PNRR: il futuro delle città è smart

da | Giu 15, 2023 | ambiente, politica, smart city, tecnologia verde | 0 commenti

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, meglio noto come PNRR, è stretta attualità.

Il governo non ha dimostrato di essere così disposto a portare a compimento ogni sforzo necessario per intascare il cospicuo assegno che l’Europa ha promesso all’Italia, come parte del suo piano di aiuti ai Paesi dopo la crisi dovuta alla pandemia. Nonostante ci siano in ballo circa 19 miliardi di euro, soltanto per la prossima tranche, diverse voci dell’esecutivo hanno sollevato dubbi sull’effettiva intenzione della politica di mettere a punto una strategia capace di accontentare Bruxelles.

Le posizioni di Italia ed Europa sul PNRR

La rata è la terza spettante al nostro Paese. La domanda è stata presentata alla UE già lo scorso dicembre ma ha subito due proroghe all’iter di valutazione. L’Unione non era convinta dalle voci di spesa incluse dal nostro Paese nel documento. Le proroghe servono a correggere quel che non va sulla nota presentata da uno Stato. Una porzione dei fondi richiesti erano stati destinati alla ristrutturazione di strutture sportive, tra cui alcuni stadi di squadre di calcio di Serie A. Gran parte di questi impianti sono infatti comunali.

L’Europa ha naturalmente altre priorità.

I fondi devono servire principalmente a supportare gli Stati membri nel corso della transizione energetica, un pilastro fondamentale del cosiddetto Green Deal europeo, la strategia UE per conseguire la neutralità climatica entro il 2050. Dopo due correzioni e un polverone politico sollevato da alcune parti della maggioranza, le quali avrebbero preso in considerazione di non sottostare alle linee guida ed evitare dunque di incassare parte dell’assegno, la rotta pare essere stata raddrizzata e la nuova rata del PNRR sarebbe finalmente in arrivo.

Vicini all’accordo con l’Europa

A fine aprile si pensava che l’approvazione della terza rata fosse una «semplice questione di ore». Secondo Paolo Gentiloni, ex premier e ora commissario europeo per l’Economia: «Le autorità italiane e i nostri servizi stanno lavorando assieme in modo molto positivo». A queste parole avevano fatto eco quelle del Ministro all’Economia, Giancarlo Giorgetti, che specificava che la situazione risultava definita con chiarezza e che si poteva dare per assodato il via libera al pagamento.

Nonostante il susseguirsi di annunci relativi a un arrivo veloce della terza rata, al momento, la verifica di Bruxelles è ancora in corso. Gentiloni ha dichiarato che gli ultimi dettagli dovrebbero essere definiti a giorni, prevedendo quindi l’arrivo della terza rata per la fine di giugno.

Il Piano proposto si pone come un fido alleato di tutte quelle imprese pronte ad accettare la sfida climatica. Esso prevede infatti l’assegnazione di oltre 10 miliardi di euro a investimenti rispettosi dell’ambiente, in particolare alla conversione delle città, isole inquinanti, in smart cities poco impattanti sull’ambiente. La transizione ecologica non può prescindere dai nuclei urbani. La loro evoluzione e i comportamenti di chi abita quegli spazi giocheranno un ruolo fondamentale nel cammino verso le emissioni zero.

PNRR: la sostenibilità in tre punti

Numerose fasi del PNRR hanno proprio questo obiettivo: creare le condizioni affinché gli impattanti nuclei urbani italiani, sviluppatisi nell’arco di decenni nei quali nessun piano regolatore teneva in alta considerazione il rispetto ambientale, diventino sostenibili. Come fare? Intervenendo in maniera organizzata su tre principali voci:

  • Mobilità sostenibile, o mobility as a service;
  • Edilizia green;
  • Consapevolezza della cittadinanza.

Relativamente al primo punto messo in elenco, la mobilità, in questa tranche del Piano sono previsti ben 40 milioni di euro da destinare integralmente alla mobility as a service, dunque alla trasformazione della mobilità cittadina in un servizio. Ciò significa che si desidera superare l’idea stessa del mezzo di proprietà, grazie anche al rinnovo totale del trasporto pubblico locale, al quale saranno destinati 9 miliardi di fondi europei. La nuova frontiera del TPL sarà elettrica, veloce e condivisa. L’obiettivo è chiaro: si vuole diminuire il numero delle automobili in circolazione. Non è semplice immaginarlo, dato l’intenso traffico che contraddistingue le città contemporanee, ma è un risultato raggiungibile, sul medio termine.

L’edilizia sostenibile è un tema ricorrente all’interno dei programmi del PNRR, con investimenti provenienti da più tranche. 15 miliardi di euro andranno all’efficientamento energetico degli edifici e alla realizzazione di smart building. All’interno di questo pacchetto, 4 miliardi saranno destinati esclusivamente alle reti intelligenti, le quali dovranno ottimizzare la gestione dell’energia elettrica decentralizzata e prodotta da fonti rinnovabili.

Il PNRR non dimentica la rigenerazione urbana e la sostenibilità delle città: a questo aspetto sono stati riservati 2.5 miliardi di euro.

Dal PNRR tante opportunità per un futuro più ecosostenibile

Esiste dunque una progettazione urbana che guardi alla sostenibilità. Chi abita tali spazi è però pronto a farlo nel rispetto dell’ambiente? Tra chi vive in città l’uso dell’automobile per i tragitti casa lavoro e le esigenze quotidiane è ancora troppo diffuso. Molto spesso non si prende neppure in considerazione la possibilità di spostarsi con un mezzo alternativo. Le amministrazioni stanno spingendo per cambiare questo paradigma: secondo una ricerca del Politecnico di Milano, il 28% dei comuni italiani ha sviluppato almeno un progetto smart nell’ultimo triennio.

La percentuale è significativa e sale al 50% se restringiamo il campo ai soli municipi che contino più di 15mila abitanti. La metà di questi progetti sarebbe già stata avviata. Si tratta principalmente di interventi relativi a sicurezza, smart mobility e illuminazione pubblica. Un terzo dei comuni italiani desidera portare avanti investimenti di questo tipo entro il 2025, sfruttando le possibilità di spesa offerte dal PNRR. Numeri del genere fanno piacere ma potrebbero ancora essere insufficienti per rispettare la scadenza europea del 2050, più impellente di quanto possa apparire.

Non si tratta di negatività spicciola. I timori si devono a due annosi nemici del progresso, tipici del bel Paese. Il primo è ovviamente la burocrazia, macchinosa e bizantina, la quale ritarda ogni opera pubblica. Il secondo – più legato al comparto specifico di cui ci stiamo occupando – è invece quello della carenza di personale e competenze nel settore dell’energia rinnovabile e dell’efficienza energetica.

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