Per prima teorizzò l’effetto serra: chi era Eunice Newton Foote

da | Ago 9, 2023 | ambiente, climate change | 0 commenti

Eunice Newton Foote: questo nome vi dice qualcosa? Se la risposta è no, è semplicemente perché il suo nome e le sue scoperte sono venute alla luce solo 12 anni fa, nel 2011.

Ebbene, Eunice Newton Foote è la scienziata che, per prima, ha teorizzato l’effetto serra, affermando che una maggiore concentrazione di gas come l’anidride carbonica nell’atmosfera causa il riscaldamento dell’aria.

Ma chi era Eunice Newton Foote e perché non si parla di lei nei libri di storia?

Chi era Eunice Newton Foote?

Come per tante altre scienziate donne, le sue scoperte rimangono nascoste nella storia per anni. Eunice nasce nel 1819, nel Connecticut (Stati Uniti), quando la scienza era ancora prerogativa tipicamente maschile.

Eunice Newton Foote era una scienziata dilettante, inventrice e attivista per i diritti delle donne. Assieme al marito, il matematico e giudice Elisha Foote, firmò la Declaration of sentiments del 1848, documento che diventerà uno dei pilastri del femminismo americano, anticipando alcune tematiche fondamentali, dalla richiesta dei diritti di cittadinanza e di voto per le donne alla valorizzazione della differenza femminile. 

Anche se la storia per molto tempo ci ha consegnato una versione diversa, che fa risalire a John Tyndall (1859) la scoperta dell’effetto serra, fu proprio Eunice la prima a sperimentare gli effetti della radiazione solare su diverse miscele di gas. E fu lei a ipotizzare una correlazione tra l’aumento dei livelli di CO2 nell’atmosfera e il surriscaldamento del Pianeta.

L’esperimento decisivo fu condotto nel 1856, nel pieno della Rivoluzione Industriale, quando l’economia cresceva e le risorse sembravano infinite. La correlazione tra CO2 e surriscaldamento, nelle teorie della scienziata, si fondeva con un altro elemento: l’attività umana.

L’esperimento

L’esperimento con cui Eunice dimostrava le sue teorie era in realtà piuttosto semplice e si serviva di quattro termometri, due cilindri di vetro e una pompa.

Sottrasse aria da uno dei due cilindri, che poi aggiunse nell’altro. Portati alla stessa temperatura, li espose al sole e ne registrò i cambiamenti di temperatura con il passare delle ore. Poi ripeté le misurazioni esponendo i due cilindri all’ombra.

In questo modo, scoprì che nei due cilindri (che dopo il travaso di aria contenevano gas differenti) si verificavano delle variazioni di temperatura consistenti. La temperatura si scaldava velocemente nel cilindro contenente gas acido carbonico (CO2); lo stesso tendeva a raffreddarsi con più lentezza rispetto all’altro, una volta tornato all’ombra.

«Un’atmosfera carica di gas acido carbonico darebbe alla nostra Terra una temperatura elevata; e se, come alcuni suppongono, in un periodo della sua storia l’aria fosse mescolata con esso in una proporzione maggiore di quella attuale, ne deriverebbe una temperatura necessariamente più alta»: ecco quanto emerge dalla sua ricerca, riportata sulla rivista dell’American journal of art and science.

Un riconoscimento tardivo

Fu un amico della famiglia Foote, Joseph Henry, a esporre la ricerca di Eunice durante una riunione dell’American Association for the Advancement of Science di Albany, a New York.

Gli archivi dell’evento non presentano traccia di quella teoria. Probabilmente, incapace di capire le reali implicazioni della scoperta, la presentazione di Joseph Henry non riuscì a valorizzare i risultati ottenuti dalla ricerca, che passarono inosservati agli occhi della comunità scientifica.

L’esperimento e le teorie di Eunice Netwon Foote caddero nel dimenticatoio per più di 150 anni, riemergendo solo nel 2011 grazie al geologo e storico Raymond Sorenson, che restituì alla scienziata la proprietà intellettuale di quelle primissime deduzioni sugli effetti dei gas serra sul clima.

Quanto sarebbe diverso il mondo oggi se avessimo compreso tre anni prima la correlazione tra riscaldamento globale e CO2?

Ma soprattutto quanto sarebbe diverso il mondo oggi se una scienziata amatoriale come Eunice Newton Foote (e come lei tante altre) avesse avuto gli stessi strumenti e la stesse possibilità di essere creduta e riconosciuta di un qualsiasi scienziato uomo dell’epoca?

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