barca.
Se le orche attaccano le barche potrebbe essere solo per gioco
Di diverso avviso è invece Hanne Strager, cofondatrice dell’Andenes Whale Center in Norvegia, la quale ritiene che un comportamento come questo potrebbe rientrare nei cosiddetti capricci delle orche. Si tratterebbe quindi di un gioco, un divertimento, probabilmente momentaneo e che presto potrebbe essere sostituito da qualcos’altro.
Non è affatto raro che le orche assumano particolari atteggiamenti, apparentemente privi di motivazioni logiche se non il divertimento in sé, che vengono poi abbandonati altrettanto facilmente qualche tempo dopo e sostituiti con nuove attività.
Un salmone per cappello
Pensiamo ad esempio all’estate del 1987, quando, nelle acque del Pacifico nord-orientale, si verificò un evento insolito. Qui una femmina di orca iniziò a nuotare con un salmone morto sul naso. Un comportamento particolare che si diffuse velocemente, tanto che nel giro di un paio di mesi, orche di diversi gruppi furono osservate a compiere lo stesso gesto.
Il salmone come cappello fu una moda che durò poco tra le orche e infatti, improvvisamente, finì come era iniziata. Da allora, a parte una breve parentesi l’estate successiva, il fenomeno non è stato più registrato.
Nata a Roma nel 1993, si è laureata in Lettere, con specializzazione in Storia Contemporanea. Attenta al mondo che la circonda, crede fortemente nel potere della collettività: ognuno, a modo suo, può essere origine del cambiamento. Amante del cinema e della letteratura, sogna di scrivere la storia del secolo (o almeno di riuscire a pensarla).