Cosa succede quando il presidente rieletto degli Stati Uniti decide di giocare a Risiko? Donald Trump, mai timido nel proporre idee sopra le righe, torna a far parlare di sé con dichiarazioni che farebbero sorridere se non fossero incredibilmente reali. Tra Groenlandia, Canada, Canale di Panama e persino il Golfo del Messico, Trump sembra pronto a ridisegnare le mappe geopolitiche.
Le sue affermazioni, fatte durante un recente comizio in Florida e ribadite in un’intervista televisiva, hanno sollevato preoccupazioni nella comunità internazionale. Non solo perché minacciano la sovranità di questi territori, ma anche perché rischiano di destabilizzare gli equilibri geopolitici globali.
Andiamo a scoprire i dettagli di questa curiosa “politica espansionistica 2.0”.
Groenlandia: un’isola nel mirino
Donald Trump ha iniziato a guardare alla Groenlandia già durante la sua prima presidenza, definendo l’isola “un affare immobiliare”. Recentemente, ha rilanciato l’idea di acquisire questa regione autonoma della Danimarca, sottolineando la sua importanza strategica.
Perché tanto interesse? La Groenlandia non è solo una distesa ghiacciata, ma un luogo ricco di risorse naturali come terre rare, petrolio e gas naturale. Inoltre, la sua posizione è cruciale per monitorare l’Artico, dove le tensioni con Russia e Cina sono in crescita.
La Danimarca, però, (ovviamente) non ha intenzione di vendere. La premier Mette Frederiksen ha definito l’idea di Trump “assurda”, ribadendo che la Groenlandia appartiene ai groenlandesi. Il tutto ha sollevato critiche internazionali, con molti Paesi europei preoccupati per una possibile destabilizzazione delle relazioni transatlantiche. Eppure, Trump non sembra intenzionato a rinunciare, ventilando persino opzioni economiche o militari per assicurarsi il controllo dell’isola.
Canada: il nuovo 51º stato?
Non solo la Groenlandia: a Trump non basta il sogno artico. Il tycoon, infatti, ha proposto di inglobare il Canada come 51º Stato degli Stati Uniti e ha dichiarato che “molti canadesi sarebbero felici di far parte della grande nazione americana”. Un’affermazione che ha suscitato risate, incredulità ma anche indignazione.
Le autorità canadesi hanno risposto in modo netto. Justin Trudeau, noto per il suo approccio diplomatico, ha definito le parole di Trump “inappropriate”, ribadendo l’importanza della sovranità canadese. Nonostante ciò, Trump insiste che una fusione porterebbe benefici economici e strategici per entrambe le nazioni.
In realtà, le relazioni tra Stati Uniti e Canada sono già state tese in passato, in particolare per questioni commerciali legate al NAFTA (North American Free Trade Agreement, un accordo di libero scambio tra Stati Uniti, Canada e Messico) e al commercio di legname e prodotti lattiero-caseari.
Il Golfo del Messico: un nuovo nome per le vecchie acque
Tra le idee più discusse di Trump, c’è quella di rinominare il Golfo del Messico in Golfo d’America. Secondo Trump, questa denominazione sarebbe più “adatta” e rappresenterebbe meglio l’importanza degli Stati Uniti nella regione.
La risposta del Messico non si è fatta attendere. La presidente Claudia Sheinbaum ha reagito con ironia, mostrando una vecchia mappa del XVII secolo in cui il Nord America era chiamato “America messicana”. Sheinbaum ha suggerito, scherzosamente, di tornare al vecchio toponimo.
Anche se un cambiamento di nome sarebbe tecnicamente possibile negli Stati Uniti, richiederebbe l’approvazione del Consiglio Nazionale dei Nomi Geografici. Tuttavia, la denominazione “Golfo del Messico” è consolidata da secoli e difficilmente altri Paesi accetterebbero di adottare la nuova nomenclatura.
Canale di Panama: ritorno al passato
Il Canale di Panama, una delle infrastrutture più strategiche al mondo, è tornato al centro dell’attenzione di Trump, che ha ventilato l’ipotesi di riprenderne il controllo nonostante sia sotto la sovranità panamense dal 1999.
Trump ha giustificato questa proposta citando ragioni di sicurezza nazionale e interessi economici. Il controllo diretto del Canale garantirebbe agli Stati Uniti maggiore influenza sulle rotte commerciali globali. Il governo panamense ha risposto con fermezza, definendo l’idea “inaccettabile” e riaffermando la propria sovranità.
Il Canale di Panama è una questione particolarmente sensibile. La sua storia è segnata da tensioni tra Stati Uniti e Panama, culminate negli accordi Torrijos-Carter che hanno stabilito la restituzione del Canale. Tornare indietro su questi accordi sarebbe non solo politicamente complicato, ma anche altamente controverso sul piano internazionale.
L’ultima mossa di Trump
Le recenti dichiarazioni di Donald Trump hanno riacceso il dibattito internazionale su sovranità e geopolitica. Le sue idee di annessione e ripresa di controllo non sono nuove, ma il loro ripetersi in un contesto di tensioni globali le rende particolarmente significative.
Ogni affermazione ha il potenziale di alimentare nuove tensioni e di questo la comunità internazionale sembra essere perfettamente consapevole (al contrario del tycoon). Che si tratti della Groenlandia, del Canada, del Canale di Panama o del Golfo del Messico, le proposte di Trump rivelano un approccio che sfida l’ordine stabilito, ma che difficilmente troverà appoggio politico o pratico.
L’impatto di queste dichiarazioni rimane quindi da valutare, ma una cosa è certa: sollevano questioni cruciali sul futuro delle relazioni internazionali e sulla stabilità globale.

Nata a Roma nel 1993, si è laureata in Lettere, con specializzazione in Storia Contemporanea. Attenta al mondo che la circonda, crede fortemente nel potere della collettività: ognuno, a modo suo, può essere origine del cambiamento. Amante del cinema e della letteratura, sogna di scrivere la storia del secolo (o almeno di riuscire a pensarla).