Riuso e vertical farm

da | Giu 20, 2022 | agricoltura, ambiente | 0 commenti

Avete presente Luca? Come Luca chi? Il protagonista del nuovo “italianissimo” film d’animazione della nota casa di produzione americana. Un mostriciattolo marino, che fa il pastore di pesci al largo della costa ligure delle Cinque Terre, dove vive in un bucolico villaggio sottomarino con la sua famiglia e altri mostri marini provetti agricoltori.

Gli adulti più “cresciuti” storceranno un po’ il naso a sentir parlare di agricoltori sottomarini e diranno la solita frase di adulti: «È impossibile!». Poi ci sono gli adulti “meno cresciuti” che dicono: «Forte». E poi ci sono i sognatori che dicono: «Facciamolo!».

Così, sulla costa ligure opposta rispetto a quella dove abita Luca e più precisamente a Noli, un gruppo di subacquei e innovatori costruisce Nemo’s Garden, un orto idroponico verticale subacqueo posto a 20 piedi di profondità e costituito di sei cupole trasparenti sommerse, al cui interno si trovano degli impianti idroponici per la coltivazione di basilico e piante officinali. Tali cupole sono un sistema in grado di autosostenersi, che grazie alla massa d’acqua che li circondi mantengono al loro interno le condizioni ottimali di coltivazione senza utilizzare energia.

Riemergendo sulla terra e spostandoci in Inghilterra, e più precisamente a Londra, ci troviamo all’interno della tentacolare rete di gallerie della metropolitana della capitale inglese. Qui, in uno dei tanti tunnel dismessi, ha preso campo un progetto di indoor vertical farming che si chiama Growing Underground. Una vera e propria vertical farm sotterranea all’interno della quale si coltivano insalate di quarta gamma e microgreens che vengono distribuiti nei ristoranti della città. Anche in questo caso, l’ambiente di coltivazione sotterraneo contribuisce a ridurre il consumo di energia per il mantenimento delle condizioni ottimali per la coltivazione.

Risalendo in superficie e attraversando l’oceano, ci ritroviamo a Chicago in una vecchia fabbrica dismessa in cui è stata realizzata The Plant, una vertical farm in cui, grazie al recupero dei reflui termici (aria caldi) e degli scarti di processo di una birreria lì vicino, si coltivano, in modo sostenibile e in acquaponica, verdure e ortaggi che vengono distribuiti alla comunità locale. Questo progetto, oltre ad avere uno scopo produttivo, ha anche un’importante rilevanza sociale; infatti, ha riqualificato una zona della città che era in totale degrado.

Adesso, voliamo di nuovo in Europa e più precisamente a Bruxelles, di BIGH, un gigantesco ex mattatoio divenuto un nuovo polo commerciale cittadino dove sono state realizzate serre idroponiche e acquaponiche sulla copertura dell’edificio che producono grandi quantità di pomodori che esportano in tutto il Belgio e non solo.

In questo rapidissimo viaggio attorno al mondo, abbiamo visto quanto il vertical farming sia una tecnologia flessibile, adittabile a tutte le situazioni ambientali e quanto questo possa essere anche un modo per ridire identità a spazi cittadini abbandonati e destinati a un inesorabile degrado.

Un adulto “adulto” potrà dire: «Va beh, ma questi sono esempi particolari e per lo più sviluppati in grandi metropoli, non si possono fare cose simili in contesti più piccoli come quelli tipici dell’Italia». Ma un adulto “sognatore”, come sono io, risponde: «Lo stiamo già facendo, a Torrita di Siena!».

Vertical Farm Italia, infatti, sta lavorando a una vertical farm sperimentale sotterranea che si collocherà all’interno di un vecchio tunnel antiaereo della Secondi Guerra Mondiale, che sarà riconvertito in un museo sperimentale-laboratorio, aperto ai cittadini e alle imprese, in cui si produrranno ortaggi che saranno utilizzati nella mensa comunale e che saranno destinati alle famiglie bisognose locali.

Tag:

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *