Spreco alimentare: cosa si può recuperare in cucina

da | Ott 18, 2023 | alimentazione, Speciale: Zero Waste Life, vivere green | 0 commenti

Lo spreco alimentare solitamente parte dalla cucina. Ed è proprio tra pentole e fornelli che si può imparare a ridurlo al minimo. Si potrebbe riassumere così l’approccio per risolvere uno dei problemi sociali e ambientali più diffusi in Occidente: quintali di cibo ancora perfettamente commestibile, che finiscono quotidianamente nelle discariche. Una questione che è innanzitutto etica: ogni anno, il 17% di tutti gli alimenti prodotti a livello mondiale finisce nell’immondizia, quanto basterebbe per sfamare 2 miliardi di persone.

Eppure, per ridurre questa enorme quota sarebbe più che sufficiente prestare un po’ di attenzione nella gestione della dispensa e, soprattutto, imparare a recuperare quanti più alimenti possibili. Farlo è molto semplice e, fatto non di certo meno importante, anche divertente. Di seguito, qualche utile consiglio.

I numeri dello spreco alimentare in Italia

Bucce di patate

Prima di comprendere come minimizzare lo spreco alimentare in casa, è utile analizzare l’entità del fenomeno, almeno in Italia. Perché non è facile rendersi conto di quanto cibo venga quotidianamente buttato, una quota che tocca livelli a dir poco preoccupanti.

A parlarne è stato il WWF lo scorso 5 febbraio, in occasione della Giornata Mondiale contro lo Spreco Alimentare: sullo Stivale, nel 2022 sono finiti nell’immondizia 27 chilogrammi a testa di alimenti ancora commestibili. Si tratta di circa 75 grammi al giorno, una quantità che può sembrare esigua, ma che potrebbe rappresentare un pasto intero per chi vive in Paesi affetti da gravi crisi economiche e sociali, dove l’accesso quotidiano al cibo non è garantito. Un problema che è anche economico: per le famiglie questo spreco costa 6.5 miliardi di euro l’anno, per le filiere produttive addirittura 9 miliardi.

Davanti a questi dati, quello di ridurre gli sprechi diventa un vero e proprio imperativo. Lo sottolinea anche l’Agenda 2030, all’interno degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile definiti dalle Nazioni Unite: entro la fine di questo decennio, è necessario di ridurre almeno della metà lo spreco alimentare.

Spreco alimentare in cucina: i consigli per ridurlo

Come accennato in apertura, la lotta allo spreco alimentare parte dalle nostre cucine. Sono moltissime le buone abitudini che permettono di azzerare, o quantomeno ridurre, la quota di alimenti commestibili che finiscono nei bidoni della spazzatura. A volta si tratta di semplici consigli d’acquisto e di conservazione, altri di facili ricette per il recupero di preziosi scarti.

Fare la spesa: comprare solo ciò che serve

Spesa alimentare

Può sembrare banale sottolinearlo, ma il primo passo per ridurre gli sprechi è prestare attenzione alla spesa. È facile farsi prendere dall’ingordigia quando ci si trova al supermercato, tra offerte irrinunciabili e pacchi convenienza che sembrano un grande affare. Per poi ritrovare a distanza di mesi confezioni di merendine, farine, prodotti da forno e sottaceti dimenticati in credenza, ormai ben oltre la loro data di scadenza. Ma quali sono i consigli per una spesa anti-spreco?

  • Comprare solo ciò che serve: quando ci si reca al supermercato è indispensabile avere con sé una lista degli alimenti che bisogna acquistare, a cui attenersi scrupolosamente. Spesso si compra più del necessario perché non si hanno le idee ben chiare o, ancora, perché ci si lascia incuriosire da sconti e offerte.
  • Preferire prodotti sfusi: quando possibile, soprattutto nel reparto frutta e verdura, preferire sempre prodotti sfusi. Questo perché gli alimenti confezionati spesso contengono quantità maggiori rispetto a quanto sia realmente necessario e, nella maggior parte dei casi, si rischia di non riuscire a consumare i cibi prima del loro decadimento.
  • Evitare frutta e verdura già pulite: le comode confezioni con frutta e verdura già pulite e tagliate, pronte per il consumo, sono decisamente comode. Ma rappresentano il risultato di uno spreco a monte, poiché vengono tagliate con macchinari che procedono per dimensioni standard, senza considerare la naturale variabilità di questi alimenti.

