L’inquinamento atmosferico è una delle principali minacce per la salute pubblica e per l’ambiente. Secondo un recente rapporto di IQAir, nel 2024 solo sette Paesi al mondo hanno rispettato le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sulla qualità dell’aria: Australia, Nuova Zelanda, Bahamas, Barbados, Grenada, Estonia e Islanda.
Mentre alcune nazioni registrano progressi, altre continuano a soffrire livelli di inquinamento estremamente elevati, con impatti devastanti sulla salute e sull’ecosistema.
Le principali cause dell’inquinamento atmosferico
L’inquinamento atmosferico è alimentato da diversi fattori, ma la combustione di fonti fossili come carbone, petrolio e gas naturale è la causa principale. Questi processi rilasciano sostanze nocive, tra cui: particolato fine (PM2.5), responsabile di malattie respiratorie e cardiovascolari; ossidi di azoto, che contribuiscono alla formazione dello smog; anidride solforosa, legata alle piogge acide.
Oltre alle attività industriali e ai trasporti, anche la rapida urbanizzazione e l’espansione delle metropoli stanno aggravando il problema, aumentando la domanda di energia e generando maggiori emissioni.
I Paesi con l’aria più inquinata
Mentre alcuni Paesi stanno migliorando la qualità dell’aria, altre nazioni continuano a registrare livelli preoccupanti di inquinamento. I più colpiti sono:
- Chad, Bangladesh e Pakistan, dove il livello di PM2.5 supera di oltre 15 volte le raccomandazioni dell’OMS.
- India, che ospita alcune delle città più inquinate al mondo, tra cui Byrnihat, con livelli di PM2.5 di 128,2 µg/m³.
- Cina, dove le emissioni industriali e il traffico intenso contribuiscono alla scarsa qualità dell’aria in molte aree urbane.
Questi dati evidenziano come la qualità dell’aria sia un problema particolarmente grave in Asia meridionale e in Africa, dove la regolamentazione ambientale è meno efficace e le infrastrutture di monitoraggio sono limitate.
Un’analisi relativa, ma comunque importante
IQAir è un’azienda svizzera specializzata nella tecnologia per la qualità dell’aria, fondata nel 1963 dai fratelli Manfred e Klaus Hammes. L’azienda si concentra sulla protezione dalle sostanze inquinanti atmosferiche e sviluppa prodotti per il monitoraggio e la pulizia dell’aria.
I dati di IQAir rappresentano una risorsa importante per analizzare l’inquinamento atmosferico, ma presentano alcune limitazioni.
- Un indice adattato alle regioni: IQAir utilizza l’indice AQI⁺, un’estensione dell’AQI statunitense, che considera il particolato fine (PM2.5), ossidi di azoto, ozono, anidride solforosa e anidride carbonica. Tuttavia, questo indice non è un valore assoluto, ma un riferimento per confrontare diverse aree geografiche.
- Copertura geografica disomogenea: alcuni Paesi dispongono di un’infrastruttura di monitoraggio avanzata, mentre altre regioni, in particolare in Africa e Asia, hanno pochi sensori, il che può generare stime incomplete.
- Dati raccolti da sensori distribuiti: la rete di rilevamento di IQAir si basa su sensori gestiti da volontari e istituzioni locali, il che può introdurre differenze nei metodi di misurazione.
Questi fattori indicano che, pur essendo utili per identificare tendenze e criticità, i dati devono essere interpretati con cautela e integrati con altre fonti per ottenere una visione più accurata della situazione globale.

Nata a Roma nel 1993, si è laureata in Lettere, con specializzazione in Storia Contemporanea. Attenta al mondo che la circonda, crede fortemente nel potere della collettività: ognuno, a modo suo, può essere origine del cambiamento. Amante del cinema e della letteratura, sogna di scrivere la storia del secolo (o almeno di riuscire a pensarla).