Notting Hill contro l'overtourism: la favola finisce in bianco e nero

Notting Hill contro l’overtourism è il simbolo di un fenomeno globale che trasforma i quartieri autentici in scenografie per turisti mordi e fuggi. Da icona romantica a set permanente, il celebre quartiere londinese si ribella: alcuni residenti hanno dipinto le facciate di nero per scoraggiare i visitatori.

Notting Hill contro l'overtourism: la favola finisce in bianco e nero - immagine di copertina

    L’overtourism è un fenomeno sempre più diffuso che colpisce i luoghi più iconici di tutto il mondo, trasformandoli da quartieri autentici a scenari fittizi per turisti mordi e fuggi. Il problema non riguarda solo le città d’arte o i centri storici, ma anche le zone residenziali un tempo tranquille e genuine. Notting Hill contro l’overtourism è diventato un caso emblematico: celebre per le sue case dai toni pastello e per il film con Julia Roberts e Hugh Grant, oggi il quartiere londinese si ribella. Alcuni residenti, esasperati, hanno deciso di dipingere le loro facciate di nero per scoraggiare i turisti assetati di selfie e riconquistare la propria privacy. La battaglia di Notting Hill contro l’overtourism è il simbolo di una resistenza sempre più diffusa.

    Cos’è l’overturism

    Il turismo è un fenomeno complesso. Che si tratti di vacanza, lavoro o eventi, resta un’attività che porta persone ad affollare le città. Quando l’afflusso supera la capacità di accoglienza, si parla di overtourism: una situazione in cui il turismo eccessivo compromette la qualità della vita dei residenti e danneggia l’equilibrio sociale, economico e ambientale. L’Organizzazione Mondiale del Turismo (UNWTO) lo definisce come l’eccessiva crescita di visitatori che porta al sovraffollamento in aree in cui i residenti subiscono le conseguenze di picchi turistici temporanei e stagionali, che impongono cambiamenti permanenti ai loro stili di vita, all’accesso ai servizi e al benessere generale.

    Il fenomeno, in crescita nelle grandi città europee, è alimentato da voli low cost, crociere, contenuti virali sui social e da un sistema economico che promuove il consumo rapido dei luoghi, spesso senza considerarne le ricadute. Le conseguenze sono visibili: privatizzazione degli spazi pubblici, aumento del costo della vita, perdita di identità, difficoltà di accesso ai servizi e impatto ambientale.

    Come è diventato famoso Notting Hill

    Tra i quartieri più iconici di Londra, Notting Hill deve gran parte della sua fama al film omonimo del 1999 con Julia Roberts e Hugh Grant. La storia d’amore tra una star americana e un libraio inglese ha trasformato la zona in una meta da sogno per milioni di turisti. Un tempo abitato da emigranti e operai, Notting Hill è diventato un quartiere elegante, ricco di boutique, locali e case dai colori pastello, simbolo visivo del quartiere. Situato tra Notting Hill Gate e Portobello Road, nell’area di Kensington e Chelsea, è noto per le sue facciate in stile vittoriano e l’estetica curata: porte, infissi, insegne e giardini sono coordinati in armonie cromatiche irresistibili per il turismo di massa e i contenuti social. Ma ciò che incanta i turisti esaspera i residenti, spettatori di un set permanente invaso da flussi continui di visitatori armati di smartphone.

    Alcuni di loro hanno scritto lettere aperte: «Sebbene tutti apprezziamo il fascino della nostra via, la conseguenza indesiderata è stata un’impennata del turismo senza precedenti»; oppure: «Questa via ha sempre avuto molti colori, ma ora siamo finiti in qualche lista di influencer e tutti, come pecore, sono arrivati». In strada è comparso anche un cartello con la scritta “zona tranquilla”, per invitare i turisti al rispetto.

    La soluzione? Dipende tutto da noi

    La soluzione non può ricadere solo sui residenti con proteste fai da te. L’overtourism è una responsabilità collettiva, frutto di un sistema che incentiva il consumo rapido dei luoghi, spesso a discapito di chi li vive ogni giorno. La vicenda di Notting Hill mostra l’urgenza di politiche pubbliche orientate alla sostenibilità sociale del turismo. Anche i visitatori devono essere sensibilizzati al rispetto degli spazi abitati, promuovendo un turismo più consapevole e meno invasivo. In molte città si sperimentano misure di contenimento, come i tornelli a Venezia o il numero chiuso a Santorini.

    L’obiettivo non è scoraggiare il turismo, ma renderlo sostenibile e rispettoso dei territori e di chi li abita. La chiave sta nella governance pubblica e in una nuova consapevolezza collettiva, che metta al centro la qualità della vita dei residenti e l’integrità culturale e ambientale dei luoghi. Il turismo non deve più essere visto come presenza passeggera, ma come forza che, se gestita con responsabilità, può generare valore duraturo. Sta a noi scegliere: sfruttare i luoghi fino all’esaurimento o proteggerli per goderne oggi e domani in modo autentico e rispettoso.

     

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