Naturalmente, se si ha la possibilità di servirsi al dettaglio anziché sulla grande distribuzione, e di riuscire quindi a ottenere sempre le precise quantità di ciò che si ha bisogno di acquistare, lo spreco viene minimizzato ulteriormente.

Capire le date di scadenza

Altra tecnica anti-spreco molto utile è quella di controllare le date di scadenza prima dell’acquisto, per valutare se si avrà a disposizione il tempo per consumare gli alimenti prescelti. In particolare sul fresco, come i latticini, spesso accade di abbandonarli in frigorifero, per poi ricordarsi di averli a disposizione quando ormai è troppo tardi.

Altrettanto importante è comprendere le informazioni riportate in etichetta, perché possono fare la differenza sugli sprechi. Ad esempio, le confezioni che riportano consumare entro il devono essere necessariamente esaurite entro la data di scadenza, perché si rischia la proliferazione di muffe o batteri dannosi per la salute. Quando invece viene riportato consumare preferibilmente entro il, la data riportata è indicativa e non vi sono generalmente rischi se si aspetta qualche giorno in più.

Un’ottima strategia è organizzare il frigorifero, oppure la credenza, mettendo in bella vista i prodotti che hanno la scadenza più ravvicinata: ci si ricorderà sempre di doverli consumare ogni volta che si aprirà lo sportello.

Recuperare gli scarti

Scarti di patate

Quando si cucina è normale ritrovarsi con diversi scarti alimentari, in particolare quando le ricette richiedono di impiegare solo alcune porzioni degli ingredienti necessari. Dalle bucce della frutta alle parti aeree dei tuberi, pulire e cucinare i vegetali porta sempre a grandi sprechi. Eppure, nella maggior parte dei casi è possibile recuperarli: ad esempio approfittando di una centrifuga o di un estrattore di succo, che permettono di ottenere delle gustose e salutari bevande proprio da queste parti inutilizzate degli alimenti.

Ma entrando più nel dettaglio, quali porzioni di cibi è possibile riutilizzare in cucina?

  • Pane raffermo: va sempre conservato, poiché può essere utilizzato per numerose ricette, ad esempio grattugiato per le impanature.
  • Pasta avanzata: può essere riutilizzata il giorno dopo per creare una gustosa pasta al forno o, ancora, la si può aggiungere come elemento di gusto a una frittata.
  • Bucce di patate e carote: dopo un’attenta e scrupolosa pulizia, per eliminare tutti i residui di terra, possono essere fritte o cotte al forno come se fossero delle chips.
  • Riso bianco avanzato: può essere conservato in frigorifero per un paio di giorni, per realizzare un’insalata di riso fredda. Ancora, può diventare uno degli ingredienti di gustose polpettine a base di avanzi.
  • Verdure a foglia verde: quando si pulisce una quantità eccessiva di verdura e foglia verde, e si teme di non riuscire a consumarla prima che appassisca, è sufficiente sbollentarla in acqua e riporla in frigorifero per qualche giorno.
  • Alimenti con muffe: se si tratta di cibi solidi, come i formaggi stagionati, è sufficiente rimuovere l’area colpita. I cibi morbidi o freschi, invece, non dovrebbero essere consumati in presenza di anomale proliferazioni.

Quando proprio non si trova una soluzione al recupero degli scarti, è bene non gettare i cibi nell’indifferenziato, bensì nell’apposito secchio dell’umido. In questo modo potranno essere trasformati in compost, un potente fertilizzante naturale utilissimo in agricoltura.

Condividere per ridurre gli sprechi

Condividere il cibo

Infine, il modo più semplice ed efficace per ridurre gli sprechi alimentari è un proposito di buon senso: quando si cucina troppo, anziché buttare meglio donare. Vicini, amici, parenti: nessuno rifiuterà una prelibatezza da gustare, soprattutto se ciò significa non doversi mettere ai fornelli dopo una lunga giornata di lavoro.

Ancora, si possono anche contattare realtà di zona e associazioni che provvedono alla raccolta di scorte alimentari, per distribuirle a chi potrebbe averne bisogno. In questo caso, come facile intuire, i cibi non dovranno essere cucinati e si prediligono ingredienti secchi, per ovvie ragioni di conservazione e igieniche.

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