Lupi, grifoni e corvi avvelenati nel Parco Nazionale d’Abruzzo

da | Mag 19, 2023 | news, pets, vivere green | 0 commenti

Tra il Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise e quello regionale di Sirente Velino sono stati ritrovati morti, presumibilmente intossicati da esche avvelenate, nove lupi, tre grifoni e due corvi imperiali.

Un’escalation di casi che richiede interventi di sorveglianza e attività che promuovano la cultura della convivenza con specie selvatiche.

Capiamo meglio che cosa è successo.

I fatti

Nell’area di Cocullo, L’Aquila, sono state rinvenute le carcasse di nove lupi, tre grifoni e due corvi imperiali.

Dall’inchiesta aperta dai Carabinieri Forestali e dalla Procura della Repubblica, la causa della morte sarebbe collegata a bocconi avvelenati.

Le indagini proseguono ormai da giorni (il primo ritrovamento di quattro lupi e tre grifoni risale al 5 maggio): le attività di monitoraggio e controllo dei Carabinieri Forestali si accompagnano a quelle di volontari e personale delle associazioni Rewilding Apennines e Salviamo l’Orso.

In una settimana, è stato sterminato con esche tossiche un intero branco di lupi, condividendo la stessa sorte con i grifoni e i corvi ritrovati, che, presumibilmente, si sono intossicati cibandosi delle carcasse dei lupi. La località del ritrovamento al confine tra la Valle del Giovenco, la Valle Subequana e la Valle Peligna, è l’area di passaggio tra il Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise e il Parco Naturale Regionale Sirente Velino.

Anche se dai ritrovamenti di bocconi imbevuti di sostanze velenose la colpa sembra chiaramente attribuibile all’uomo, a definire la causa delle morti dei quattordici esemplari sarà l’Istituto profilattico di Abruzzo e Molise.

La Procura della Repubblica di Avezzano ha aperto intanto un’inchiesta, che rimane per ora contro ignoti.

Un difficile rapporto con la natura

Secondo i dati Ispra del 2021, in Italia ci sono 3300 lupi: 950 esemplari si muovono nelle regioni alpine, quasi 2.400 quelli invece distribuiti lungo il resto della Penisola. Grazie a opere di tutela legale e a un aumento delle specie preda e delle foreste, il lupo ha colonizzato nuovamente vaste aree del nostro Paese, migliorando il suo status di conservazione.

I grifoni uccisi fanno parte di un piano di reintroduzione della specie iniziato venticinque anni fa: gli esemplari che nidificano tra la Marsica, il Parco d’Abruzzo e il Gran Sasso sono circa duecento.

L’uccisione di questi esemplari costituisce un duro colpo per la biodiversità del centro Italia. Se la morte di grifoni e corvi sembrerebbe solo un danno collaterale, la stessa cosa non si può dire per il branco di lupi: le indagini svolte sembrano attribuire questo gesto a una precisa volontà di liberarsi dei grandi carnivori, ovvero lupi e orsi che abitano l’area. Il fatto che sia accaduto fuori dall’area protetta poco importa, visto che la zona del ritrovamento è un punto di passaggio per questi grandi mammiferi.

In questa zona, non è raro che vengano distribuite esche avvelenate, mettendo a rischio la vita degli animali selvatici oltre che delle persone e degli animali domestici che vivono in queste zone.

Le associazioni ambientaliste della zona, in primis Rewilding Apennines, chiedono quindi di incrementare le attività di sorveglianza.

«Lo spargimento di bocconi avvelenati o carcasse con veleno sul territorio è una pratica criminale che deve essere combattuta e condannata e che rappresenta una minaccia per la sicurezza, non solo della fauna selvatica, ma anche dell’uomo e degli animali da compagnia. L’impatto di queste attività illegali è enorme e spesso difficile da verificare nella sua totalità, riflettendosi a cascata su tutti gli animali che di volta in volta si alimentano su queste fonti» hanno sottolineato le associazioni.

«Ci rivolgiamo a ogni singolo cittadino affinché sia consapevole che questi crimini sono purtroppo ancora presenti e possa farsi portavoce di una cultura diversa, fatta di conoscenza e rispetto della natura, di attaccamento al luogo e di coesistenza con la fauna selvatica». 

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