Performance climatiche globali: nella classifica, le prime 3 posizioni restano vuote. L'Italia al 43° posto

Il Climate Change Performance Index 2024 evidenzia progressi insufficienti: il podio resta vuoto; Italia ferma al 43° posto.

Performance climatiche globali: nella classifica, le prime 3 posizioni restano vuote. L'Italia al 43° posto - immagine di copertina

    Alla COP29 di Baku è stato presentato il rapporto annuale realizzato da Germanwatch, Climate Action Network International e NewClimate Institute, in collaborazione con Legambiente Italia: il Climate Change Performance Index 2024 (CCPI 2025). Il documento valuta le performance climatiche di 63 Paesi e dell’Unione Europea nel suo complesso, responsabili del 90% delle emissioni globali.

    Il CCPI misura i progressi rispetto agli obiettivi dell’Accordo di Parigi e agli impegni per il 2030, considerando quattro parametri principali: trend delle emissioni (40%), sviluppo delle rinnovabili (20%), efficienza energetica (20%) e politiche climatiche (20%).

    Anche quest’anno il podio resta vuoto. La Danimarca occupa il 4° posto, seguita da Paesi Bassi e Regno Unito. L’Italia si ferma al 43° posto, evidenziando la necessità di interventi più incisivi per migliorare la sua posizione.

    Il podio ancora vuoto

    Nessun Paese è abbastanza forte da eccellere in tutte le categorie analizzate e guadagnare una delle prime tre posizioni dell’indice. La Danimarca si conferma il Paese con i risultati migliori, pur non raggiungendo la valutazione più alta.

    Tra i membri del G20, solo due nazioni si collocano nella parte alta della classifica: l’Inghilterra al sesto posto e l’India al decimo. Sul fondo della classifica troviamo invece Corea del Sud (63°), Russia (64°) e Arabia Saudita (66°). Inoltre, altri 14 Paesi del G20 ottengono punteggi bassi, un dato preoccupante considerando che il gruppo è responsabile del 75% delle emissioni globali di gas serra.

    L’Unione Europea, nel complesso, scivola al 17° posto. Sedici Paesi membri si collocano tra i performer medi e alti, con Danimarca (4°) e Paesi Bassi (5°) in testa. La Polonia migliora al 47° posto grazie a un progresso nella Politica Climatica, mentre la Finlandia arretra di 11 posizioni, scendendo al 37°, a causa di un peggioramento nello stesso settore. La Bulgaria, al 50°, resta il fanalino di coda tra i Paesi dell’UE.

    I punti principali del Climate Change Performance Index

    Emissioni

    La riduzione drastica delle emissioni di gas serra rimane cruciale per affrontare i cambiamenti climatici. Per rispettare gli obiettivi, le emissioni globali devono raggiungere il picco entro il 2025 e dimezzarsi entro il 2030 rispetto ai livelli del 2020.

    Lussemburgo, Svezia e Cile ottengono le valutazioni più alte in questa categoria. Al contrario, Iran, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti si collocano tra i peggiori performer.

    Energie rinnovabili

    L’espansione delle energie rinnovabili è uno dei pochi segnali incoraggianti nella lotta al cambiamento climatico. Nel 2023 sono stati aggiunti 473 GW di capacità globale, stabilendo un nuovo record. Secondo l’AIE, le politiche attuali potrebbero quasi triplicare la capacità globale entro il 2030.

    La Norvegia si conferma al vertice con una valutazione molto alta, seguita per la prima volta da Svezia e Danimarca. In fondo alla classifica si trovano invece Iran, Sudafrica e Algeria.

    Domanda di energia

    Nel 2023, il consumo globale di energia è cresciuto del 2,2%, superando di gran lunga la media annuale del decennio 2010-2019 (+1,5%).

    Le Filippine sono l’unico Paese con una valutazione molto alta in questa categoria, seguite da Nigeria, Colombia e Pakistan. Al contrario, Corea del Sud, Canada ed Emirati Arabi Uniti occupano gli ultimi posti.

    La posizione dell’Italia

    Nel Climate Change Performance Index, l’Italia rimane in forte ritardo rispetto alle performance climatiche degli altri Paesi. Dopo il crollo in classifica dell’anno scorso, che l’aveva portata al 44° posto con una perdita di 15 posizioni, nel 2024 il Paese si ferma al 43° posto, confermando una situazione di stallo.

    Le principali criticità per l’Italia riguardano il rallentamento nella riduzione delle emissioni climalteranti (38° nella classifica specifica) e una politica climatica nazionale inadeguata (55° posto). La mancanza di un Piano Nazionale Energia e Clima (PIENC) ambizioso contribuisce a mantenere il Paese lontano dalle posizioni di vertice, che iniziano dal quarto posto.

    tags: emissioni

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