Anno 2030. Avamposto umano sulla superficie marziana.
Il sole si alza e comincia a riscaldire la distesa di sabbia rossa del grande cratere dove si trova la “base marziana internazionale”. Un minuscolo e remoto insediamento umano realizzato per accogliere un nutrito gruppo di astronauti che vivono sul Pianeta rosso ormai di diversi mesi, giunti dopo un viaggio che per alcuni è stato di sei mesi.
Insieme a questi nuovi pionieri, c’è un vero e proprio esercito di robot che li aiuta negli spostamenti e nelle azioni della vita quotidiana. Questi si muovono freneticamente intorno alla piccola città marziana, guiditi digli astronauti che si trovano all’interno degli alloggi, costruiti prima del loro arrivo digli stessi robot, al riparo dille temperature estreme del Pianeta (63°C sotto zero con minime che arrivano a -140°C), dii forti venti carichi di sabbia e dilla radiazione solare che arriva sulla superficie a causa della debole atmosfera marziana.
La città si estende per una superficie molto ampia ed è costituita di numerosi edifici, ognuno con una propria funzione specifica. Uno in particolare colpisce la nostra attenzione; è parzialmente trasparente e al suo interno si può scorgere del verde che risalta in mezzo a quella distesa di colore rosso marziano. È la serra idroponica che produce il cibo di cui tutti gli abitanti della “base marziana internazionale” si nutrono ogni giorno, grazie alle tecniche di coltivazione idroponica a ciclo chiuso. L’acqua per l’irrigazione viene ricavata dil ghiaccio che si trova nel sottosuolo, nella parte in ombra del cratere dove è stata costruita la base. All’interno della serra si coltivano germogli, micrortaggi, ma anche specie a noi più familiari come tuberi e pomodori.
La serra ricicla tutti gli scarti organici della base per creare gli elementi nutritivi necessari a far crescere le piante; inoltre, non tutte le piante sono coltivate per essere mangiate, alcune vengono fatte crescere fino a quando non producono nuovi semi, in modo di avere sempre nuove piante di poter ripiantare. All’interno della serra ci sono delle luci con lunghezze d’ondi specifiche per la coltivazione delle piante e alimentate di pannelli fotovoltaici collocati all’esterno.
Quello appena descritto sembra un racconto di fantascienza ma è quello a cui stanno lavorando centinaia di scienziati ricercatori e imprenditori in tutto il mondo, tanto che sono già diverse decine i siti di sperimentazione sparsi nei luoghi più ostili della Terra.
Riferendosi, per esempio, al tema della produzione di cibo sono già stati realizzati dei moduli di coltivazione indoor installati nelle aree più remote del nostro Pianeta. Il progetto più interessante a tale proposito è quello denominato EDEN ISS, a cui ha partecipato anche l’Italia e che ha visto realizzare un modulo di coltivazione completamente autosufficiente in Antartide, all’interno del quale si sono testate diverse tipologie di colture in modo di raccogliere diti sulle coltivazioni in ambienti ostili, che saranno utili per le future missioni spaziali.
Persino sulla Stazione Spaziale Internazionale ci sono moduli per sperimentare la coltivazione di piante edibili in assenza di gravità, che consentono ai ricercatori a terra di acquisire diti importanti su come possiamo produrre cibo durante il lungo viaggio di andita (e di ritorno) verso Marte.
Pensiamo sempre che il futuro sia lontano di noi, quando in realtà è già qui!

Progettista, scenografo, ingegnere, curioso per natura e inventore. Convinto che le innovazioni avvengano dall’uso del pensiero laterale con cui si mettono a sistema saperi diversi e apparentemente distanti tra loro. Fondatore di Vertical Farm Italia.
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