
Petra, situata nel sud della Giordania, è una di quelle mete che, una volta viste, restano nella memoria per sempre. Città antica scolpita direttamente nella roccia rosata del deserto, Petra è anche un laboratorio a cielo aperto per archeologi, architetti e studiosi di civiltà antiche. Patrimonio dell’Umanità UNESCO dal 1985 e una delle nuove sette meraviglie del mondo, la città continua a stupire per la sua ingegneria avanzata, per il sistema idrico sotterraneo che sfidava il clima arido e per la capacità di adattamento dei Nabatei, il popolo che la fondò.
Eppure, Petra è anche un luogo fragile, esposto agli effetti del turismo di massa, del cambiamento climatico e dell’erosione. In questo articolo approfondiamo la storia, le peculiarità architettoniche, il contesto ambientale e le prospettive per una gestione sostenibile di uno dei luoghi più straordinari del Pianeta.
La storia di Petra, un capolavoro scolpito nella roccia in Giordania
Petra non è solo un’attrazione turistica: è un sito archeologico unico al mondo. Fondata probabilmente intorno all’VIII secolo a.C., raggiunse il suo massimo splendore sotto i Nabatei, un popolo arabo nomade che si stanziò nell’area e ne fece un centro commerciale strategico tra l’Arabia, l’Egitto e il Mediterraneo. Il nome stesso, Petra, fa riferimento alle pareti di arenaria scolpite per creare templi, tombe e edifici pubblici.
Il periodo di maggiore prosperità fu tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C., quando Petra diventò una delle città più floride della regione. Fu poi annessa all’Impero Romano nel 106 d.C., che ne proseguì lo sviluppo, ma vide anche l’inizio del declino. Terremoti, cambiamenti nelle rotte commerciali e fattori ambientali portarono lentamente all’abbandono del sito. Rimasta nascosta al mondo occidentale per secoli, fu riscoperta nel 1812 dall’esploratore svizzero Johann Ludwig Burckhardt.
Oggi Petra non è solo una testimonianza della maestria ingegneristica dei Nabatei, ma anche uno dei simboli della resilienza culturale e ambientale. I suoi edifici scolpiti – primo tra tutti il famoso Tesoro (Al-Khazneh) – continuano a stupire per precisione, estetica e integrazione con il paesaggio circostante. Ma la roccia tenera su cui sono scolpiti è esposta a gravi rischi ambientali, come vedremo nei prossimi capitoli.
Il sistema idrico nascosto: sostenibilità ante litteram
Uno degli aspetti più sorprendenti di Petra è il suo sistema idrico. Costruita in una delle zone più aride del Medio Oriente, la città fu resa abitabile grazie a una rete ingegnosa di canali, cisterne e dighe che permetteva di raccogliere e immagazzinare l’acqua piovana. I Nabatei riuscirono a sfruttare ogni goccia d’acqua disponibile, deviando i wadi (torrenti stagionali) e costruendo condotti sotterranei che portavano l’acqua direttamente nei centri abitati.
Questo approccio permetteva alla popolazione di affrontare lunghi periodi di siccità e alimentava anche le coltivazioni e i commerci. Alcune delle cisterne sono ancora oggi visibili, come quelle nel Siq, il lungo canyon che porta all’ingresso della città. Si tratta di un esempio precoce di infrastruttura sostenibile, perfettamente adattata all’ambiente, in un’epoca in cui la parola sostenibilità non esisteva nemmeno.
Il sistema idrico non era solo funzionale, ma anche integrato nel contesto paesaggistico e urbano, dimostrando come le conoscenze locali fossero profondamente legate all’osservazione dell’ambiente. Petra era, di fatto, una città smart ante litteram, capace di ottimizzare risorse e spazio, e di affrontare i limiti imposti dalla geografia desertica con soluzioni efficienti e a basso impatto.
Oggi questo sistema idrico è studiato da urbanisti e ingegneri ambientali come modello per affrontare le crisi idriche moderne in aree aride o semi-aride. Anche per questo motivo Petra non è solo un tesoro del passato, ma può offrire spunti utili per costruire il futuro.
Un sito fragile sotto pressione: il turismo e i cambiamenti climatici
Il numero di visitatori a Petra ha superato in alcuni anni quota un milione. Sebbene il turismo sia una fonte di reddito importante per la Giordania, rappresenta anche una minaccia. La pressione continua su un’area archeologica così fragile, unita a una gestione non sempre sostenibile, ha causato fenomeni di erosione e degrado delle superfici scolpite.
Inoltre, il cambiamento climatico sta accelerando i processi di deterioramento. Le piogge torrenziali improvvise causano frane, mentre l’aumento delle temperature aggrava il processo di disgregazione delle rocce di arenaria. Alcune parti del sito sono state già danneggiate irreversibilmente, e gli esperti avvertono che è necessario agire subito.
Il problema è anche sociale: le comunità beduine che abitavano nei pressi del sito sono state in parte spostate per fare spazio al turismo, perdendo accesso ad alcuni luoghi storicamente importanti. Alcuni progetti cercano oggi di coinvolgerle nella gestione del sito, offrendo formazione e opportunità economiche legate al turismo sostenibile.
In questo contesto, l’UNESCO e altre organizzazioni internazionali stanno collaborando con le autorità locali per sviluppare piani di conservazione, regolamentare gli accessi e promuovere forme di turismo rispettose dell’ambiente e del patrimonio. Petra può continuare ad accogliere il mondo, ma solo se il mondo saprà rispettarla.
Cosa vedere a Petra (e come farlo in modo sostenibile)
La prima cosa che colpisce chi arriva in Giordania e visita Petra è il Siq, il canyon naturale che porta all’ingresso della città. Camminando per oltre un chilometro tra pareti di roccia alte anche 80 metri, ci si trova improvvisamente davanti ad Al-Khazneh, il Tesoro. Ma questa città è molto di più: ci sono centinaia di tombe, templi, un teatro romano, altari e perfino un monastero, il Deir, raggiungibile con una lunga scalinata scavata nella roccia.
Per visitare Petra in modo sostenibile, è bene affidarsi a guide locali, evitare gli orari di punta, indossare scarpe adatte per non danneggiare i sentieri e non lasciare rifiuti. Meglio ancora se si sceglie di soggiornare presso strutture ricettive gestite da comunità locali o cooperative che reinvestono i proventi nel territorio.
Esistono anche percorsi alternativi meno battuti, che permettono di scoprire angoli meno noti della città e allo stesso tempo alleggerire la pressione sui monumenti più esposti. Le autorità locali stanno investendo in segnaletica e in piattaforme informative per orientare i turisti verso esperienze più consapevoli.
Visitare Petra con rispetto significa anche capire il contesto in cui si inserisce: un ecosistema delicato, una memoria culturale e una fonte di reddito per la popolazione locale. Sostenibilità non è solo un concetto teorico, ma una pratica quotidiana anche quando si viaggia.
Un patrimonio da preservare, non da consumare
Petra è un simbolo di resistenza, bellezza e intelligenza architettonica. Ma non è eterna. Conservare questo luogo significa non solo proteggerlo fisicamente, ma anche mantenerne il valore culturale, ambientale e sociale. Ogni gesto consapevole da parte dei visitatori è un passo in più verso un turismo più responsabile e un futuro più equo per tutti.