
Il packaging sostenibile rivoluzionerà il nostro futuro. In un periodo storico caratterizzato dall’abuso degli involucri in plastica, con tutto quello che ne consegue in termini ambientali, è quanto mai urgente trovare nuove soluzioni. In questo senso, la scienza sta già facendo passi da gigante: da qualche anno a questa parte, sono diversi i materiali di origine vegetale passati al vaglio del ricercatori, pronti a garantire la medesima versatilità e resistenza della plastica.
Alghe, funghi, fibre vegetali ma anche biopolimeri da batteri: in un futuro, si spera non troppo lontano, la dannosa plastica sarà solo un lontano ricordo, almeno per confezioni e sacchetti. Ma quali sono i progetti più interessanti già realizzati?
Dalle alghe, un packaging molto versatile

Sul fronte del packaging più sostenibile, gli studi dai risultati più promettenti hanno pressoché tutti le alghe come protagoniste. Questi vegetali di origine marina sono infatti non solo molto resistenti, ma anche facili da coltivare, così da avere a disposizione grandi quantità di materia prima, senza dover ricorrere alla raccolta in natura. Bisogna infatti ricordare che, a dispetto delle credenze comuni, la maggior parte delle alghe è fondamentale per gli ecosistemi dei mari e degli oceani, sia perché offrono nutrimento a numerose specie, che per l’ossigenazione delle acque.
Ad esempio, in futuro il packaging alimentare – confezioni, sacchetti e buste – potrebbe essere realizzato con biopolimeri ricavati da diverse specie di alghe oceaniche. Come emerge dallo studio “Seaweed-based Biopolymers as Suistanable Alternative for Food Packaging“, questi vegetali presentano:
- proprietà meccaniche e di barriera molto simili alla plastica;
- elevata malleabilità;
- resistenza all’acqua e agli agenti atmosferici.
La scelta di utilizzare un polimero ricavato dalle alghe per il cibo non è di certo causale. Uno dei problemi della plastica è infatti il possibile trasferimento di composti chimici agli alimenti, tra cui pericolosi interferenti endocrini, ovvero sostanze chimiche che possono alterare la funzionalità ormonale e la fertilità. Problema del tutto assente per le alghe che, proprio poiché vegetali, non trasferiscono elementi dannosi ai cibi che proteggono.
Non è però tutto, sempre dalle alghe è in arrivo un gel dalle più svariate applicazioni, ad esempio per la produzione di materiale protettivo da inserire all’interno di pacchi e buste, per evitare danni agli oggetti durante il trasporto. Grazie alla combinazione tra la microalga Chlorella e alla k-Carregina, i ricercatori hanno infatti ricavato un gel completamente biodegradabile, resistente e, per le applicazioni alimentari, del tutto sicuro a contatto con le pietanze.
I funghi per le confezioni del futuro

Non solo alghe, anche i funghi sono in prima linea per diventare i protagonisti del packaging sostenibile del futuro. D’altronde, ormai da tempo è noto che dai funghi si possono ricavare degli interessanti biopolimeri, dalle applicazioni le più svariate. Basti pensare che, già da diverse stagioni, il mondo dell’alta moda propone borse, accessori e altri indumenti ricavati proprio dalla lavorazione dei miceli.
Ad esempio, una ricerca dell’Università di Utrecht ha confermato la versatilità di diverse specie di miceli, che potrebbero rappresentare la plastica verde di domani. I ricercatori hanno infatti scoperto che i loro biopolimeri garantiscono:
- elasticità e malleabilità paragonabile a quella del poliestere;
- resistenza analoga al PET, ovvero la tipologia di plastica maggiormente utilizzata per la creazione di packaging, come scatole, contenitori stampati e bottiglie.
Ancora, i biopolimeri provenienti dai funghi possono essere abbinati ad altri composti vegetali, come le già citate alghe, per ottenere materiali rigidi e dalle elevate proprietà meccaniche, perfetti sia per il packaging industriale che per produrre componentistica per il biodesign degli interni.
Nuova vita agli scarti agroalimentari

Forse non tutti ne sono al corrente, ma dagli scarti alimentari si possono ricavare dei materiali davvero resistenti e duraturi, per un packaging del futuro al massimo della sostenibilità, grazie al riciclo. Già ora, ad esempio, bucce di mela e di banana, scarti vegetali di ortaggi e verdura a foglia verde possono essere lavorati per ottenerne una bellissima ecopelle, indistinguibile dalla pelle di origine animale, per produrre scarpe, borse, accessori e indumenti.
Gli stessi scarti vegetali possono essere impiegati per ottenere un’ottima bioplastica, dalle proprietà meccaniche del tutto simili al PET, tanto da poter essere utilizzata anche per il trasporto di alimenti umidi. Naturalmente, si tratta di un packaging completamente biodegradabile, capace di degradarsi nell’ambiente in pochissimo tempo, senza lasciare residui, microplastiche o contaminare il terreno con composti chimici pericolosi.
Packaging da batteri, una realtà già molto attiva

Può però capitare di non dover attendere il futuro, per sfruttare un packaging completamente sostenibile. Tante soluzioni sono già oggi disponibili e, fra le varie alternative, quella che si sta diffondendo di più è la bioplastica ricavata dall’attività dei batteri.
Chiamato biopolimero da batteri – o anche PHA, ovvero poliidrossialconato – si tratta di un materiale che si ricava grazie alla fermentazione di scarti organici – come i rifiuti da cucina – da parte di diverse famiglie di batteri. Grazie a questi polimeri naturali, si possono realizzare sia buste malleabili e flessibili, perfette per gli alimenti, che plastica vegetale ben più solida. A oggi, il materiale è già largamente utilizzato per:
- gli imballaggi di prodotti cosmetici e detergenti ecobio;
- confezioni a uso alimentare;
- prodotti usa e getta, come ad esempio piattini e stoviglie in bioplastica.
È anche possibile sfruttare dei materiali compositi addirittura più versatili e resistenti, unendo i polimeri derivati dai batteri a diverse fibre naturali, come ad esempio quelle ottenute dalla lavorazione del cocco, della canapa, della cellulosa o della carta da riciclo.
In definitiva, quella alla plastica è una battaglia che – almeno sul fronte del packaging – sta per essere vinta. Tra fibre vegetali, alghe, funghi e polimeri da batteri, le alternative non mancano di certo. Serve ora una produzione su vasta scala per assicurare ogni necessità di consumo e, ovviamente, ridurre i prezzi: il packaging sostenibile è ancora abbastanza caro, un problema che ne sta frenando la diffusione e scarso appeal da parte di grandi aziende e multinazionali.